mercoledì 5 dicembre 2018

Angkor giorno 2: il Bayon, le mille facce sorridenti, la storia di Naga e il tramonto all’Angkor Wat



01/12/2018
È Dicembre!! Qui in Cambogia hanno gia iniziato ad esporre gli addobbi natalizi e si sentono ovunque canzoni di Natale. Ma fuori ci sono sempre gli implacabili 30 e più gradi!
Alle 8:00 precise Pon ci aspetta fuori dall’ostello e partiamo verso il giro dei Templi più conosciuti.


Ci basta vedere da lontano quanta gente sta attraversando la passerella galleggiante dell’ Angkor Wat per decidere di proseguire verso il Phnom Bakheng, che molti pare prediligano per il tramonto. In realtà, come visto ieri per il Pre Rup, il tramonto dai templi è abbastanza inutile: 1- perché sarà pure bello vedere tramontare il sole tra gli alberi seduti in massa su pietre antiche e cariche di storia, ma di fatto a me piace vedere il sole che tramonta contro il tempio, e se è pieno di gente ammassata sui gradini, che guarda nella parte opposta, l’effetto fa molto foto ricordo cinese, quindi no grazie. 2- sono una viaggiatrice atipica, lo so, ma la condivisione dello spazio con troppa gente non è nelle mie corde, non basta che il limite massimo sia di 300 persone..300 persone stipate in pochi metri sono un mucchio di gente! Lungo la strada incontriamo un gruppo di scimmiette e ci fermiamo a giocare un po’ con loro, Ariel riesce a farmi delle foto molto carine con una piccina che si è fatta prendere in braccio.


Sulla nostra sinistra inizia il sentiero che si arrampica fino al Phnom Bakheng, un sito minore, attualmente in restauro, ma molto apprezzato e bello. Lungo la salita ci supera una coppia locale in scooter con un maiale cotto allo spiedo legato dietro. Arriviamo alla base del tempio, che è  strutturato come una piramide a 7 livelli, un tempo 108 torrette erano di guardia attorno alla struttura principale, lungo i gradini e sui lati, oltre che intorno alla base, ma sono tutte crollate. C’è un bellissimo panorama tutto intorno, la foresta circonda i Templi e li rende magicamente selvaggi.


Oltre la piramide, una breve passeggiata porta ad un paio di torrette, dove i cambogiani in scooter stanno celebrando un rituale per gli dei della natura, il maiale arrostito è posato a terra su un cartone, loro pregano e versano bevande al suolo, poi tagliano il maiale in pezzi e lo offrono simbolicamente alle statue racchiuse dentro la torretta. Affrettano i gesti vedendoci arrivare, pur restando sorridenti e cordiali. Si spartiscono in maiale e se ne vanno. Quando arriviamo al Bayon, il Tempio più grande, caratterizzato da un’infinita moltitudine di volti sorridenti, decidiamo di prendere una guida per 15 Usd. L’ora e mezza trascorsa insieme si rivela davvero interessante ed istruttiva.


Bana ci racconta che il Bayon è stato l’ultimo tempio ad essere edificato ad Angkor e l’unico costruito principalmente come tempio Buddista, questo perché nel corso dei secoli dell’impero Khmer,  c’è stata parecchia confusione in merito alla religione predominante: inizialmente si celebravano gli dei della natura, (come abbiamo visto fare nel tempio precedente, confermato da Bana la guida) poi divennero Buddhisti e i templi furono arricchiti con statue raffiguranti il Buddha, alcune ci sono ancora, molte vennero distrutte, altre invece, in rilievo lungo i muri, furono tagliate e asportate quando la religione diventó induista. Le colonne sono ricche di bassorilievi rappresentanti Sciva, danzatrici Khmer e Visnu. Quando poi si fece ritorno al Buddhismo, tutto venne lasciato inalterato, la filosofia pacifista di Buddha permette che in questi templi si venerino anche gli dei Indù.


Il primo livello che visitiamo, la galleria più esterna, è ricca di bassorilievi che rappresentano varie scene della storia dei Khmer e della loro vita sociale, si possono vedere gli scontri via mare con il popolo dei Champa, cerimonie e celebrazioni con tanto di danze, il lavoro nei campi, con tanto di pigrone che dice agli altri cosa fare, divertimenti popolari come le lotte di galli o di cinghiali, la vita di casa, la cottura del pesce. I Champa sono riconoscibili dal copricapo a punta, i Khmer invece dalle orecchie lunghe, Bana dice che era simbolo di fortuna e lui ricorda che da piccolo sua mamma gli tirava sempre i lobi per farglieli allungare.


Poi i Khmer Rossi hanno diviso le famiglie, e lui è stato mandato da solo in un villaggio lontano dai suoi cari, non l’ha più rivisti ed è cresciuto coi monaci. Molti orfani sono cresciuti nei Templi, sfamati dai Monaci che li hanno anche istruiti, poi quando sono stati abbastanza grandi per lavorare hanno contribuito ad aiutare, finché ognuno ha trovato la sua strada. Adesso Bana ha una moglie e due figlie, ma gli manca non avere altri familiari all’infuori di loro. Saliamo al secondo livello, osservati dalle tante facce sorridenti di pietra, attraversiamo corridoi coperti, che ci regalano un po’ di riparo dal sole, poi arriviamo davanti alla statua di Buddha in meditazione seduto su un Naga acciambellato sotto di lui.


Bana ci racconta la bellissima storia rappresentata da questa statua: al fine di raggiungere l’illuminazione decise di meditare per 7 giorni e sette notti senza fermarsi, ma nel frattempo arrivó un monsone che portó forti venti e piogge incessanti. Egli tuttavia non smise di meditare, il suolo inizió a coprirsi d’acqua e la temperatura a scendere, così Naga, il mitologico serpente a 7 teste che generó il popolo Khmer, si acciambelló sotto di lui, elevandolo dal suolo, aprì le sue 7 teste e spruzzó fuoco per tenerlo al caldo.


Sono talmente affascinata da questa storia che subisso Bana di domande e a fine giornata, fuori dall’ultimo tempio, Ariel compra e mi regala una statuetta in legno di Naga che protegge Buddha. Dice che si vedeva che mi era piaciuta così tanto la storia e sarebbe stato bello averne un ricordo. È stato un gesto davvero carino!
Proseguiamo la nostra visita in altri tempi molto belli, Ta Keo, il Ta Phnom, con gli edifici avviluppati dalle radici degli alberi, finchè per ultimo ci teniamo Angkor Wat, quando la maggior parte dei turisti si dividerà tra i due templi indicati dalla Lonely Planet, come i migliori per vedere il tramonto.


 La passerella è sgombra e anche se c’è un po’ di gente, la situazione è molto vivibile, inoltre non c’è coda per salire alla struttura principale, da cui si gode di bellissimi panorami. Usciamo prima che il sole scompaia dietro gli alberi, per vedere le 3 torri, simbolo della Cambogia e rappresentate nella bandiera, infiammarsi di luce.


Poi lo spettacolo migliora di minuto in minuto sull’acqua del fiume che lo circonda, quando il cielo assume tonalità dal rosso al rosa. Fondo la povera Canon per immortalare ogni frazione, Ariel sicuramente è già spiaggiato sul Tuk Tuk che mi aspetta insieme a Pon. Mangiamo un piatto veloce morti dal sonno e ci diamo appuntamento all’indomani, ma senza orario. Siamo stanchi del caldo, delle buche e delle scalate degli ultimi due giorni, dedicheremo la giornata al relax.






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