martedì 10 novembre 2015

Istruzioni al viaggio - farneticazioni postume di una viaggiatrice transoceanica


Un altro viaggio è finito, un altro posto è stato esplorato. Ogni luogo conserva i suoi segreti, comunque, e il fatto che l' essere umano abbia una visione soggettiva, spesso basata sulle emozioni, oltre che sulle esperienze "qui e ora", assicura al mondo di essere sempre un bel posto da visitare, sempre nuovo agli occhi di chi lo vuole guardare, magico e sempre attuale.
D' altronde poi i viaggi modaioli non sono il mio forte, perciò non corro il rischio di prediligere mete blasonate. Che poi anche questo non è vero. E comunque, il "mio" viaggio, ovunque mi porti, sarà sempre e solo il "mio" viaggio.  E parlo volutamente al singolare, non per escludere chi ha condiviso e condividerà con me mete ed esperienze, ma perchè poi, senza tristezze e male interpretazioni, anche in coppia o in gruppo in certe cose si è da soli, e il viaggio, seppur diviso a metà, sarà comunque anche un viaggio in solitaria, introspettivo.
Meglio soli o in coppia, è la domanda che mi sentirò fare nei prossimi giorni e che mi sono già fatta durante questo mese eterno messicano.
Niente è meglio di niente. Viaggiare soli è bello, è coraggioso, è libertà di fare solo quello che vuoi tu, con i tuoi tempi e con le tue deviazioni. E' parlare con se stessi la maggior parte del tempo e diventarsi amici, riscoprirsi affini, è parlare con gli altri con estrema facilità, è necessità di dialogo, voglia di conoscere altre storie, capirle e spesso condividerle, provare ammirazione e trarre spunto senza mai allontanarsi dal proprio stile, è sapere quello che è giusto per te anche quando non sai neanche dove stai andando nè cosa farai il giorno dopo.
E' sorridere da dentro e illuminare il fuori, mentre gli altri "non viaggiatori singoli" ti osservano e non capiscono, è incrociare lo sguardo di un altro come te e ritrovarci la stessa espressione, la stessa beatitudine, e condividere un piccolo segreto di serenità e amore per tutto quello che ti circonda e che finalmente riesci ad ascoltare. Ed è quello che ricerchiamo, a tratti, quando viaggiamo in coppia e ci stacchiamo dal contatto creandoci il nostro spazio. Abbiamo bisogno di quel distacco, abbiamo bisogno di elaborare cosa vediamo, masticare le nostre sensazioni, assaporare le emozioni che ci provoca quello che stiamo vivendo. E anche se siamo in due e non c'è cosa più bella che dire all' altro " guarda che cielo, guarda che incanto..", la digestione di quel momento è solo nostra, del tutto personale.
Profondamente personale. Questo è quello che manca ad un viaggiatore singolo, qualcuno a cui dire " guarda che cielo, guarda che incanto..", ma è qualcosa che non dura, dal momento che inizi presto a dirlo a te stesso, perchè è con te che stai viaggiando. Da sempre. Ininterrottamente. Ma per assurdo lo scopri solo in quel momento. E ti piace talmente tanto che vorrai farlo ancora, finendo per chiederti se sarai mai più capace di viaggiare con qualcun altro che non sia te stesso.
Il bello di viaggiare in due è guardare l' altro e ritrovare in lui la beatitudine di cui sopra, la stessa che calma il tuo animo, che dipana il dubbio che ti assale quando pensi che il tuo ruolo sia quello di rendere il vostro viaggio indimenticabile. A tal punto da convincertene e rivestirti di un incarico che non ti compete e che dovresti invece lasciare alla natura. Lei ha il potere di stregarti, tu di saperla apprezzare. La preoccupazione che le mete che hai scelto, la tappa giornaliera, siano all' altezza delle aspettative del tuo compagno di viaggio, non ti farà godere il viaggio stesso. Ricordati sempre che non sei un tour operator e non hai a fianco un cliente esigente da soddisfare, ma qualcuno che con molta probabilità ha scelto di seguire te, prima ancora che il tuo itinerario.
Quindi saziati di quell' espressione beata che gli si dipinge in volto ogni volta che apprezza quello che vede e quando la riconosci, prendigli la mano, perchè in quel momento stà assaporando, masticando e gustando quello che avete avuto l' onore di vedere e vivere insieme, e quel tocco leggero di una mano che scivola dentro un' altra è solo e unicamente dire " eccoci qui, io e te, nello stesso posto ad emozionarci per la stessa cosa, nello stesso istante, anche se le sfumature saranno diverse".

La strada non è tua, non la conosci, tua è solo la responsabilità di mettere un piede davanti all' altro per continuare ad andare avanti, nella direzione che ti sei scelto e che ti regalerà emozioni, se solo permetterai ai tuoi occhi di guardare, al tuo naso di riempirsi di profumi e odori nuovi, alla tua mente di svuotarsi per accogliere altri ricordi. Viaggiare è un' arte, adattarsi è sopravvivere, cambiare testa, capire anzichè giudicare e accettare quello che non si può cambiare, anche il fatto di essere diversi. Il viaggio è conoscenza, non solo di ciò che esplori a passi, non solo di ciò che assaggi con la bocca, non solo di ciò che catturi con lo sguardo. E' conoscenza di se stessi in una dimensione diversa da quella in cui siamo abituati a contestualizzarci, è prendere visione dei nostri limiti ed è scoperta delle nostre capacità che abbiamo testato così poco fino ad ora, è presa di coscienza, e consapevolezza che quel traguardo superato non potrà più essere taciuto, nè dimenticato.
Ciò che si impara in viaggio non si dimentica una volta tornati a casa. E' crescita sbalorditiva di parecchi centimetri ogni volta che si trova una soluzione ad un imprevisto, e gli imprevisti spesso si rivelano opportunità. L' opportunità di sentire drizzarsi la schiena per intero per la prima volta dopo tanto tempo, nel tipico gesto di chi finalmente diventa fiero di se stesso. Viaggiare è raffrontare il proprio mondo con quello degli altri, senza fare paragoni, senza decretare un vincitore, senza sentirsi migliori, ma solo talvolta sentendosi felici per quello che si ha. A volte sognando di vivere in un posto diverso invece.
Viaggiare è sfidarsi con amore senza costringersi, è guidarsi fuori da un involucro di finte sicurezze e di necessità non necessarie, è  imparare a distaccarsi dal superfluo e ad attaccarsi all' imprescindibile, è mostrare a se stessi una certa via e scoprire che non vi si potrà più rinunciare.
Viaggiare è sapere a priori, già dal primo giorno, senza aspettare l' ultimo, che se tornassi indietro ripercorreresti esattamente le stesse strade che hai percorso e rifaresti le stesse scelte che hai fatto, perchè è grazie a questo che il tuo viaggio è stato quello che è stato, e se vorrai viverne un altro, uno diverso, potrai sempre ripartire e tutto sarà nuovo ancora una volta.Viaggiare è abbandonare un pezzo di sè in ogni parte del mondo e portarsene via molti di più. Viaggiare è rendersi conto della fortuna che abbiamo a poter fare un' esperienza del genere. Viaggiare è anche tornare, che sempre strada è. Quella di casa.




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