domenica 13 agosto 2017

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Il martedì è il mio giorno di festa dal ristorante. Solitamente, a fine serata del lunedì, ci si chiede con gli altri della brigata, come lo passerò, mentre si beve qualcosa all' Imbarco, il pub di Felix, nostro vicino al porticciolo di Nervi. La butto lì che farò un giro in motorino, già che è fresco di revisione e pare godere di ottima salute. Qualche settimana fa sono andata fino a Cavi di Lavagna, ora che ho olio e freni nuovi, dico, potrei anche pensare di sconfinare, tanto non devo rientrare che mercoledì per il turno della sera!
Forse è proprio questo ultimo pensiero rimastomi in testa dalla sera prima che mi dà la convinzione di poterlo fare, perciò alle 9:30, senza ulteriori indugi, infilo la porta di casa, con uno zaino contenente nell' ordine: un telo da mare, un bikini spaiato, un cambio di intimo e calze, una crema solare protezione 15, un latte doposole, un bagnoschiuma olio al burro di karitè marca Neutro Roberts, una spazzola per capelli che tendono ai nodi. Per lo svago, un libro di intrighi e misteri, un portafoglio discretamente imbottito, un block note per improvvise ispirazioni. Poi una felpa navy con ossicini bianchi stampati e un foulard blue con le àncore.

L' aurelia non mi stanca mai, perciò mi lascio alle spalle la città, mentre sotto il sole attraverso Bogliasco, Pieve, Sori. Tra Mulinetti e Recco mi mantengo sui 50 km orari per via dei 5 velox a poca distanza uno dall' altro. Poi tiro su per la Ruta, guardando Camogli dall' alto. Passo la galleria in prossimità di San Rocco, che mi regala un attimo di refrigerio e dopo la curva butto un occhio, come sempre, attraverso il cancello del negozio di antichità, che espone gazebo e fontane in ferro battuto e pietra. Mi appare il campanile della chiesa di San Lorenzo della costa, ignoro il bivio per Santa Margherita e ammiro il golfo del Tigullio dall' alto, prima di scendere a Rapallo e farmi gridare da un vecchiettino seduto in un bar vista semaforo : "che gambe!!! Belu segnù che gambe!!!", faccio un inchino col capo, tra le risate dei passanti e sfreccio verso Zoagli. Mi si apre la vista su Chiavari. Il mare è blu intenso, la città degrada verso l' acqua, mentre decido di concedere una sosta alla "Cinni" (vezzeggiativo di Cinzia, il mio scooter Cygnus 125 ricevuto in regalo da una ragazza di Santa Margherita) per la colazione.

Un krapfen con la crema è quello che ci vuole per affrontare i km che ancora mi separano dalla meta, che peraltro mi è ancora sconosciuta, ma so essere lontana. Riparto in fretta, lasciandomi alle spalle Lavagna, Sestri Levante, Riva e mi inerpico in collina verso il Passo del Bracco. Una foto a testimonianza della grande impresa della Cinni è d' obbligo. Faccio qualche casino saltando un bivio, o forse no, fatto sta che scendo per Carrodano e poi imbocco la SP566 per Monterosso. Guardo i borghi dall' alto e fremo per essere già al mare. Perdo un pò di tempo nel fallace tentativo di parcheggiare vicino alla spiaggia, poi ci ripenso e torno verso Levanto, dove mollo lo scooter in stazione e prendo il primo regionale che passa per le Cinque terre. Biglietto rigorosamente per residenti, e guai a prendermi per una turista! Sotto il ponte della ferrovia incontro Davide che dipinge acquerelli raffiguranti i borghi più belli. Il suo stereo diffonde "quando sono con te, sento dentro di me, un frastuono una musica, che non so da dove viene e forse non ha un nome, ma mi accarezza e mi invade..

All' imbarcadero di Monterosso prendo il traghetto diretto per Portovenere e finalmente mi godo il panorama. Sono le 16 quando attraversiamo le "bocche", la striscia di mare tra lo sperone di roccia di Portovenere, sovrastato dalla chiesa gotica di San Pietro e l' isola di Palmaria. Secondo i battellieri ho un'ora di tempo per visitare la cittadina prima dell' ultimo traghetto di rientro. Non ci penso proprio. Solo l'idea di sbarcarollarmi un' altro viaggio via mare e poi rimontare in sella mi dà la nausea. Inoltre ho gia visto che sotto la chiesa stasera c'è il cinema all' aperto. Proiettano Cafè Society di Woody Allen in lingua e io lo voglio vedere. Mi infilo su per i vicoletti di pietra che portano al castello e scruto le piastrelline con i numeri civici delle abitazioni, alla ricerca di qualche affittacamere. Incontro un ragazzo carino e gli chiedo se ha un divano, mi suggerisce di provare più avanti che ci sono dei B&B. L'oblò è al completo, il Genio pure, faccio un tentativo alla Pro loco che fa da servizio informazione turistica.
Trovo una doppia uso singola alle Grazie, a tre km dal borgo e inizio a rilassarmi. Una passerella rossa, di quelle che tanto vanno di moda quest'anno nei posti di mare in Liguria, mi porta dalla Torre Capitolare fin dentro il borgo genovese, che conduce alla sommità dello sperone e alla chiesa di San Pietro. Poco prima una targa nella roccia mi invita a visitare la grotta Byron, dove l'illustre poeta amava trascorrere le sue giornate e traeva ispirazione per le sue opere. Mentre mi faccio anch'io incantare dalla bellezza di questo luogo, mi sovviene una citazione del gentiluomo inglese che diceva "voltai le spalle al Signore e camminai sui sentieri del peccato". Di li a poco la mia attenzione viene catturata da un gruppo di ragazzini in acqua, che a naso in sù sotto le rocce, iniziano un serrato conto alla rovescia incitando un loro simile a ricoprire volando i circa 15 metri di salto che lo separano dalle acque cristalline sotto di lui. L'eccitazione sale mano a mano che ci si avvicina ai numeri primi, e allo zero il disgraziato si lancia nel silenzio, per poi accogliere l' ovazione al suo riemergere, condita da un sonoro e potente "Porco Dio!".
Byron, come me, si sarebbe fatto una grassa risata.
Il panorama è incantevole, i colori abbaglianti. Sono felice di aver scelto di fermarmi, quindi con il sorriso stampato sulle labbra vado dai battellieri a chiedere il mio biglietto di rientro è valido anche per domani. Ovviamente no, perchè riporta la data di oggi, ma tra una battuta e l' altra sull' ospitalità ligure gli strappo una risata e un giro delle isole offerto per l' indomani.
Il borgo è pieno zeppo di turisti da ogni angolo del pianeta, ma come spesso accade li vedo seduti ai tavolini dei bar o in coda per prendere un gelato, quindi mi muovo libera e solitaria tra le scalinate di pietra e vicoli più nascosti. Prendo il bus per raggiungere la mia locanda e rinfrescarmi un pò prima di cena e film, faccio due chiacchiere con l' autista anche se la targhetta sopra la sua testa dice che non posso parlargli. Percorro il lungomare di questo golfetto tranquillo, pieno di barche e barchette attraccate come fossero auto parcheggiate lungo la strada e sono contenta di essere fuori dal centro turistico. La stanza è vecchiotta ma spaziosa e pulita, la doccia mi riporta al mondo. Ragiono sul da farsi, poi opto per una cena pre proiezione e in pochi passi mi aggiudico un tavolino al Ristorante il Gambero.
Tagliatelle gamberi, pomodorini e tartufo nero, filetto di orata ricoperto di chips di patata e pancetta, un mezzo litro di vermentino bello vivace che qua siamo in zona, e bella goduta mi appropinquo alla fermata del bus per tornare a Portovenere. Se non chè mi accorgo che il prossimo "convoglio" mi farebbe arrivare a film cominciato, perciò, ridacchiando tra me e me mi concedo di tirare fuori il pollice quando vedo le rare macchine affrontare la rotonda. Mi carica una simpatica e numerosa famiglia di palermitani in vacanza, ai quali dispenso la mia sapienza sulle modalità per raggiungere e visitare San Fruttuoso di Camogli.
Trotterello felice sul red carpet che mi porta all' auditorium sotto le stelle e già che ci sono tengo banco con la cassiera e il suo mellifluo aiutante che mi illude di possedere l' autan mentre invece mi lascerà divorare dalle zanzare. Prendo posto in prima fila, gli spettatori sono pochini, forse non raggiungiamo la ventina. A fianco a me una simpatica coppia con cui mi intrattengo aspettando che si spengano le luci.
Woody Allen non mi delude, e ancora una volta tocca il tema a lui caro dei rapporti sentimentali, pur mantenendo la sua vena umoristica e disillusa, grazie ad un apprezzabilissimo Steve Carell nei panni dello zio Phil Stern, danaroso produttore cinematografico di successo e alla sua satirica rappresentazione di una qualunque famiglia ebrea americana del Bronx degli anni 30.
Ci scambiamo impressioni con i miei vicini di posto e continuiamo a chiacchierare passeggiando pigramente per il porticciolo, mentre la luna si riflette tonda sull' acqua e i localini sono accesi di luci romantiche. Parliamo di viaggi, di vita marinara e di intraprendenza, poi prima di salutarci mi invitano a trascorrere un paio d'ore in barca l' indomani per godere delle bellezze circostanti. Accetto volentieri e pensando agli incontri fortuiti, alla generosità e alle nuove conoscenze mi chiedo se potrei essere più felice e fortunata di così. Le grazie sono avvolte dalla calma della notte, le barche ondeggiano tranquille ancorate alla terraferma, l' aria profuma di caldo e d' estate. La mia locanda è ancora sveglia ad aspettarmi, anche se credo che oltre a me ci siano ben pochi ospiti. Apro la finestra per osservare questa marina notturna che sembra un quadro a olio.

La mattina dopo mi sveglio in tempo per incontrarmi con i miei nuovi amici che mi portano a visitare i dintorni dell' isola di Palmaria, facciamo il bagno nelle calette rocciose e parliamo di noi, del mondo, dell' intraprendenza e della condivisione. Mi piacciono molto queste persone, mi piace parlare con loro, ascoltarli, mi piace la dinamica del nostro incontro, la semplicità con cui è nato e cresciuto nel giro di poco tempo e spazio.Quando mi riportano a terra è quasi l' ora del mio traghetto di rientro e nel salutarli e ringraziarli mi rendo conto che non ci siamo neanche presentati. Non conosco i loro nomi. Mi avvicino al gabbiotto dei battellieri per fare il biglietto e il cassieri mi chiede " ma non dovevi fare il giro delle isole tu?" Io imbarazzata gli racconto dello sviluppo della situazione e che l' ho fatto privatamente, allora lui mi chiede se ho ancora il biglietto del giorno prima, quello non rimborsabile nè modificabile. Glielo allungo sul banco e lui lo gira verso di se e ci appone sopra il timbro di oggi. Poi me lo ridà tra il mio stupore guardandomi con quella faccia che hanno quegli uomini che non vogliono essere ringraziati ma sanno che hanno fatto un gran bel gesto. Vorrei entrare nel baracchino e baciarlo forte, ma dietro di me c'è la fila. Sul battello tante persone da osservare lungo il tragitto.
Una ragazza argentina bellissima in viaggio con la madre, due ragazzi e una ragazza con cappelli di paglia e le gambe lunghissime, una coppia di genitori olandesi con un bambino bellissimo dalla pelle color latte, che sfida il vento lasciando ondeggiare dietro le spalle i suoi lunghissimi capelli biondi come un fiero vichingo. Dico a sua madre che sarebbe perfetto, un giorno, come musicista in una metal band, ma lei risponde che per ora ascolta solo soft music.
Anche tante persone assurde, altre sperse che sembrano non rendersi conto di dove siano.
Alla stazione ritrovo la Cinni riposata e pronta a tornare. Bonassola, Framura, dubbi atavici sulla direzione giusta da seguire mentre risalgo tra le curve e la vegetazione. Deiva, poi il Bracco finisce e riattraverso Sestri Levante, Chiavari, Rapallo. I profumi di fritture mi ricordano che non ho ancora mangiato.  A Recco mi fermo da Tossini per un pezzo di focaccia al formaggio. Sori, Bogliasco e arrivo a Nervi in tempo per cominciare il servizio. Lavorare mi sveglia dall' intontimento dei chilometri e del sole, c'è una bella atmosfera, la gente è rilassata, mangia e conversa. Verso la fine del servizio arrivano due ragazzi con accento lombardo, chiedono un tavolo ma per il momento quelli esterni sono ancora tutti occupati, perciò si accomodano dentro e ordinano una bottiglia di Vermentino, nell' attesa e speranza che qualcuno abbandoni.

Li sposto fuori e facciamo conoscenza tra una portata e uno sbarazzo. Uno è alto quasi due metri, secco secco e con la faccia gentile, l'altro è di carnagione più scura, ha gli occhi acquosi e i modi empatici. Occhi belli è un informatico, mentre il perticone è uno skipper, tra due giorni partiranno in barca a vela con altri 5 amici dal porto antico verso la Corsica, attraversando il santuario dei cetacei. Al momento degli amari mi chiedono se secondo me è un problema se dormono in spiaggia, sono partiti due giorni prima del previsto per vedere Nervi e non hanno trovato alloggi per la notte . Li invito a stare da me, senza pensare, le orecchie ascoltano la mia voce dire che un letto libero c'è. Accettano con piacere, ma non sono stupiti, e neanche io, è come se fosse normale, come se lo sapessero e come se lo sapessi anch'io. Come se l'ospitalità ricevuta in questi giorni in qualche modo dovesse essere girata ad altri, non fermare il flusso. Finito il turno li raggiungo da Felix dove approfondiamo la conoscenza, mi raccontano che si conoscono da un paio di giorni, Stefano è anche giornalista, ha imparato a portare le barche sul fiume, prima di arrivare al mare e diventare skipper. Alessandro è uno smanettone che si è creato il suo lavoro grazie alla sua grande curiosità che lo fa appassionare a 1000 progetti. Andiamo a casa e facciamo uno spuntino con pizza e una bottiglia di bianco in fresco. Trascorriamo due giorni meravigliosi, tra risate, discorsi e condivisioni. So già che mi mancheranno moltissimo quando saranno partiti, perchè nonostante sia io ad avergli dato un letto, solo loro che mi hanno accolto, coccolato, divertito. Mi mancherà Ste con i suoi racconti di eroi del fiume, di stile di vita santangiolina, con la sua sagacia e le sue trovate intelligenti.

Mi mancheranno i discorsoni in terrazzo fino alle 4 del mattino con Ale, i suoi ricordi così dolci e delicati. Stefano che mi dedica le canzoni e Ale incastrato sul sedile dietro che suona con la chitarra tutti i pezzi dei Metallica. Ste che mi abbraccia con la sua apertura "alare" di due metri e tre, più largo che lungo, dice, e che mi solleva da terra come fossi una bambina. Ale che si perde nei racconti di anatre e croste di pizza, a guardare i bimbi che tirano i sassi in mare sulla spiaggia di Boccadasse. Penso alla difficoltà dei genovesi, mi chiedo se se ne accorgano anche altri, all' anafettività, alla diffidenza, alla disabitudine ad esprimersi ed entrare in empatia con gli altri, solo perchè è bello così, perchè siamo animali di terra e acqua come dice Ste, e siamo fatti per lo scambio. Di cuori, di parole di emozioni. Perchè abbiamo capito subito che la pensavamo uguale, come dice Ale, che già sapeva come sarebbe andata.