domenica 16 settembre 2018

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01 Novembre 2017
Oggi c'è solo un bus per arrivare a Salamanca, essendo giorno di festa e quindi bisogna alzarsi presto per non rischiare di perderlo. Quando mi chiudo la porta dell' ostello alle spalle, la città è ancora avvolta nel silenzio e l' aria è più pungente dei giorni precedenti. Mi imbacucco nel cappuccio della felpa e con lo zaino mi inerpico su per la scalinata che mi porta all' acquedotto. Passo in mezzo agli archi per l'ultima volta, alzando lo sguardo alle pietre, pensando che anche questa meraviglia resterà nei miei ricordi, saluto col pensiero e come sempre mi viene da sorridere di pace e beatitudine. Ho tempo, perciò cammino fino alla stazione dei bus per prendere il diretto per Avila. Oggi è il giorno dei santi, un giorno di festa quindi i mezzi di trasporto sono ridotti all' osso.


L'unico modo per raggiungere Salamanca, mia prossima meta era questo bus alle 8 del mattino e poi un secondo in partenza da Avila. La strada che percorriamo passa attraverso i paesi e la gente che sale fa piccole tratte o va trovare qualche parente per la festività dei santi/morti. Ci sono delle bellissime facce di vecchi signori che abitano questi paesini e che salgono parlando in dialetto. Non capisco cosa dicono ma mi piace sorridere ai loro occhi buoni e ai loro berretti calcati in testa, finchè non sprofondano in qualche sedile davanti o dietro al mio. Alla stazione di Avila è tutto chiuso, quindi si può solo far pipì e aspettare la coincidenza per Salamanca, scrutando i bus già fermi alle piattaforme, per capire qual' è il mio. Non c'è un ufficio a cui chiedere, nè un tabellone con gli orari. Del resto quando ho comprato il biglietto online non era precisato l' orario di partenza, solo l' arrivo a destinazione e io non so quanto tempo occorre per coprire la distanza. Alla fine faccio crocchia con due coppie di anziani viaggiatori Australiani e quando l' autobus arriva siamo tutti più tranquilli.


Fa freddino a Salamanca, perciò, per la prima volta da settimane, tiro fuori i jeans lunghi. Ho prenotato una camera matrimoniale tutta per me in un ostello che poi si rivelerà non essere tale, ma un geniale complesso di stanze singole e doppie ad un prezzo irrisorio, all' interno di un palazzo nel centro della città. Sto al 4° piano e le mie finestre danno sul corso pedonale, ma non sento i rumori della gente..bellissimo! Chiedo lumi al simpaticissimo portiere su piatti tipici e luoghi di interesse, quindi dopo avergli strappato non poche risate in merito a pietanze a base di robe sanguinolente in concomitanza con il giorno dei morti, mi congedo e parto per la consueta visita cittadina.


Salamanca è una città universitaria, anzi, un importantissimo polo universitario, il più antico di Spagna, quindi si incontrano per le sue strade tutte le razze del mondo accorse qui a studiare. Le sedi degli atenei sono bellissimi e particolari, così come alcuni antichi palazzi come la Casa delle Conchiglie che ospita la biblioteca pubblica.

 Le mura esterne sono decorate con una texture di conchiglie in rilievo tipiche dell' ordine di San Giacomo di Santiago di Compostela, nonchè degli stessi pellegrini, infatti da qui in avanti troverò spesso incastonata nella pavimentazione stradale, la mattonella col simbolo della conchiglia che mi rammenta di trovarmi lungo una delle rute del famoso cammino di Santiago. In realtà c'è anche una seconda teoria riguardo alla facciata: il Palazzo fu ordinato e abitato dalla famiglia Maldonado de Talavera (membri come detto dell' ordine di San Giacomo di Santiago) e fu una dimostrazione d'amore di Don Rodrigo alla sua sposa Juana Pimentel, la cui famiglia aveva come simbolo nobiliare la conchiglia. Una leggenda narra che sotto una delle 300 e più conchiglie della facciata, sia nascosta una moneta d'oro. Pare anche che i Gesuiti offrirono a Maldonado una moneta per ciascuna delle conchiglie al fine di comprare la Casa e distruggerla per ottenere spazio per la costruzione della Clarecia.
 L'interno è anche più bello, un areoso cortile con archi mistilinei che poggiano su pilastri quadrati e un piano superiore ad archi ribassati su colonne in marmo, da cui si può ammirare la facciata a tre corpi della Clerecia, palazzo dell' antico Collegio dello Spirito Santo, per un secolo dimora dei Gesuiti, oggi sede dell' Università Pontificia.



Le Gargolle de las Conchas sembrano volersi staccare e prendere il volo tra espressioni contorte e mostruose. Mentre mi perdo per le strade che portano fuori dal centro storico mi imbatto nell' ennesima statua dedicata a Colombo, che con un braccio teso indica un punto imprecisato alla sua sinistra, per la verità senza guardare neanche dove stia indicando, più o meno quello che stò facendo io in questo viaggio: puntare col dito su una cartina luoghi di cui so poco o niente e andare a vedere se ne valeva la pena o meno.


 E comunque Salamanca vale assolutamente la pena, la strada si apre e diventa un gran piazzale illuminato dal sole e l' occhio si sofferma sull' imponente Convento si Santo Stefano. Giro su me stessa per avere una visione globale della piazza, altre cupole in lontananza mi chiamano come a volersi assicurare un pò della mia attenzione che rimando a più tardi, ora voglio seguire la strada che porta all' esterno della città da cui rientrerò attraverso l' antico ponte romano. Si sta bene, c'è una bella luce, un bel sole caldo e l' aria frizzantina di quando sono arrivata. Mi piace qui.



Mentre percorro il ponte con sullo sfondo le cupole di cui prima, guardo il fiume che scorre placido sotto di me, le ragazze sedute sul muretto con questo sfondo meraviglioso si raccontano le loro cose, la musicalità della lingua spagnola, mi arrampico sulla salitina che porta alla Cattedrale di Santa Maria dell' assedio risalente al XVI secolo anche detta Cattedrale Nuova, per distinguerla dalla più vecchia Cattedrale di Santa Maria del Mare, del XIII secolo, detta appunto Cattedrale Vecchia.



Le giro intorno, fotografo i suoi riccioli, le sue punte che splendono contro il cielo azzurro, il suo stile gotico, a cui sono stati aggiunti nel tempo dettagli barocchi e rinascimentali per il lungo protrarsi dei lavori, mi emoziona. Quello che invece suscita la curiosità dei visitatori non riguarda la sua ricchezza artistica e architettonica, bensì una serie di stravaganti sculture poste sulla facciata nord: alcuni animali, come una cicogna, un' aragosta, un toro, un coniglio , ma soprattutto un drago con ghigno diabolico che ha in mano un cono gelato e un astronauta con tanto di tuta, casco, respiratore e stivali!


 Ovviamente gli amanti del mistero hanno subito gridato al miracolo, in quanto gli astronauti all' epoca della costruzione non esistevano certo ( forse i draghi diabolici ghiotti di gelato si! ); le teorie aliene hanno preso il via, ma c'è una semplice spiegazione, anche se è chiaramente meno affascinante della precedente: durante i lavori di restauro del 1992 ( come da tradizione i restauri alle cattedrali spesso includono qualche iconografia dei tempi moderni)  furono scolpite queste nuove figure in sostituzione delle precedenti decorazioni del XVI secolo andate perdute considerandole un appropriato simbolo del XX secolo!




Di qui in poi è tutto un camminare a testa in su tra le stradine e i vicoletti che ospitano antichi palazzi, collegi, eleganti scritte sui muri, scorci pittoreschi. Mi cambio per la mia consueta corsetta al tramonto, girando intorno alla città, guardando il sole che incendia le cupole e le fa esplodere per pochi minuti, prima di eclissarsi e lasciar spazio alle romantiche luci della sera.





La casa de las Conchas è ancora aperta e mi regala uno degli scatti più belli del viaggio. Arrivo nella Plaza Mayor, un tripudio di luci, un quadrilatero di dorata magnificenza, mi tornano alla mente Venezia e Piazza San Marco, diverse ma con la stessa armonica atmosfera..gli angoli della bocca si alzano ancora una volta verso l'alto..



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