mercoledì 25 settembre 2013

Se l' universo dice si..


E' sempre complicato capire se le scelte che facciamo saranno quelle giuste che ci porteranno nella direzione che vogliamo che prenda la nostra vita, il futuro non si ha modo di conoscerlo, il passato ci può aver dato alcune lezioni e sicuramente ci ha appesantito di molte paure, ma comunque niente può dirci cosa succederà una volta che decidiamo di imboccare una strada.
A volte si è determinati a partire, perchè anche se ci ripetiamo che non stiamo fuggendo, abbiamo voglia di lasciarci alle spalle i luoghi e le persone che ci hanno ferito, poi le cose cambiano, si cambia lavoro, si cambiano frequentazioni, ci si ritaglia ancora una volta un proprio spazio e si ritorna al respiro regolare, dimenticando l' affanno dei periodi precedenti. Ci si interroga se la determinazione al viaggio non stia scemando, se il vero desiderio di partire si sia affievolito grazie al normalizzarsi della nostra condizione interiore, fa paura pensare che forse non si vuole più andare: il nuovo lavoro va bene, non si vuol perdere alcuni amici, forse qualcuno ha risvegliato il nostro cuore congelato da troppo tempo.
Eppure una volta una persona molto cara mi disse che quando una strada è giusta per noi, l' universo fa di tutto per far combaciare alcuni tasselli, che portano tutti li, convergono tutti in quella direzione: il tuo capo che ti dice che per te la porta sarà sempre aperta....gli amici veri che porterai nel cuore...una relazione che non inizia e ti lascia libera di salpare l' ancora...è inutile tergiversare...prossimo step decidere la mia meta!

mercoledì 18 settembre 2013

motivazioni


Stamattina mi sono svegliata con le malinconie e con la paura di essere fraintesa e allora ho bisogno di spiegarmi. Quando una relazione finisce e non ci si spiega, o ci si è provato all' inizio ma poi non lo si fa più, non è perchè non ce ne frega più niente, o perchè abbiamo il cuore di pietra, ma semplicemente perchè non c' è più niente da dire, perchè ci si rende conto che sarebbero solo parole che servono a delimitare le colpe.
Molte volte sfugge a chi sta dall' altra parte della barricata ( perchè di guerra si tratta ) che non è il gesto, in se stesso, che ci ha ferito, non è la cosa lampante, quella che vedono tutti il motivo di un distacco, ma quello che esso rappresenta. Un' azione sbagliata, nasconde tante piccole e grandi fratture che fanno venare la solidità della nostra roccia fino a farla franare.
Questo non vuol dire che viva nel rancore, anzi, molte volte mi ritrovo a pensare al mio ex marito con tenerezza e apprensione, ma rivolto al passato, a quello che deve aver vissuto per giustificare i suoi comportamenti e a quello che ha saputo dimostrarmi quando era libero di sentirsi se stesso.
La paura di chi mi sta intorno adesso, è che io sia rimasta a tal punto scottata da rifiutare altri legami, da precludermi contatti, fino a decidere di chiudermi in me stessa e preferire persino viaggiare da sola. Non è così, ma proprio il contrario. Viaggiare sola può diventare il modo migliore per conoscere se stessi: non ti puoi ingannare, sei tu con te stessa e non puoi mentirti, nè vergognarti di quello che senti, rischi di diventare la tua migliore amica, di imparare a volerti bene e a guardarti finalmente nel modo giusto, che non è attraverso lo specchio! Impari a parlarti e non puoi farlo che col cuore. Inoltre viaggiando da sola avrai voglia di conoscere gli altri, anche la tua disposizione verso di loro sarà diversa, dopo tanto tempo tra te e te, bramerai parlare con qualcuno, il piacere del dialogo. La gente non ci pensa a quanto ci si esclude quando il nostro numero è superiore ad uno, è come se potessi anche evitare di parlare con chi ti sta intorno perchè tu hai il tuo compagno, e ti senti a posto. Però così facendo ti perdi cosa ne pensa quella coppia di mezz'età sul tuo buffo modo di mangiare i muscoli, ti perdi la possibilità di spiegare a due scozzesi cosa ami dello spirito dei clan delle Highlands anche se non ne sai così tanto, ti perdi il piacere di far assaporare a parole le prelibatezze della cucina italiana a quella simpatica coppia australiana. Perchè rinunciare?

considerazioni


Come vive chi ha deciso finalmente che vuole partire per un viaggio a lungo termine e non per una vacanza?(termine, che brutta questa parola, perchè tutto deve sempre finire?)

Ovviamente ha due stati d' animo prevalenti:

quello galvanizzato di chi ha capito che quella è la SUA strada giusta, e quello demoralizzato dalle paure di vario genere.

Evitando di generalizzare, perchè come ci ripetono fin da piccoli ognuno di noi vede le cose in modo diverso, dirò quello che sta succedendo a me di questi tempi, visto che questo blog è nato apposta per raccontare il dietro le quinte della mia scelta e preparazione, sperando che alla fine ci sia anche un seguito a tutto questo farneticare, che culmini con la tanto agognata partenza!

Diciamo subito che il primo passo per sentirmi già in cammino è stato quello di " divorare", uno dopo l' altro libri su libri di esperienze di viaggio, sia di scrittori affermati nel genere traveller, sia da persone come me che hanno intrapreso un' avventura e deciso poi di condividerla. Ho notato in questo, che spesso si ha bisogno di un' impresa per compiere uno spostamento importante, non basta per alcuni l'idea stessa del partire, forse darsi un limite di tempo o intraprendere il viaggio a bordo di un mezzo inusuale serve ad aggiungere motivazione a contrasto dei dubbi che possono attanagliare, può catalizzare l' attenzione del protagonista su importanti aspetti organizzativi e distrarlo dalle paure che potrebbero rischiare di compromettere la partenza, forse serve per poterne scrivere dopo e vendere un prodotto un pò diverso, più accattivante; in effetti nella giungla di pubblicazioni attuali qualcosa che spicca per originalità fa sicuramente colpo sullo scaffale di una libreria.

Comunque, i libri che danno un resoconto dei posti visitati mi aiutano a sognare, a cercare di capire se quel paese mi attira o è meglio tenerlo per quando sarò una viaggiatrice più esperta, ma sempre con una punta di diffidenza, perchè la visione di chi scrive è troppo soggettiva, e condizionabile da svariati eventi, per esempio, mi ricordo della differente descrizione che Bryson dava di Edimburgo a due giorni soli di distanza: nel primo caso sembra andargli tutto storto a causa del maltempo, della scelta di un hotel troppo pretenzioso e forse di un orario di arrivo in città più tendente al notturno che serale, in realtà dopo una bella dormita, una buona ed economica colazione e qualche sorriso bendisposto della gente in strada,l'occhio che guarda può cambiare prospettiva, per questo preferisco fare la mia personale esperienza prima di giudicare.

Molto interessanti sono poi i libri che danno indicazione su come approcciarsi al viaggio, quindi che non parlano di una meta, ma di come prepararsi a stare in cammino, che quindi sono applicabili a qualsiasi destinazione. Questi libri mi fanno letteralmente montare la voglia di buttare 4 cose nello zaino e chiudermi la porta di casa alle spalle. Sono positivi, propositivi e rassicuranti e spesso sfatano luoghi comuni sui paesi del mondo su cui pesano stereotipi, che tra l' altro hanno molta presa, a mio avviso, sul popolo italiano, tipo: Colombia = cocaina\imperatori della droga = pericolo drogati dal grilletto facile, oppure una nuova nuova: Australia = Airport security = se non sei una cima in inglese e sbagli a rispondere ad una semplice domanda, ti squadrano, ti placano e ti rispediscono a casa!
Tutto ciò spinge le persone a crearsi timori insormontabili da pensare che non valga la pena provare a scoprire se siano fondati e a prediligere un genere di vacanza più dispendioso e più fasullo, rispetto alla reale possibilità di vivere un luogo anche attraverso lo scambio diretto con chi lo abita e non solo con le guide o altri turisti che ne sanno quanto noi, perchè lo hanno letto su wikipedia. Spesso ci accorgiamo che pagare di più non è per forza sinonimo di ricevere il meglio, soprattutto in fatto di viaggi: quante volte, a chi predilige organizzarsi le vacanze da solo capita di osservare con disgusto le mandrie di ominidi che scendono dai pullman nei pressi delle attrazioni turistiche? La differenza è che chi è indipendente,(a meno di non avere una tabella di marcia serrata e non modificabile,o di essere masochista) può decidere di cambiare strada e tornare a visitare quel luogo in un' ora del giorno in cui le visite guidate hanno ormai abbandonato il campo, il viaggiatore indipendente è dotato di libero arbitrio, il turista da viaggio organizzato no, deve attenersi al programma! Siamo sicuri che questa sorta di vacanza/obbligo sia quello che stiamo cercando per passare le nostre uniche due settimane di ferie nell' anno?, mi chiedevo fino a qualche mese fa. Quel che mi chiedo adesso è: chi lo dice che ho diritto a sole due settimane di ferie in un anno intero di lavoro?