lunedì 3 dicembre 2018

Del ritorno di Ariel, degli effetti dell’happy pizza e del primo giorno ai Templi di Angkor


29-30/11/2018
Fa moltissimo caldo anche oggi..siamo alla fine del mese di Novembre e il sole qui in Cambogia è decisamente più sfiancante che in Vietnam, dove si stava bene, c’era caldo ma non si aveva l’impressione di fondere In una fornace. Ieri sera, di ritorno dalla mia giornata pesantissima ho però ricevuto una bella sorpresa ad attendermi. Ariel, il mio amico Israeliano, mi ha raggiunto oltre confine per visitare Siem Reap e i templi di Angkor War insieme!
Mi ha fatto molto piacere ritrovarlo ancora, anche perché eravamo ad Ho Chi Minh City negli stessi giorni, ma tra tempeste e appuntamenti galanti con ragazze asiatiche (lui ovviamente), non eravamo riusciti a salutarci.


Andiamo quindi a cenare in un ristorante vegetariano vicino al fiume Tonle Sap, su cui si affaccia il nostro ostello e poi finiamo la serata a chiacchierare sul tetto, che ha una bellissima zona Chill out, dove rilassarsi, guardare le barche illuminate che scivolano sull’acqua, bere una birretta e sfumazzare le ultime sigarette Saigon che mi sono rimaste. Quando torno in camera mia, la singaporense dorme già e la taiwanese inizia una sinfonia di russate degne di un taglialegna. Provo coi versi, a schiarirmi la gola, a chiamarla come fosse un gatto ma ottengo solo un effetto peggiore, alla fine le sbragio un ”Ohuuuu” e per un po’ si cheta.
Il giorno dopo è l’ultimo a Phnom Penh, devo un po’ correre queste ultime tappe perché il tempo stringe, così, mentre Ariel dedica la sua giornata all’orrore dei Khmer Rossi, io gironzolo tra Stupa, Templi e il Museo Nazionale.


Il Palazzo Reale no, perché anche se indosso una grande e caldissima stola, non basta per non offendere la famiglia reale, quindi vengo rimbalzata..non ci rimango così male, in coda per entrare ci sono una tonnellata di cinesi e vecchi francesi dall’aria sperduta.
Oh, e c’è anche l’imbarcazione più lunga del mondo iscritta al Guinness dei primati! Mi dicono che se arrivavo qualche settimana fa potevo vederla scendere lungo il fiume!


Visto il gran caldo e la fatica a fare qualsiasi cosa, mi lancio dentro una Spa e mi regalo un fantastico massaggio Orientale, uno dei migliori della mia vita, il posto è bellissimo, tutto in legno scuro e tappeti di corda, mi lavano i piedi, calzo le infradito, salgo le scale mentre ascolto note rilassanti e mi sdraio su un lettino che profuma di albero, abbandonandomi alle mani della mia sapiente massaggiatrice Khmer.


Dopo più di un’ora ritorno sulla terra e con lo sguardo goduto sono pronta a riaffrontare il caldo di Phnom Penh, l’incessante offerta di Tuc Tuc e neanche me ne frega più del Palazzo Reale. Anzi, entro nel Burger King che è di strada e ordino un panino, in quella arriva Ariel, che ha avuto la mia stessa idea, siccome qui in Cambogia i ristoranti sono più cari e meno allettanti del Vietnam.
Prenotiamo lo sleeping bus notturno delle 23 per Siem Reap e andiamo a veder il tramonto sul tetto. Lui va a mangiare una pizza, ma non una normale pizza, la famosa happy pizza di cui anche le mie compagne di stanza mi parlavano stamattina, ecco spiegato perché la notte precedente una era brasata e l’altra russava come un trattore! Trattasi di pizza con semi di marijuana, disponibile in versione soft, con pochi semi, intermedia e superstrong!


Il fatto è che io mica ho associato che Ariel andava a mangiare l’happy pizza, quindi quando torna con gli avanzi me li offre, io la guardo senza capire cosa sia il condimento verdastro, penso ad una spezia di quelle orrende che solo loro possono mettere sulla pizza e ne addento una fetta. Storco il naso perché mi sembra di mangiare una pizza all’alga Nori, quella usata dai giapponesi per il Sushi, e gli chiedo “ Is it Pesto Sauce?” Lui mi guarda come se fossi cretina e mi risponde “No, weeds!”  Quando realizzo che ho appena mangiato una fetta di pizza ai semi di Marijuana strabuzzò gli occhi e  inizio a insultarlo! “Ma sei scemooooo! Io non mi drogo!” Lui mi guarda esterrefatto, dicendo che pensava avessi capito, si scusa 100 volte, ma ormai io sono già lì ad aspettare di percepire l’effetto di quella piccola microscopica fetta, che immagino mi procurerà incubi notturni, proprio stanotte che devo viaggiare in un bus, tra chissà quante persone, senza l’accesso al bagno, nè i comfort di una normale stanza in ostello!


Quando arriviamo sul bus, scopriamo che ci hanno dato due posti letto a livello inferiore, come volevamo, ma sono gli ultimi in fondo, quindi quando ci sdraiamo sentiamo il motore che gira sotto le nostre teste. Ci scappa la ridarella, forse l’ happy pizza inizia a fare effetto e cerchiamo di soffocare le risate peggiorando la situazione. Nel silenzio si sente solo noi. Iniziamo a sparare cazzate, immaginando di essere tamponati nella notte, poi arrivano i due inquilini sopra ai nostri letti: uno più grasso dell’altro!


 Riattacchiamo a ridere pensando che le strutture non reggeranno e verremo schiacchiati nella notte, poi per fortuna il bus parte e noi ci addormentiamo. Mi sveglio che ci siamo appena fermata alla stazione di Siem Reap, incredibilmente ho dormito tutto il viaggio!
Andiamo in ostello a posare gli zaini e partiamo subito a contrattare un Tuc Tuc che ci porti a visitare un po’ di templi, tra l’altro pantaloni sotto il ginocchio e maniche oltre le spalle per rispetto ai luoghi di culto!! Voglio morire!


Il meglio lo lasciamo per il giorno seguente. Oggi facciamo il giro dei misci!
Il nostro Pon ci porta in giro fin dopo il tramonto, aspettando paziente il nostro ritorno e fermandosi ad ogni richiesta. Si diverte anche a scassarci la schiena sulla strada piena di buche che porta da un tempio all’altro!


Visitiamo in tutto 6 templi, tra il sole cocente, la terra rossa che ci ricopre tutti i pori fin sopra ai capelli e la nausea del sali e scendi di scale ripidissime, cunicoli stretti, viste mozzafiato, stagni in cui si specchiano le antiche torri cerimoniali, giovani bellezze esotiche che ci sfiniscono di richieste d’acquisto della loro merce, bambini bellissimi che ci guardano diffidenti. La sera Ariel va in un posto dove si riunisce la comunità ebraica locale, io faccio un giro tra le luci colorate dell’enorme night market e poi mi butto nel letto stravolta dalla giornata.







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