mercoledì 18 settembre 2013

considerazioni


Come vive chi ha deciso finalmente che vuole partire per un viaggio a lungo termine e non per una vacanza?(termine, che brutta questa parola, perchè tutto deve sempre finire?)

Ovviamente ha due stati d' animo prevalenti:

quello galvanizzato di chi ha capito che quella è la SUA strada giusta, e quello demoralizzato dalle paure di vario genere.

Evitando di generalizzare, perchè come ci ripetono fin da piccoli ognuno di noi vede le cose in modo diverso, dirò quello che sta succedendo a me di questi tempi, visto che questo blog è nato apposta per raccontare il dietro le quinte della mia scelta e preparazione, sperando che alla fine ci sia anche un seguito a tutto questo farneticare, che culmini con la tanto agognata partenza!

Diciamo subito che il primo passo per sentirmi già in cammino è stato quello di " divorare", uno dopo l' altro libri su libri di esperienze di viaggio, sia di scrittori affermati nel genere traveller, sia da persone come me che hanno intrapreso un' avventura e deciso poi di condividerla. Ho notato in questo, che spesso si ha bisogno di un' impresa per compiere uno spostamento importante, non basta per alcuni l'idea stessa del partire, forse darsi un limite di tempo o intraprendere il viaggio a bordo di un mezzo inusuale serve ad aggiungere motivazione a contrasto dei dubbi che possono attanagliare, può catalizzare l' attenzione del protagonista su importanti aspetti organizzativi e distrarlo dalle paure che potrebbero rischiare di compromettere la partenza, forse serve per poterne scrivere dopo e vendere un prodotto un pò diverso, più accattivante; in effetti nella giungla di pubblicazioni attuali qualcosa che spicca per originalità fa sicuramente colpo sullo scaffale di una libreria.

Comunque, i libri che danno un resoconto dei posti visitati mi aiutano a sognare, a cercare di capire se quel paese mi attira o è meglio tenerlo per quando sarò una viaggiatrice più esperta, ma sempre con una punta di diffidenza, perchè la visione di chi scrive è troppo soggettiva, e condizionabile da svariati eventi, per esempio, mi ricordo della differente descrizione che Bryson dava di Edimburgo a due giorni soli di distanza: nel primo caso sembra andargli tutto storto a causa del maltempo, della scelta di un hotel troppo pretenzioso e forse di un orario di arrivo in città più tendente al notturno che serale, in realtà dopo una bella dormita, una buona ed economica colazione e qualche sorriso bendisposto della gente in strada,l'occhio che guarda può cambiare prospettiva, per questo preferisco fare la mia personale esperienza prima di giudicare.

Molto interessanti sono poi i libri che danno indicazione su come approcciarsi al viaggio, quindi che non parlano di una meta, ma di come prepararsi a stare in cammino, che quindi sono applicabili a qualsiasi destinazione. Questi libri mi fanno letteralmente montare la voglia di buttare 4 cose nello zaino e chiudermi la porta di casa alle spalle. Sono positivi, propositivi e rassicuranti e spesso sfatano luoghi comuni sui paesi del mondo su cui pesano stereotipi, che tra l' altro hanno molta presa, a mio avviso, sul popolo italiano, tipo: Colombia = cocaina\imperatori della droga = pericolo drogati dal grilletto facile, oppure una nuova nuova: Australia = Airport security = se non sei una cima in inglese e sbagli a rispondere ad una semplice domanda, ti squadrano, ti placano e ti rispediscono a casa!
Tutto ciò spinge le persone a crearsi timori insormontabili da pensare che non valga la pena provare a scoprire se siano fondati e a prediligere un genere di vacanza più dispendioso e più fasullo, rispetto alla reale possibilità di vivere un luogo anche attraverso lo scambio diretto con chi lo abita e non solo con le guide o altri turisti che ne sanno quanto noi, perchè lo hanno letto su wikipedia. Spesso ci accorgiamo che pagare di più non è per forza sinonimo di ricevere il meglio, soprattutto in fatto di viaggi: quante volte, a chi predilige organizzarsi le vacanze da solo capita di osservare con disgusto le mandrie di ominidi che scendono dai pullman nei pressi delle attrazioni turistiche? La differenza è che chi è indipendente,(a meno di non avere una tabella di marcia serrata e non modificabile,o di essere masochista) può decidere di cambiare strada e tornare a visitare quel luogo in un' ora del giorno in cui le visite guidate hanno ormai abbandonato il campo, il viaggiatore indipendente è dotato di libero arbitrio, il turista da viaggio organizzato no, deve attenersi al programma! Siamo sicuri che questa sorta di vacanza/obbligo sia quello che stiamo cercando per passare le nostre uniche due settimane di ferie nell' anno?, mi chiedevo fino a qualche mese fa. Quel che mi chiedo adesso è: chi lo dice che ho diritto a sole due settimane di ferie in un anno intero di lavoro?

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