sabato 15 febbraio 2014

#Milano - Jedda comincia l' avventura

La mia ultima visione italiana è il bianco delle alpi alle spalle del complesso aeroportuale di Malpensa che incornicia la campagna verde, il cielo terso e un' ansa d'acqua azzurra che curva a zoccolo di cavallo.
Sono seduta nella prima fila di poltroncine della economy, la 30, una fila di 3 di cui una sola occupata, la mia, posto finestrino. In effetti quale altro modo per cominciare un viaggio in solitaria se non viaggiare ... in solitaria ?! L'aereo è più vuoto che pieno, check in rapido, imbarco ancora di più, davanti a me la paratia che divide le due classi, il che significa almeno un metro di comodo spazio sgombro per allungare le gambe...infilo le calzette SAUDIA, di un bel beige ittero, per un pò gli scarponcini staranno alloggiati under my seat.
Mi guardo intorno, che altro? Il simbolo della compagnia: una palma in alto al centro, due scimitarre incrociate sotto, uno spicchio di luna da sinistra a sotto...non mi piaccione le armi sulle bandiere, penso a cosa troverò atterrata a Jeddah, nelle 5h1\2 di stopover. Il sito web del paese o della compagnia aerea informava le signore di vestirsi con abiti scuri e lunghi, di non uscire dall' aeroporto se non in presenza di un coniuge o familiare di sesso maschile e possibilmente di coprire il capo, in queste settimane di preparazione dello zaino ho scelto il foulard più pacchiano che ho trovato (ovviamente non era mio, io non ho foulard trash!), un misto maculato-animalier a metà strada tra zebra,leopardo,giraffa e un qualcosa a strisce con aggiunta di pelo (sembrerebbe facocero!) su sfondo bianco, me lo invidieranno a bomba!
La prima ora è andata, ne mancano 4 ma va bene, c'è il sole, ho un divano da 3 vista mare, un paio di libri, un quaderno su cui scrivere e un sacco di luoghi da immaginare.

Aereoporto di Jeddah
la città dall' alto è un delirio di palazzi tutti uguali, tutti bianchi, qualche spiazzo con più respiro solo intorno ai luoghi di culto, sennò l' idea è claustrofobica e impersonale, quando l' aereo gira a cercare la pista, mi trovo controluce e l' effetto di costruzioni oblunghe fronte all' acqua è l'unica visione romantica di questo tramonto tra la sabbia, mentre raggiungo il terminal il sole è una palla arancione ad altezza asfalto.
In coda per scendere dall' aereo le donne si sono trasformate in fantasmi neri, ora tutte coperte salgono sullo shuttle bus.
Si entra, pochi addetti, pochi viaggiatori, capisco che è un piccolo aeroporto e 5 ore saranno molto lunghe, salgo le scale che mi portano al piano superiore dove c'è un controllo per gli uomini e uno per le donne, loro passano solo il bagaglio allo scanner, noi invece dobbiamo entrare in una stanza e farci scandagliare con il rilevatore di metalli che usano nelle prigioni, una donna si scazza, urla, lancia una tessera perchè la fanno entrare e uscire dalla stanza due volte e ha un bimbo in braccio, la guardia non si scompone, due tuniche nere mi sgattaiolano avanti approfittando della mia titubanza, poi arriva il mio turno. E' l'ora della preghiera, gli altoparlanti diffondono il richiamo. Attraverso il duty free, arrivo nella sala principale e ribadisco tra me e me che saranno 5 ore moooolto lunghe!
Che faccio che faccio..una smoking area? Ma figurati! Ok non si fuma, allora, una wi-fi zone? Naaaaa...pfffffff...e vabbè, vado in bagno..qui trovo solo fantasmi bianchi, donne asiatiche che sedute per terra nell' antibagno vestono calzini e infradito, poi entrano e fanno un bagno collettivo ai lavabi, il pavimento è coperto di acqua e loro veloci come insettini chiari con zampette rapide mi passano sotto le braccia mentre spingo la porta per entrare e tirano su le facce guardandomi dal basso..hanno i volti imperlati di gocce, mi guardano un pò interrogative, il flusso continua e io sola occidentale gigante sono sempre ferma nella stessa posa che tengo aperta la porta mentre loro approfittano ed entrano ed escono sfilandomi sotto le braccia...non vedo l'ora di andare in Giappone, penso.

Nessun commento:

Posta un commento