giovedì 28 febbraio 2019

Ultimi sprazzi di Birmania, Bago e ritorno alla modernità


24-26 Febbraio 2019

Dopo due giorni di coccole, é arrivato il momento di salutare Jessica e riprendere il viaggio per l' ultima tappa birmana, la vecchia capitale Bago. Quando ci diciamo addio mi regala una lavagnetta con scritto l' alfabeto birmano da portarmi a casa, e mi fa promettere di mantenerci in contatto.
Stavolta ho prenotato per 6000 kyats un posto sul nuovissimo bus Golden Eagle di Frozen, in giro se ne vedono di tutti i tipi: Totoro, Pokemon, Capitan America..


Come sempre mi accolgono a bordo come fossi la Enfanta de Espana, e soprattutto, questo l' avevo giá notato, non mi fanno sedere nessuno vicino per farmi stare piu comoda possibile. Quando passano nel corridoio mi chiedono se va tutto bene e mi offrono acqua e coperte..poi peró, sempre gentilmente, mi dicono mezz' ora prima del previsto arrivo, che il bus non ferma a Bago, ma che devo scendere 20 km prima e pagare un taxi, che mi costerebbe il doppio del biglietto che ho pagato per raggiungere la mia destinazione. Mi oppongo. Nessuno mi ha detto che il bus non fermava a Bago, anzi, ho chiesto un biglietto per quella meta e me lo hanno venduto, perció io non scendo. Loro rimangono sorridenti, e quando si spiegano tra di loro, sembra dal tono e dall' espressione che hanno, che forse non ho tutti i torti. Ritentano di farmi scendere, ma io resto immobile.


Intanto chiamo il lodge dove ho prenotato il pernottamento, per chiedere semmai se posso cancellare. Ovviamente no, se cancello perdo i soldi e questo é l' hotel più caro di tutto il mio viaggio birmano. Dopo un pó di surriscaldamento telefonico, perché anche alla proprietaria dell' hotel racconto la mia situazione e che non voglio pagare la stanza senza averla usata, l' autobus riparte e mi confermano che mi porteranno a Bago. Chiudo la telefonata con il lodge e con una punta di colpa occidentale, mi appresto a percorrere gli ultimi 20 km.
Scendo tra salamelecchi e inchini e davvero mi chiedo come facciano ad essere cosí sorridenti e disponibili in ogni situazione. Un mototaxi mi porta all' hotel dove la proprietaria si informa di come ho gestito la situazione. Mi fa i complimenti per il mio stoicismo e per congratularsi mi offre una mountain bike gratis per il mio soggiorno.


Dice che anche lei é una leonessa perció io sono la sua sorella italiana e fará di tutto perché il mio soggiorno sia perfetto. Scopriamo di poter parlare fluentemente in spagnolo e quidi iniziamo un teatrino tra battute e cosmesi birmana, sotto gli occhi attoniti dei suoi dipendenti.
Mi sistemo nella spaziosa camera e prendo la bici alla scoperta delle viuzze di Bago. É una cittadina molto tranquilla, pianeggiante, perció é piacevole e semplice scovare pagode una dietro l' altra e anche grandi Buddha distesi.


Peró sono anche un pó satura di templi (soprattutto di dovermi togliere le scarpe per camminare tra la merda dei piccioni), perció faccio giusto un giretto e al tramonto torno in stanza a riposare e soprattutto a piallarmi la pianta dei piedi in previsione di non dover piu mettere piede a terra, senza che sia rinchiuso in almeno un centimetro di pelle o gomma o qualsiasi sia il materiale di cui sono composte le mie sudice scarpe.


Talmente sudice e indegne che decido di lasciarle in Birmania! Il giorno seguente quindi, mi accorgo che sono davvero arrivata al mio limite, quando il gentilissimo staff dell' hotel immola un dipendente perché mi conduca in scooter alla stazione, da cui penso di prendere un treno diretto a Yangon. Cosa che non succederá perché guardandomi intorno, non riusciró più a sopportare il sudiciume, l' idea di vedere bimbi piccoli seduti per terra, mezzi nudi o a sopportare mosche, zanzare, gente che scracchia e sputa, con la prospettiva di passare le prossime due ore su un vagone maleodorante tra verdura, venditori ambulanti e puzza di cesso mai lavato! L' ultima goccia é un vecchio poveraccio fuori dalla stazione, che con la scusa dei tatuaggi mi viene troppo vicino con le sue manacce. Mi allontano infastidita e torno sulla strada principale.
Compro un biglietto del bus locale che va a Yangon e mi faccio lasciare all' aereoporto, anche se sono le 16:30 e il volo ce l' ho solo l' indomani mattina alle 8:30, ma non ho davvero piú desiderio di fare nient' altro qui.


In realtá tra il tempo che impiego a fare e disfare il bagaglio, controllare che pesi i 7 kg richiesti per evitare di pagare il sovrapprezzo, cambiarmi con abiti piu pesanti e mangiare, arriva giá la sera. Poi un po leggo, un po dormicchio e un po combatto con le zanzare che incredibilmente sono più numerose della flotta aerea dell' intero aereoporto.


Alle 3 mi sveglio di soprassalto tra una nebbia puzzolente e probabilmente tossica, quando una sorta di team ghostbusters arriva armata per la disinfestazione. La gente inizia a tossire, ma nessuno esce, io invece fuggo fuori giusto in tempo per assistere alla rasatura a secco di una delle guardie posta al metaldetector.
Alle 5:30 apre il check in, sono la prima della fila, la prima a salire sull' aereo, la prima a scendere. Kuala Lumpur mi accoglie come un' oasi di modernitá dopo un eternitá medievale. É inglorioso, ma dopo un mese ne sentivo il bisogno.


Mentre osservo la selva di grattacieli avvicinarsi mi sento leggera, scaricata, nuovamente curiosa di nuove scoperte. Noto con piacere che il traffico é composto e silenzioso, nessuno suona all' impazzata, motorini non se ne vedono quasi, nessuno scracchia, nessuno mastica betel puzzolente. E poi stasera vedró Keiko, la amica giapponese conosciuta a Yangon. Stasera pizza! Qui di sicuro troverò un italiano venuto a portare soccorso ai compatrioti trasferiti o di passaggio!


domenica 24 febbraio 2019

Moulmein: Buddha Giganti, tramonti e sculture birmane del Mon State



21 Febbraio 2019

Il mio bus per Mawlamyine arriva prestissimo a destinazione, alle 01.30 del mattino si ferma alla stazione. Non si capisce perché i nightbus debbano avere orari cosí infami qui in Myanmar! I mototaxi non mi danno neanche il tempo di scendere che mi sono tutti attorno, ma stavolta scopro con gioia che non ne ho bisogno, infatti a 20 metri, dietro l' angolo, mi trovo davanti l' insegna dell' Old Moulmein Hostel. La porta é chiusa, cosí, a malincuore sveglio Jessica, la proprietaria, che molto amorevolmente mi prepara un giaciglio per queste ore che precedono il nuovo giorno.


Alle 7 sono giá pronta per mettermi in sella e pedali, intanto il check in é alle 14, perció non ha senso restare ad aspettare. La salita verso le pagode mi coglie impreparata. Faticare giá di prima mattina non é il mio forte. In ogni caso, le visite mi ripagano dello sforzo. Soprattutto un' abbagliante e bianchissimo tempio Indú, con bellissime statue che prendono forma ed escono dai muri.


Mi piace notare come le donne rappresentate alla maniera induista siano tutte pettorute, con fianchi sensuali e ondeggianti, in contrapposizione con quelle buddiste, sempre caste e longilinee, anche se, come vedremo, quando si tratta di rappresentare la promiscuitá e scene infernali destinate alle peccatrici, anche i birmani sanno eccedere sulle forme e sulle pose.


Per fortuna la strada é fatta anche di discese, quindi riprendo fiato prima di fermarmi alla Kyaikthanlan Pagoda. Contrariamente a quanto fanno tutti, lo scopriró in seguito, accedo da una scala piuttosto in disuso, arrivo in un grande atrio e mi arrampico sui gradini che portano alla base del tempio.


Al centro del tutto svetta una super pagoda e poi tutti intorno dei begli edifici traboccanti di Buddha dorati. Il panorama é bellissimo, fino al fiume e alle isole vicine. Quando il sole si fa veramente troppo caldo, rientro alla base per rifocillarmi con un buon pranzo a base di spaghetti tipici del Mon State, che a quanto dice la mia host, in questo modo li fanno solo qui. Questo dopo aver a lungo chiacchierato, sedute per terra nel mio mini dormitorio, di quanto siano per me affascinanti i giovani ragazzi birmani. Mi spendo in svariati complimenti sulla loro bellezza, sui lineamenti cosí piacevoli, sulla fisicitá invidiabile e, incredibile ma vero, sull' altezza!


Asiatici bassi, pelati..brutti, rinsecchiti..senza denti..somiglianti ad alieni..a proposito, lo sapevate che l' iconografia classica dell' alieno come siamo abituati ad immaginarlo, o meglio, come ci hanno indotto a immaginarlo, é un' invenzione degli americani? Eh gia! Gli hanno dato sembianze asiatiche perché la gente identificasse gli orientali come nemici..guerra del vietnam, sapete?! Beh in ogni caso i birmani non corrispondono alle caratteristiche sopra elencate..se non altro non le nuove generazioni..e comunque, considerato l'odierno fascino..quasi quasi se ci invadono non é neanche il caso di dispiacersi troppo! Jessica ride delle mie considerazioni e mi ringrazia per le belle parole sulla sua gente, il fatto é che non sono solo parole..nell' ultimo viaggio in bus ho avuto modo di osservare bellissimi ragazzi, alti e slanciati e la cosa che mi é piaciuta di piú, e che non puó lasciare insensibili le ultime romantiche come me, sono i modi che hanno nei confronti delle loro compagne.


Me li vedo giá certi uomini che leggono, a storcere il naso, detto da una che ha passato la sua giovinezza a Genova, quando esprimere i propri sentimenti ad una ragazza era più difficile che compilare la dichiarazione dei redditi, che se capisci che mi piaci smetto di essere il figo (leggi: SFIGATO!) che sono, che qualsiasi atto di gentilezza o favore, costa più fatica che camallare in porto! Ma soprattutto..le seghe mentali che non vi ho sentito farvi; alcune mi hanno segnato indelebilmente..quello con la paura folle di legarsi, "perché magari poi merito di meglio"... quello che ti fa le corna e corre a nascondersi in bagno lasciando la concubina in camera da letto e poi ti minaccia una notte intera al citofono, se frequenti qualcun altro..quello che " ma se avremo un figlio cosa dirá guardando tutti i tuoi tatuaggi?"..Quello che la moglie gli fa le corna, inizia a vedersi con te confidandoti che tra loro é finita, ma poi ci ripensa e tu, rispettando la sua scelta ti eclissi all'istante, peró per lei la zoccola sei tu! Quando in giro c'è gente che Glenn Close gli fa una pippa, e devono cambiare, identitá, paese e farsi un innesto facciale per tornare ad avere una vita normale! C' é da dire che devo averli proprio selezionati ad arte, questi gran pezzi con cui mi sono accompagnata!
Tralasciando le mie considerazioni sul maschio alfa genovese, aspetto che rinfreschi un pó e poi rimonto in sella, stavolta diretta al fiume, che qui non é piú l' onnipresente Irrawaddy, bensí il Tenasserim. Appena svolto l'angolo sul lungofiume, vengo investita da una nube di gabbiani chiassosi.


 É il rito giornaliero delle famiglie locali, che vengono a ingozzare i pennuti lanciando in aria palline croccanti non meglio identificate. I gabbiani ne vanno pazzi. Solo con la fotocamera davanti alla faccia mi sento sicura di non prendere uno schiaffo d'ala in faccia, da quanto volano vicini!
Pedalo per tutta la lunghezza del fiume, rancido e limaccioso. I moletti di approdo si susseguono e vicino agli argini stanno ancorati strani velieri da pesca.


Trovo un buon punto per aspettare il tramonto. Poi, al buio cerco di tornare all'ostello, provando a trovare strade pianeggianti. Invece imbocco la deviazione sbagliata e mi ritrovo sulla strada in salita per arrivare alle pagode piu alte. Poco male perché al tempio Indú tutto bianco c'é una gran ressa con canti e preghiere, tutti in fila vengono riforniti di cibo, acqua e the di benvenuto.


Io non sono ammessa, sono in canottiera, sono occidentale e dovrei togliermi ancora una volta le scarpe. Spingo la graziella su per la collina, finché la strada diventa in discesa. Nel mentre ripenso alle elucubrazioni sulle relazioni e mi rimprovero perché sono caduta nell'errore di vittimizzarmi, di ricordare solo il peggio, quando invece avrei da spendere molte piu parole su tanti uomini meravigliosi, che mi hanno dato e mi danno ancora tanto, a cui sono  profondamente legata, che ho amato e che continuo a voler avere nella mia vita..qualcuno ormai vive all'estero, ma anche a distanza poco é cambiato, qualcun' altro fa il mio stesso lavoro e ci si vede poco,ma si é vicini con tanto cuore, qualcuno molto lungimirante e paziente, mi aspetta sempre di ritorno dai miei viaggi, ogni volta piú lunghi.
L' indomani Jessica mi accompagna a prendere il bus per raggiungere il sito di Win Sein Taw Ya, il Buddha sdraiato lungo 170 metri.
É un autubus locale, cittadino, pieno di tutto quello che ci si puó immaginare..sedili consumati, bambini mezzi nudi, cataste di verdure che ostruiscono il passaggio. Si viaggia con le porte aperte. Nonostante questo ho il mio posto assegnato e l'autista ci tiene ad accompagnarmi personalmente al sedile numero 28. Viaggiamo con le porte aperte. Dopo una trentina di km arriva la mia fermata, proprio davanti all' ingresso del sito. Fa un caldo pazzesco.


Un mototaxi mi porta lungo una strada tutta dritta, con una fila infinita di statue di monaci in fila con il portavivande laccato per le offerte di cibo. Poi appare il capoccione. Nella foga di scattare foto col cellulare mentre ci avviciniamo, faccio partire una chiamata whatsapp a mia mamma. In Italia sono le 03:45!
Mi avvicino al Grande Buddha dal bel volto sereno, non prima di aver presenziato in una foto di due ciclisti locali. L' accesso dal volto é  interdetto, cosí, mentre tutti lo assaltano dalla testa io mi dirigo verso i piedoni.


Entro dal retro e mi avventuro su per le scale, per terra cemento e polvere. Tengo le scarpe fino all' ingresso dell' inferno, dove vengono rappresentate torture orribili, molto cruente ed esplicite. Dopo un bel pó di orrore, le statue lasciano gli inferi per raccontare la nascita di Buddha.



Continua cosí un percorso interessantissimo, lungo 4 piani, tra migliaia di sculture che narrano la vita del grande profeta. Il piano che mi piace di più é il terzo, dove le statue sono ancora bianche immacolate e ricche di fascino come deve essere l' esercito di terracotta. Il paragone solo per sottolineare il numero infinito di corpi scolpiti e modellati, nel silenzio della polverosa struttura che le ospita, dove l'aria sa di calce e ad ogni passo si smuove una nuvola di gesso.


Ridiscendo passando per la testa e attraggo l' attenzione di una moltitudine di bambini che vogliono una foto ricordo con la straniera. Scendo una lunga scala con puntati addosso gli occhi sgranati di un' intera scolaresca in tuta gialla, come sfilassi per Valentino a Piazza di Spagna. Il maestro mi stringe la mano diventando tutto rosso. La folla si apre e io volteggio via col mio vestito svolazzante. Il lancio delle ciabatte si rivela poco aggraziato, ma il grosso dell' attenzione era giá sfumata.


Sono pronta per incamminarmi sotto il sole cocente fino al monastero tra gli alberi, poi mi dico che non ho voglia di fare l' occidentale finto mistica che va ad apprendere le arti della meditazione dietro compenso. Avvicino invece una ragazza che ha tutta l' aria di aspettare un mezzo di trasporto, finalmente riusciró a salire su uno di questi belin di pick up, tanto interdetti ai turisti! Eh gia, sono con una local, perció mi devono far salire. Pago il doppio ma finalmente anche io ciondolo aggrappata alla gabbia del cassone! Mi lasciano davanti alla stazione dei bus e trotterellando mi rintano in ostello.


Nel pomeriggio passeggio per il centro fotografando vecchie glorie dell'edilizia britannica e poi aspetto il tramonto alla pagoda, tra gatti, fotoricordo e un gruppo di vecchi crucchi dagli alluci valghi.

venerdì 22 febbraio 2019

I tropici birmani: NGWE SAUNG, paradiso ancora per quanto a lungo?


16-20 febbraio 2019

Raggiungere la Birmania via mare dovrebbe essere l' unica soluzione possibile per entrare nel paese. Questo pensavo stamattina mentre correvo sul bagnasciuga della kilometrica spiaggia di Ngwe Saung. Se io fossi il Ministro del turismo, dicevo tra me e me, non permetterei che si perdesse l' opportunitá di avere l' impressione di approdare in una terra inesplorata, accolti da una lunga lingua di sabbia dorata, delimitata da una fitta foresta di palme da cocco. La Birmania ricalca ancora, chissá per quanto a lungo, l' idea di tropico che abbiamo noi occidentali, e che altri paesi hanno ormai perduto: solitario, silenzioso, paradisiaco.


Per rovinare tutta questa bella e promettente prefazione, diró che arrivarci é un mezzo incubo e in più di un' occasione, mi sono chiesta se fossi davvero salita sul bus giusto. Comunque, giusto per dare due dritte: il bus da Yangon a Ngwe Saung parte dalla bus station piu piccola e vicino al centro, che porta il nome di Dagon Ayar. Il tassista probabilmente vi porterá nel piazzale principale, da una compagnia con autobus abbastanza malandati, che vi chiederá 10.000kyats, ma se girate l' angolo troverete la Aircon Express, che fornisce un servizio migliore e a prezzi piu contenuti, 6.000 Kyats, anzi un cartello informa che stranieri e locali pagano uguale!
Adesso posso continuare a fare la guastafeste e spendere parole per descrivere l' ultima ora tortuosa di sali e scendi in mezzo ad una foresta fitta di alberi e capanne, dove il mare non si palesa mai una volta, neanche in lontananza!


Oltre a questo, voglio portare l' attenzione sul supplizio inflitto dal conducente, nel propinarci 6 ore di canzoni melense birmane, accompagnate da video sdolcinati, dove lui e lei si incontrano, lei fa la difficile, ma poi finalmente poggia la testa sulla spalla di lui! ..Oddio questo capitolo ho rischiato di non finirlo..una enorme noce di cocco é passata a fianco al mio lettino alla velocitá della luce e si é tuffata in piscina!
Dicevo..nonostante l' orrore delle latrine birmane resterá comunque impresso nella mia mente, cercheró di dimenticare, con l'aiuto del canto degli uccellini sui rami degli alberi, le onde perfette e il bagnasciuga kilometrico e compatto, su cui fare lunghe passeggiate al tramonto.


C'é di piu. É che in posti come questo, ancora poco interessati dal turismo, alcuni resort sono sorti nelle vicinanze della spiaggia, circondati da improbabili ma efficaci prati all' inglese, palme da cocco e appartamenti con il tetto di paglia. Qui gli Occidentali tornano ad essere quello che sono, dismettono gli abiti coprenti che fino a ieri indossavano per poter accedere ai templi e non urtare la sensibilitá dei locali, smettono di volersi mischiare alla gente del luogo e non hanno piú tutta quella voglia e gioia di salutare i birmani con l' onnipresente Mingalabar.


Qui gli Occidentali tornano ad essere i bianchi in vacanza, con le noci di cocco da bere a fianco al lettino, con i bikini e i prendisole trasparenti per andare a far colazione a bordo piscina. I locali invece stanno raggruppati in una tendopoli di ombrelloni scoloriti, tra cani, motorini sulla spiaggia e costumi integrali dalle caviglie al collo. La loro parte di spiaggia é un tripudio di bottigliette di plastica, lattine, immondizia varia. E loro ci stanno in mezzo, incuranti.
Questo avviene molto molto distante dai resort. E fa storcere il naso agli occidentali, che si avventurano lungo la spiaggia, in cerca di poetica passeggiate.


Perché fa paura questo disinteresse, perché fa immaginare un altro regalo meraviglioso della natura che viene deturpato e distrutto dalla scelleratezza dell' uomo. Comunque, non voglio tediare con l' ennesima analisi dell' ovvio. A tutti rompe le palle che non si abbia cura di ció che di bello abbiamo, come giustamente mi fa notare Marco, che ho trovato qui ad attendermi in spiaggia, anche la Sicilia non era tanto diversa fino a qualche hanno fa, ( lui é di Messina), poi cambiano le coscienze, cambiano anche i fondi che i governi stanziano per queste cose, cambia il senso civico. Non resta che sperare e nel frattempo goderne il piú possibile, visto che noi ci siamo capitati ora che é ancora un bel posto.


Le giornate trascorrono nel relax e nella quiete. Dopo il girare frenetico su autobus, motorini, strade polverose e centinaia di pagode, ci si sveglia all' alba, quando l' occidente dorme sotto la sua zanzariera e si va a correre in spiaggia, al fresco del mattino, mentre il sole cerca di irradiarsi da dietro agli alberi.


Gli asiatici sono giá schierati per le foto del mattino, alcuni in pigiama, prima di ritirarsi come vampiri quando il sole conquista il cielo. Il bagnasciuga é solido e compatto, le falcate si allungano e i resti di piccole meduse blu con i capelli, si asciugano sulla sabbia. Piccole lumachine, intrappolate dentro le loro conchiglie oblunghe, svaniscono nella rena, un momento prima che l' acqua si ritiri. Quando dopo la colazione ritorno in spiaggia, le capannine con i lettini sono deserte, e lo resteranno fino al pomeriggio, regna il silenzio, le ciambelle di gomma ricavate da vere camere d' aria di grosse ruote, restano abbandonate sotto il sole, con i loro beccucci arrugginiti che nessuno vuole rischiare di piantarsi nella schiena.


Il cielo é terso, si sente solo il mare. Una sfilata di venditrici, con i loro piatti ricolmi di cibo sulla testa, si dirige verso est, dove troveranno i locali a cui vendere le loro pietanze. Durante il giorno il mare si allontana, la spiaggia, che al mattino misurava circa 40 metri di estensione prima di venir toccata dall' acqua, nel pomeriggio misura ben oltre il centinaio di metri. Si legge, si fa il bagno, si passeggia, si gode di quella sana noia che tanto si disdegnava da bambini e che adesso, troppo impegnati, rimpiangiamo. Intanto dall' Italia arrivano notizie variegate: Virginia Raffaele accusata di Satanismo, Patty Pravo come Predator, la demolizione del Ponte Morandi2..


La sera io e Marco raggiungiamo il vicino villaggio a piedi, talvolta passando dalla spiaggia, oppure camminando lungo l' asfalto, nella quasi completa oscuritá. La luna in questi giorni é grande e piena e quando rientriamo illumina i nostri passi. Ogni sera cambiamo ristorante, anche se i menú offrono pressocché le stesse proposte: polpi, calamari, gamberi, molluschi e 2 o 3 qualitá di pesce fresco, Red Snapper, Kyoko e Barracuda. Marco si intestardisce a farsi grigliare il pesce, da buon siciliano lo vuole vedere, constatare che sia fresco, poi si incazza quando arriva in tavola eccessivamente cotto e con tagli lungo il corpo.


Una mattina si mette d' accordo con un ristoratore di nome Myu Myu e si fa portare al mercato, per scoprire se esistono altre qualitá di pesce. Compra uno sgombro, che lui identifica piu come un palamito e un kyoko. La sera Myu Myu ci serve il primo grigliato e il secondo al vapore, il tutto accompagnato da insalata di foglie di té e da verdure saltate.


Dopo 5 giorni di relax, nulla facenza, sole, mare e buon cibo, sento che arrivato il momento di rimettermi in viaggio, quantomeno per sfruttare i miei ultimi giorni birmani, cosí lascio Marco alla spiaggia e mi faccio portare al villaggio da un mototaxi per 1000 kyats, mi lascia all' ufficeto Aircon Express e con altri 6.000 kyats torno a Yangon, da cui, con la stessa agenzia prenderó un nightbus per Mawlamyine (o Moulmein) per 6500 kyats.

giovedì 21 febbraio 2019

San Valentino in barca sull' Inle Lake


12-13-14 febbraio 2019

Alle 8 del mattino sono pronta con il mio bagaglio nella sala colazioni del Celia B&B, aspettando che il minibus venga a prendermi per portarmi sulle sponde del Lago Inle, grande attrazione turistica del Myanmar, che per questo motivo un pó mi spaventa. Cosa troveró? Orde di turisti? Natura devastata dall' incuria asiatica? Acque putride solcate da centinaia e centinaia di barche stracariche di cinesi?
Marco mi raggiunge per la colazione. É arrivato ieri sera mentre rientravo, con una Honda CRF, sporca di polvere e carica di kilometri. Stavo giusto pensando a come comunicargli in inglese il mio stupore nel vedere qui, in Birmania un mezzo del genere, quando sentendolo parlare con la receptionist ho capito che sarebbe stato piú facile del previsto! L' accento non mente, e nel suo caso neanche i tratti somatici.
Mentre sta per varcare la porta diretto alla Mandalay Hill, gli consiglio di fermarsi prima a visitare il libro piú grande del mondo, lui si gira stupito e mi dice " ah, italiana!" Quando ritorna mi invita ad assaggiare la pasta che le nostre hosts lo hanno costretto a preparare, con i broccoli, l' aglio e la salsiccia. Ci raccontiamo un pó di storie motociclistiche e ci diamo appuntamento al mare, tra qualche giorno.
In quel momento arriva il minibus che mi porta via.


Il viaggio necessita di quasi un' ora, prima di riuscire a lasciare Mandalay, tra fermate, raccolte passeggeri, rifornimenti personali di betel e una sosta alla stazione dei bus. Poi finalmente inizia l' interminabile sfilata di capanne, palme, vegetazione, mucche, famiglie viaggianti e pickup stipati di teste ciondolanti dal sonno.
Quando penso che manchi ancora un' ora e mezza circa, il bus si ferma per la solita pausa pranzo, in uno di quei putridi locali, dove anche andare al bagno diventa una sfida tra il buonsenso e la necessitá. Non sempre si riesce a farne a meno..ma di sicuro, la mano nella tinozza su cui galleggia il pentolino che dovrei usare come acqua di scarico, non ce la infilo! In alternativa, si puo sempre fare come il vecchio cinese in prima fila, alla prima fermata lungo la strada, si mette sul ciglio davanti al muso del bus e non curante si svuota la vescica, mentre la moglie lo attende in piedi con una salvietta in mano.


La strada peggiora, si fa salita e dimentica l' asfalto in pianura. Per ore percorriamo tornanti sterrati e polverosi, con uomini, donne e ragazzini che lavorano alla prossima stesura del manto stradale. Si spaccano pietroni, si raccolgono ceste di pietre più piccole, se ne riducono altre in sabbiolina.
Ad un' ora dal tramonto, con quasi 3 ore extra di viaggio, arriviamo a Nyaung Shwe, villaggio ben attrezzato alle porte del Lago Inle. Il mio ostello é molto frequentato e molto confortevole. Finalmente mi tocca il letto n.4, mangio un pesce di fiume con verdure, chiacchiero con Antonio di Napoli, un paio di spagnoli ci invitano al ristorante indiano dove pare ci sará da ridere, ma io declino e mi ritiro dietro le tendine del mio giaciglio, stanca dal mega spostamento odierno.


Mi sveglio presto nel silenzio tombale della camerata, cosa piu unica che rara, scendo nella lobby a far colazione e prendo una bici per andare a pedalare intorno al lago. Purtroppo la strada non corre a fianco all' acqua, quindi non si puó godere dei bei panorami che avevo immaginato. Dopo circa un' ora raggiungo il bivio per il villaggio Mine Thaunk, dove trovo un lungo pontile e barcaioli disposti a traghettare persone e biciclette. Mentre sono li che contratto si aggiunge Jose Ramon, uno spagnolo di Madrid, ma il barcaiolo aumenta il prezzo. A nulla serve che si aggiungano anche Catalina dall' Argentina e la sua amica Tedesca.


Dopo vari tentativi e cambi di interlocutori, ci accorgiamo che non abbiamo possibilitá di averla vinta; i barcaioli sono abituati ai turisti e a imporre i loro tariffari, perdipiú quando ne arriva uno nuovo, mentre lo avviciniamo, loro lo informano di mantenere il prezzo irremovibile e quindi lasciamo perdere. Ci fermiamo invece in una baracchina verandata sull' acqua, dove ci siamo solo noi, pranziamo e chiacchieriamo senza sosta per ore, di argomenti persino molto mistici e personali sul cammino individuale intrapreso da ciascuno di noi. C'é una grande complicità ed empatia. Ci si stupisce sempre quando si incontrano anime affini, eppure in viaggio se ne incontrano tante, pur parlando lingue diverse. Che siano ricongiungimenti? Chissá, eppure fanno sorridere e venire i brividi. Ci rimettiamo in sella considerando che ultimare il giro del Lago prevedrebbe 30km di pedalata e svariate ore, quindi optiamo per tornare indietro e raggiungere le hotspring sull'altra costa.


Il prezzo non é proprio birmano: 10$ a testa per l' ingresso e l' accesso a 4 pozze, due piccole da 30 e 29 gradi, la piú calda delle quali é giá caduta sotto il dominio francese tra birre e sigarette, quindi inaccesibile. Infine due piú grandi, una da 28 e l' altra da 30 dove peró non entro perché c'é la pelle morta di precedenti bagnanti e mi fa schifo, nonostante il manager provi a convincermi che si tratta di elementi naturali dell' acqua..chissá perché, le altre vasche ne sono prive. Fatto sta che colonizziamo la seconda pozza piccola e ci rilassiamo mentre fuori il sole si avvia al tramonto. Circa mezz' ora dopo, inspiegabilmente la pozza grande da 30 viene svuotata e lavata a fondo con saponi e spazzoloni...


La sera si mangia tutti insieme raccontandoci delle recenti avventure di viaggio e pianificando la gita del giorno successivo, bevendo birra Myanmar.
Piccola prefazione: quando ho conosciuto Bugra, il ragazzo turco a Mandalay e siamo andati a cena insieme, mi ha mostrato come rimuovendo la pellicola protettiva del tappo, si potesse sperare di vincere un premio in denaro, una birra gratis o un semplice Thank you. Non abbiamo mai vinto niente, se non la gratitudine del Signor Myanmar Beer. Ebbene, questa volta ordiniamo la prima birra, sono l' unica a conoscenza del " gioco", quindi con le chiavi di JR (Jose Ramon), rimuovo la plastica da sotto il tappo e compare la scritta FREE BEER. Esultiamo, anche perché una birra da 66 in 4 era decisamente poca roba e alla seconda che arriva, vinciamo 500 kyats. Ovviamente non sono niente e li lasciamo alla cassa, ma questo ci ha fatto soffermare tutti su un punto: che quella fosse stata davvero una giornata fortunata!


La mattina dopo é San Valentino, non ci avrei fatto caso se nel mio ostello non mi avessero accolta alla colazione con una rosa e un cioccolatino. Mangio uno e l' altra la infilo tra i capelli, dopo averne accorciato il gambo.
Poi in bici vado a prendere il resto della banda nel loro ostello. JR é quasi pronto, mentre le ragazze, sfiancate dal trekking dei giorni precedenti da Kalaw a qui, getano la spugna. Andiamo noi, con Jako, un paffuto ragazzotto birmano con la faccia da cartone animato. Saliamo sulla sua lancia, ci accomodiamo sulle due sedie di legno piazzate sulla carena e partiamo nel gelido mattino birmano, lungo lo stretto canale che  immetterá nel famoso Inle Lake. La luce el mattino, come ho giá avuto modo di notare é fresca e brillante fino alle 10, dopodiché inizia a fare piú caldo e i panorami a distanza si infoschiscono.


Jr mi imbacucca di coperte sulla mia seggiola e io attacco a starnutire. La barca rallenta e si accosta a delle grandi distese verdi brillanti lungo la costa illuminata dal sole, la luce é perfetta, sono i giardini del lago, dove alcune donne stanno coltivando i pomodori. Si muovono lungo la piantagione, ognuna seduta sulla sua piccola barca, coperte dal cappellino a cono, con una sigaretta arrotolata nella foglia, tra le labbra. Sono le prime donne birmane che vedo fumare.


Lungo il lago ci sono diversi laboratori artigiani da visitare, tra cui appunto quello delle sigarette, composte da tabacco aromatico avvolto nella foglia. Quelle alla banana e all' anice sono buonissime. Il lago regala panorami incantevoli e Jako si avvicina ad un pescatore, che in equilibrio sulla sua barca, sta pulendo il fondo del lago con una canna, per andarvi a posizionare una nassa cilindrica. Poi conficca la canna fino al pelo dell' acqua, in  modo da poterla ritrovare quando tornerá, anche se sembra impossibile credere che potrá anche solo indovinare la zona, dopo aver ripetuto l'operazione chissa quante altre volte, nell'arco della stessa giornata e in chissá quanti altri punti.


Finalmente si sta un po meglio ed entriamo in quello che é un vero e proprio villaggio galleggiante, fatto di palaffitte con i fiori ai balconi, case in legno, case colorate, bagni esterni, parabole, barche ormeggiate alla casa, ponti, orti, acquari. Chissá se Venezia, anticamente potrebbe essere stata cosí. É bellissimo girare per i canali, chissá come li differenziano tra loro, se usano per riferimento il colore di una casa, o hanno un vero e proprio nome, come fossero strade. Durante la mattinata visitiamo qualche altro interessante laboratorio, per scoprire come si estraggono le fibre dal gambo del fiore di loto, che verranno poi tessute a telaio per farne sciarpe, guardiamo confezionare le famose gonne birmane lavorando il cotone e la seta.


Jr é strabiliato da quanto sia interessante ed anche io non ci posso credere che sia cosí coinvolgente e istruttivo. Io mi annoio sempre con questo genere di cose! Ovviamente quando Jako ci chiede se siamo interessati a visitare i laboratori della lavorazione dell' argento e degli ombrelli, non abbiamo il minimo dubbio.
Ci fermiamo per pranzo in un localino sull' acqua poco frequentato, Jako é bravo, sa che non ci sarebbe piaciuto andare nel casino, in mezzo ai turisti, cosí mentre lui gioca coi suoi amici ad una specie di biliardo con dischi lisci al posto delle palline, a cui si tirano biccellate per farle scivolare in buca, io e Jr consumiamo il pasto e godendoci la tranquillitá del luogo.


Finalmente arriva la meta tanto agognata,lo stretto canale che porta a Indein. Attraccati al moletto di legno più solitario, Jako ci indica la via e noi ci addentriamo nel villaggio e tra il mercato ormai chiuso. Inizia poi un lungo colonnato coperto, che gradone dopo gradone, ci porta all' ingresso di un complesso infinito di pagode bianche, sovrastate da decorazioni dorate e piccole campanelle che suonano nel vento.


Intorno alle pagode bianche ce ne sono di piu antiche, in mattoni, di col rosso, ancora piú belle delle precedenti. Chiudo gli occhi e il suono delle campanelle mi accarezza i pensieri. Passeggiando tra pagode ancora piu antiche e mezze distrutte, ci imbattiamo in due coppie di romani. Gli uomini sono grandi e panciuti, con quella faccia simpatica e quella parlata che ti strappa na risata senza ancora aver detto gnente! Cerco di spiegare a Jr perché mi fanno cosí divertire, ma non si puó mica spiegare ad uno straniero le differenze di accenti di un paese, intanto i romani ripetono " come simo fedeliiii, oh quanto simo devotiiiii!


L' ultima fermata del nostro tour é il tempio dei gatti, che stanno placidi sul pontile a prendersi gli ultimi raggi del sole. Poi mentre ci apprestiamo a goderci lo splendido tramonto e i pescatori ultimano la loro raccolta, l' aria ricomincia a farsi fresca e io mi costruisco uno pseudo rifugio di coperte e impermeabili, nascosta dietro la sedia che tutto il giorno mi ha ospitata. Arriviamo al molo distrutti ma soddisfatti. Jr paga interamente il nostro giro privato 30.000 kyats, come regalo di San Valentino e lascia una mancia di 10.000 a Jako per la perfetta riuscita della giornata. Ci salutiamo con affetto, domattina lui partirá per Madrid e io per il mare..un altro amico se ne va, un altro da raggiungere..quante emozioni la vita del viaggiatore .