lunedì 16 febbraio 2015

#Sydney#Australiaday#26thjanuary#stairwaytoheaven#meritocrazia#partediqualcosa#paradisiterrestri#quelcheilmondofagirar


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Sono i chilometri che separano Genova da Sydney.
Perchè Genova è la mia casa, perchè Sydney lo sarà. E io ho deciso così.



Naturalmente metto in preventivo qualche km di scarto, vale a dire che se non sarà Sydney ma Brisbane, o Cairns o Perth o una qualsiasi altra città, va bene lo stesso, l' importante è che sia Australia!
Tutta questa eccitazione è determinata dal fatto che ho ricevuto una mail di risposta davvero piacevole e positiva dal famoso australiano citato nel post precedente. Cosa che mi ha fatto avanzare di un gradino sulla scala ideale che stò salendo per arrivare al mio obiettivo. La mia personale "stairway to heaven", come cantavano i Led Zeppelin.
Perchè l'ultimo proclamo che mi sono sentita fare diceva propriò così: ".. stavolta, se Australia dev'essere, voglio entrarci dalla porta principale!", alludendo al fatto che non ho intenzione di rientrare nel paese come turista e poi trovare clandestinamente qualcosa da fare, sperando che si tramuti in una reale possibilità permanente. Non voglio arrivare in Australia da Italiana fuggiasca e disillusa come tanti che ho incontrato nel mio ultimo viaggio, che ti parlano solo di zero prospettive e di alto tasso di suicidi. Io non vivo così, io non sono da un colpo al cerchio e uno alla botte. Io sono da carte in regola e tirarsi su le maniche.
E adesso sto scrivendo questo post con quel giusto sottofondo musicale.


Gli interrogativi di questi giorni, una volta che la consapevolezza di aver osato è stata ripagata, sono molti, ovvio, alcune sono domande lecite da farsi quando ci si rende conto di trovarsi davanti ad un possibile grande cambiamento, forse il PIU' grande. Altre invece sono solo paure, freni o rimasugli delle vecchie paure, che forse neanche sono le mie, ma mi sono state trasmesse dalle mie frequentazioni più strette o dalla famiglia.
E' vero, una mail sono solo un mucchio di parole una in fila all' altra, magari ben spese, ben strutturate, ma di fatto non sono una certezza. Il fatto è che forse anche le parole di incoraggiamento bastano per cambiare vita e per decidere che si è sulla strada giusta. Dopotutto è questo che mi piace dello stile australiano di prendere la vita: positività, apertura, benevolenza. Una bella differenza rispetto al mugugno a cui siamo abituati da questa parte del pianeta!
Adesso ho appena  buttato giù un progettino per offrire i miei irrinunciabili servigi al paese che più di tutti vorrei abitare, e speriamo che il mio australiano trovi il modo per darmi una mano a concretizzarli, oltretutto mentre scrivo ricorre la giornata dell' Australia day, commemorazione del primo insediamento europeo di Port Jackson nel 1788, ora parte del porto di Sydney, a cui attraccò la prima flotta di 11 navi giunta dalla Gran Bretagna guidata del Capitano Arthur Philip. Una giornata in cui, oltre a riunirsi per festeggiare il proprio paese e la propria cultura, gli Australiani consacrano i personaggi annuali che hanno contribuito alla crescita e al miglioramento del paese, ma danno anche il benvenuto agli immigrati che sono diventati cittadini australiani.


Il mio desiderio è che il prossimo anno sia anch'io una nuova cittadina a cui dare il benvenuto, anche se il solo fatto di poter celebrare il 26 gennaio in Australia vorrebbe dire tante cose.:P
Mi sono ricordata poi, mentre facevo questo pensiero, che prima di partire avevo visto una pagina Facebook australiana, in cui gli immigrati che trasferendosi nel paese rosso avevano avuto una seconda chance, potevano caricare un video in cui ringraziavano pubblicamente il paese. Era stato molto emozionante per me vedere tante persone, di razze e religioni e culture diverse che si dichiaravano felici non solo della loro scelta, ma anche di sentirsi parte di qualcosa. Questo concetto ha molta presa su di me, non mi riferisco al patriottismo, infatti la cieca devozione e convinzione degli americani mi fa rabbrividire, e in quanto ad essere fieri di essere italiani, non mi arrischierei a fare sondaggi in giro! Tralascio volutamente la insana devozione islamica che di questi tempi crea panico e scompiglio.
Essere parte di un grande paese, giovane ma funzionale, frizzante e curioso e soprattutto aperto a nuove idee, a nuove sperimentazioni, credo mi farebbe essere fiera di abitarlo.
L'Australia non è il paradiso, questo è bene che si sappia, non si pensi di partire verso un luogo dove tutto è possibile col minimo sforzo perchè intanto lavoro ce n'è. Il principio non è quello, anche perchè se così fosse si sarebbe già riempito di gentaglia e schiene dritte, che è quello che poi è successo in Italia.


Ti sondano, ti sorvegliano, ti controllano, te e il tuo conto in banca e le tue credenziali, perchè tu presentandoti alla loro porta garantisci di chiedere asilo in cambio di accrescere il benessere del paese. Alcuni lo vedono come un brutale affronto, ma non lo è, se per un attimo lasciamo da parte le accuse di perbenismo interessato e i giudizi sterili. Vogliono essere sicuri, che tu realmente contribuisca alla crescita del paese e siccome di furbi è pieno il mondo cercano di smascherarli prima di avergli dato la libertà di beneficiare della loro ricchezza ed equità. Nè ho visti molti tornare a casa, gente che si credeva di andare a fare la bella vita, con stipendi triplicati rispetto a quelli italiani, belle case, panorami da favola e rispetto, senza aver dimostrato neanche di sapersi rifare il letto. Non è che arrivi li e la gente fa a pugni per offrirti un lavoro e una sistemazione.
Da nessuna parte è così, a parte Terminus (Walking dead 4° serie), peccato che poi l' intento è quello di scuoiarti per farne salsiccie!


 Non è impossibile, bisogna solo avere la possibilità di dimostrare di aver voglia di fare, perchè nei paesi sani, quelli che se lo meritano costruiscono il loro avvenire, gli altri restano indietro.
Chiaramente ci vuole anche un pò di culo, non a tutti capita il privilegio di poter dimostrare il loro valore, ma è anche vero che a volte le occasioni bisogna crearsele, e questo non vale solo per l' Australia. Tutti sappiamo che se vogliamo ottenere qualcosa dobbiamo lottare, imporci e crederci. Il lavoro non arriva se stai sdraiato ad aspettare. Capisco che provenendo da un paese come il nostro si faccia fatica a credere che possa esistere la meritocrazia, ma basterebbe mettere il naso fuori dall' Italia per scoprire che non troppo lontano da noi le cose funzionano diversamente: Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Scandinavia. Non c'è bisogno di fare 16.000 km per accorgersi che l' impegno paga. Quello che frena tanti italiani a mettere il naso fuori è la paura, è il rischio, l' incertezza della riuscita. Ma come diceva Merlino a Semola, il garzone che poi avrebbe estratto la spada dalla roccia nell' omonimo film Disney "..non star solo ad aspettar ciò che per caso puoi trovar, se metti buona volontà il mondo tutto ti darà, però se tu non rischierai, nulla mai rosiccherai..."


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