venerdì 7 settembre 2018

Madrid giorno 2: a zonzo tra i Barrios #madrid #espana #spagna #spain #discovering #palacioreal #lalatina #barriohuertas #lavapies #almudena #buenretiro


La mattina mi sveglio placidamente alle 10 che il sole è già alto dietro le tende del mio loculo di 10 all' Open Hostel di Calle Infantas 44. Faccio colazione con lo frutta comprata ieri al supermercato vicino e mi metto un pò d' uva e albicocche nello zaino per i languorini improvvisi. Sono decisa a vedere quanto più possibile della città, quindi per prima cosa percorro i pochi metri che mi immettono nella Gran Via e la percorro nel senso opposto a quello preso finora, che, per intenderci mi ha portato al Museo del Prado e al Parque del Buen Retiro. Quindi svoltando a destra mi ritrovo immersa nel traffico cittadino, tra negozi, caffetterie e grandi alberghi.

La percorro tutta, la Gran Via, fino ad arrivare in Plaza de Espana, dove per qualche strano fenomeno a me sconosciuto la fontana è piena di schiuma e la sua statua sembra intenta a farsi un bagno tra le bolle di sapone.
 Essendo ancora annebbiata dal sonno, in realtà non mi accorgo di essere dove sono, e manco di aggirare il pilastro che nasconde il monumento dedicato a Cervantes, per cui non vedo neanche Don Quijote e Sancho Panza a cavallo dei loro improbabili destrieri! Finisco invece nei giardini sul lato est del Palacio Real, dove mi perdo a passeggiare tra statue, fontane e alberi ombrosi; quando un' enorme scalone mi porta su Calle de Bailen mi rendo effettivamente conto di quello che mi sta davanti: l'edificio è infinitamente grande e bellissimo, sorge sulle ceneri della precedente dimora reale, e, ancor prima, dell' Alcazar Musulmana di Mohamed I, a  difendesa dall' avanzata cristiana.
Costruito interamente in pietra per volere di Re Filippo V per scongiurare futuri incendi, seguendo, pare, il modello del Bernini per il Louvre di Parigi, aveva un unico obbligo: doveva essere talmente sfarzoso da eclissare tutte le Regge d' Europa.

 Il risultato è un complesso barocco in stile italiano di circa 2800 stanze, con affreschi del Tiepolo, velluto alle pareti e porcellane. I dintorni del palazzo non sono meno imponenti, tra labirintiche siepi e un' esercito di valorose statue. Cerco di aggregarmi ad una classe elementare per capire cosa dice la guida delle statue poste sul tetto, ma fallisco miseramente il camuffamento..chissà perchè!

La facciata sud del Palacio Real si affaccia su Plaza de la Armeria da cui si scorge la Catedral de Nuestra Senora de Almudena, tanto bella ed armoniosa all' esterno, quanto anonima all' interno. Tiro dritto quindi fino alla barocca Real Basilica de San Francisco el Grande, entrando così nel Barrio La Latina e godendomi i giardini de las Vistillas e il vicino viadotto. Oltrepasso anche el Barrio Lavapies, dove nella plaza omonima assisto ad una divertentissima session musicale che oltre a ripercorrere i grandi successi dagli anni 80 ai giorni nostri, ha il merito di farmi conoscere l' allora per me ignorato gruppo portoricano dei Calle 13, poi mai più abbandonato.


Raggiungo così il Barrio Huertas dove mi concedo una pausa pranzo a base di cucina Russa al Gribok, dopo aver percoso strade intervallate da frasi di poeti e scrittori impresse sulla pavimentazione. Quando la giornata volge al termine infilo la tuta e vado a correre al Parco, sento il bisogno di stremarmi per arrivare alla notte senza più energia, o forse ne ho troppa ancora da sfogare e me ne devo liberare, fatto sta che questo posto è perfetto per lo scopo e poi è infinito e di corsa si fa prima a scoprirlo.
 Poi mi rendo sempre più conto che agli Spagnoli piace proprio stare all' aperto e il parco con le sue innumerevoli stradine che si intersecano ricoprendo un' area di quasi 120 ettari è il luogo perfetto per passeggiare, correre, andare in bici, giocare coi bambini e coi propri cuccioli. Ci sono anche tante fontane la più curiosa è quella egizia, decorata da alcune sfingi, presso la quale pare che Filippo IV avesse nascosto una grande fortuna, anche se il comune di Madrid giura e spergiura che non esista nessun tesoro, sia mai che a qualcuno venga in mente di mettersi a cercar reliquie! Mi riposo sulle panche vicino ad un bosco circolare, eretto per commemorare le vittime degli attentati del 2004, quando 4 treni regionali della capitale furono fatti esplodere in 4 differenti stazioni durante l'orario di punta. Per ciascuno dei 191 caduti è stato piantato un albero.

L'effetto è potente e calmante, carico di quei silenzi che circondano i luoghi che fanno pensare. Poi mi allontano nel buio, su per il Paseo, gettando un ultimo sguardo a las Cibeles, prima di andare a rintanarmi dietro la mia tenda, che non scosterò fino all' indomani quando sarà arrivato il momento di salutare anche Madrid.  

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