mercoledì 4 novembre 2015

#PuertoEscondido #Oaxaca #Mexico #mar y #sol #paradise #diadelosmuertos #fiesta

Dopo averci indottrinato a dovere sulle molteplici possibilità esplorative dei prossimi giorni, Roberto ci accompagna al terminal degli autobus dove prendiamo un autobus "Sur" diretto a Puerto Escondido. Anche questo viaggio concorre al miglior piazzamento nella categoria "colossi della strada" della edizione 2015 del "rally de Mexico". Con l' aggiunta di gocciolamento acquifero dal soffitto nei posti davanti e caldo palustre in quelli dietro. Due ore sono il limite massimo di sopportazione, poi per fortuna si scende.
L' hostal One Love sorge giallo in fronte alla spiaggia Zicatela e ci ruba il cuore da subito! Tante adorabili cabanas moderne a due piani, curate e ben arredate, ognuna dedicata ad un mostro sacro della musica degli anni 60-70..a noi capita il grande Hendrix. Il suo faccione si assicura che facciamo sonni tranquilli.
Andiamo subito alla spiaggia a vedere le onde altissime che si ripiegano su se stesse prima di infrangersi sulla sabbia nera e gialla scavando un cordolo simile al rim di un piccolo canyon da cui osservare il mare dall' alto. Sinceramente mi aspettavo che Puerto Escondido fosse una località balneare piuttosto turistica, ed invece, sarà la bassa stagione, ma potrebbe davvero essere un paradiso per cambiare vita. I prezzi sono contenuti anche nelle zone più curate, dove si presuppone che i turisti preferiscano spendere il loro tempo e i loro soldi, ma rimane pur sempre un posto da surfisti, quindi conserva il suo fascino selvatico lontano da sofisticazioni.
Passiamo le nostre giornate tra sole, spiagge e cavalloni che ci risucchiano per poi catapultarci a riva riempiendoci i costumi di sabbia morbida. La sera prendiamo un furgoncino collettivo al costo di 7 pesos per raggiungere il paseo di fronte alla lunga spiaggia della Zicatela e poi tronfi ce ne torniamo in camera passando per la spiaggia, una passeggiata tranquilla di 10 minuti, rischiarata dalla luce della luna piena, scandita dal fragore delle onde che incessantemente si arrotolano su se stesse e si allungano quasi a toccarci. Che bello vivere con i piedi accarezzati dall' acqua ogni sera, ciabatte in mano e occhi rivolti al cielo a fissare le stelle, quando l' animo è in pace e la smette di scavare tra le macerie, che poi è anche grazie a questo continuo dissotterrare se siamo capaci di altrettanta poesia di tanto in tanto..
Comunque..C'e una considerazione da fare sui MUST della vita di un Messicano, cose da cui sembrano non poter prescindere, alcune delle quali forse non per volontà loro, come la Coca Cola, dalla quale sono dipendenti peggio di un junkyman dalla sua pipetta di crack, o come gli spostamenti in autobus, non potendo scegliere tra altri mezzi a disposizione, se non i Combi, già citati, più simili a carri bestiame, ma pur sempre appartenenti alla categoria autobus...per non dire "cosi con le ruote", collettivi, di qualsiasi forma e dimensione sono la salvezza delle nostre tasche per i viaggi brevi e gli spostamenti all' interno delle città, possono presentarsi sotto forma di pulmini, di taxi, di furgoncini attrezzati con cassone posteriore, di api truccate con panche sul cassone e tendone per proteggersi dal sole.
Successivamente nella nostra lista troviamo Farmacia Similares, una sorta di parafarmacia che vende medicinali generici al grido di "misma qualidad al precio mas barato"..e solo loro sanno cosa ti ingurgiti! La Parisina, una sorta di Standa anni 80, dove trovi oggetti per la casa, tessuti, complementi d' arredo e paccottiglia varia di carta.
La Mitchoacana, catena locale tipo franchising nel campo paleteria (ghiaccioli a base di frutta vera e non solo aromi), neveria (gelati che non abbiamo avuto ancora il coraggio di assaggiare), aguas frescas, ai vari gusti di frutta.
Per la categoria Supermercati e affini troviamo OXXO, catena di piccoli alimentari spesso aperti a qualsiasi ora, o i più grandi e forniti Soriana, Bodega Aurrera e Chedraui detto Che, dove oltre alle corsie infinite di bevande di ogni tipo, il reparto rosticceria, panaderia, carniceria, dulces y pescado, ti vendono anche le moto. Tornando quindi al settore spostamenti, come non spendere due parole su Ado, "siempre primera", compagnia di bandiera nei trasporti, imbattuta nel monopolio totale degli spostamenti messicani, e a prezzi non proprio contenuti. Il fatto che sia la prediletta da locali e viaggiatori internazionali non è direttamente proporzionale alla qualità del servizio o alla puntualità delle corse, infatti spesso, per non dire sempre, l' orario di arrivo a destinazione è assolutamente a discrezione dell' autista e delle sue necessità corporali o alimentari.
Chi viaggia infatti a ridosso degli orari ritenuti consoni alla comida, deve preventivare un' ora di lasco necessaria all' autista per espletare la delicata pratica del pranzo o della cena. Quindi si raggiungerà un ristorante convenzionato, dove si attenderà che l' autista si rifocilli insieme ad altri colleghi che come per magia, sfidando le leggi del traffico e del rispetto dei tempi messicano, sono riusciti a giungere in contemporanea al luogo suddetto. La nostra epopea quindi di preventivate 10 ore di viaggio da Puerto Escondido a Oaxaca, già dipersè assurda per coprire la ridicola distanza di km 256, si trasforma in una grottesca arrampicata infinita tra curve a strampiombo, cactus che si mezclan alla vegetazione a foglie verdi, costoni di roccia che si tuffano in rios dalle acque marroni a fondo valle e un documentario-concerto di un patetico gruppo musicale della levatura di un talent show becero, che propone ininterrottamente una carrellata di brani tutti uguali tra loro, per almeno due ore. Maledette canzoni d'amore melense messicane! Non bastano le curve ad attentare al mio già provato stomaco dopo un mese di piccanterie e frijoles! Giuro solennemente che al mio regreso in patria, almeno per una settimana, in prossimità del 4° piano di un certo appartamento, ubicato in un preciso palazzo nel silenzioso quartiere di San Fruttuoso, riecheggieranno esclusivamente sonorità metal e batterie triggherate! Per Dio! E siamo persino costretti a scendere dal bus per un superficiale controllo degli zaini per mano di quattro militari ciccioni in tuta mimetica, elmetto con go-pro incorporata e mitra a tracolla come vostra cugina potrebbe portare a spasso la sua Luis Vuitton!
Ovviamente entriamo in Oaxaca che è già buio, completamente rintronati dalla televisione di bordo e resi inevitabilmente ciechi dal cellulare del vecchio seduto davanti a noi, che nel buio dell' autobus ci ha abbronzati per l' ultima mezz'ora di viaggio, oltre ad aver piallato le ginocchia di Terry per le abbondanti 11 ore necessarie alla traversata, sdraiando il sedile ad angolo ottuso.
Siamo distrutti, dopo una notte sulla terraza del One love e l' equivalente di un anno seduti in un centimetro quadrato, ci aspettano le celebrazioni del dia de los muertos. Questa sera niente trucchi, los muertos siamo noi!
Invece ci travolge una parata, tra le strade dello zocalo, tra teschi e scheletri, facce pitturate da calaveras e bambini che inscenano omicidi lungo i marciapiedi, suscitando risate o lasciando interdetti quelli che come noi sono abituati a celebrare la morte in maniera differente. Le bande suonano e picchiano sulle grancasse, cantando e incitando la gente come in un immenso e macabro carnevale. Lupi mannari, zombies, creature spaventose di ogni genere ci passano accanto, una morte con sombrero di paglia e cestino mi fissa e mi passa una mano ossuta sul collo mantenendo il suo sguardo nel mio. Tanti bambini, bellissimi, con le loro faccette pitturate, tengono il personaggio e danzano in vestiti tipici e gonnelloni piroettanti, protetti da un cordolo di ossa di cartapesta tenuto dalle madri per proteggerli ed evitare di perderli nel delirio della parata. I bambini sono il tesoro del Messico, la famiglia è sacra. Ci spostiamo verso il Pantheon, il cimitero della città dove è in atto la peregrinazione alle tombe dei defunti per ricordarli e onorarli decorando e illuminando i loro giacigli perpetui con fiori arancioni e amaranto dall' odore intenso e persistente e lumini bianchi, piccoli teschi di zucchero, bottiglie della bevanda preferita del caro estinto e alcuni dei suo piatti prediletti, cucinati con amore e poi coperti con pellicola trasparente per conservarli belli e appetitosi. Mentre vaghiamo tra tomba e tomba osserviamo gruppi di persone sedute sulle tombe che fanno salotto, bevono in compagnia e brindano al ricordo del loro compianto e al dono della vita.
Una coppia di mezza età è felice che apprezziamo il lavoro svolto per impreziosire l' abitazione del proprio defunto e ci prega di fotografarla, ci offrono uno shot di Mezcal, spiegandoci come sorseggiarlo, già che è la prima volta. Continuiamo il giro nella penombra, lasciando il sentiero per avvicinarci ad osservare altre tombe, poi arriviamo in prossimità dell' ingresso principale dove è in scena uno spettacolo teatrale sulla morte, e sulla vita e i ricordi dei defunti nell' aldilà, una specie di rappresentazione musicale, a cui partecipano cantando anche gli spettattori che uniscono il coro delle loro voci a quelle degli attori. Ci guardiamo intorno straniti nel vedere intorno a noi centinaia di persone arrampicate sulle tombe che assistono allo spettacolo.
Domande senza risposta si preparano ad invadere i meandri più reconditi della mia psiche e dei miei ricordi di bambina, quando pensavo di dovermi costringere a provare dolore alla morte di qualcuno, per non sentirmi insensibile e per paura di essere giudicata superficiale da chi quel dolore lo manifestava.
Quando nella solitudine della mia stanza mi analizzavo alla ricerca di qualche ghiandola sconnessa che non riceveva l' input cerebrale di mettersi a lacrimare e vedevo i visi contriti di chi mi veniva incontro e mi stringeva in abbracci sudati per condividere con me per pochi istanti quel dolore che in realtà non provavo. La morte, quella che mi porto addosso tra spalle, gambe, braccia, bocca e caviglie, come desiderio di vita mutevole e mai statica. Quella inevitabile. Definitiva.


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