martedì 30 ottobre 2018

Da Chiayi a Kaoshiung, le pagode, il lago del loto e un mare di ravioli



18/10/2018
La stazione del treno di Chiayi dista una 15 di minuti di cammino dal mio ostello, la strada è semplice dice Enya del La Wa Hostel: dritta fino alla piazza circolare, con al centro il lanciatore di baseball girevole, ricordo di quando la città si appassionó allo sport grazie ai Giapponesi (voi lo sapevate che nel paese del sol levante giocano a baseball?!), ancora dritta e me la trovo davanti. Da lì prendo il treno per Kaoshiung, seconda città di Taiwan e oggi vivace metropoli artistica e ricca di parchi.


Finalmente arrivata sulla costa, mi aspetto di iniziare a sostituire i frutti di mare al maiale che mi ha decisamente stufato. Il viaggio è super piacevole e veloce, in poco più di un’ora sono alla stazione centrale da cui mi sposto in metro verso il Fly inn hostel, nuovo, pulito e centrale. Anche qui lascio le scarpe nel mio cubicolo e vado in ciabatte di gomma.


Esco di nuovo e con il treno locale raggiungo il quartiere Zuoying per vedere il Lago del Loto. Piove, perciò mi nascondo un po’ sotto gli alberi, mentre fotografo le pagode della tigre e del drago, che mi appaiono davanti in tutta la loro maestosità. Con i colori sgargianti che hanno possono risultare pacchiane, cinesate, come siamo abituati a chiamare le cose kitch, ma hanno il loro fascino e sono piene di dettagli e di cura.
La pioggia aumenta e corro dentro il Tempio Ciji, di cui le pagode sono l’estensione dal 1965, salvo poi diventare la maggiore attrazione di Kaoshiung.


Il Tempio comunque è molto bello, sui 6 portali sono incastonate le statue a grandezza umana di 12 diverse divinità, tra maschi e femmine e vorrei che qualcuno parlasse la mia lingua per spiegarmi le differenze tra loro e cosa simboleggiano gli oggetti che portano in mano. Come altrove, anche qui, davanti all’altare, ci sono i bastoni di legno, con impressi i numeri, da estrarre dal lungo vaso di rame ossidato e gli spicchi di legno da lanciare a terra, per far avverare i propri desideri. Inoltre, c’è sempre un campanaccio di legno, sdraiato su un cuscino, il tamburo appeso a sinistra e la campana a destra. Finalmente spiove e sono pronta per percorrere il ponte a zig zag che mi conduce alla bocca del drago, da cui devo entrare per invocare la fortuna. Le sue fauci mi inglobano e lungo le pareti del suo stomaco imparo la storia in immagini di un popolo oppresso, conquistato con la violenza, sottomesso.


Quando esco, dal fianco del drago, benché tutti dicano dal “chiulo”, entro nella sua pagoda di 7 piani e inizio a salire la scala a chiocciola. Ogni terrazza è una meraviglia, ci si affaccia sul lago dove si catturano bellissimi scorci degli altri Templi vicini, statue e pagode. 


Entro nella pancia della tigre ed ecco che centinaia di divinità, ognuna a cavallo di un diverso animale e con in dotazione un oggetto tipico, liberano il popolo oppresso e scacciano il tiranno. La tigre mi lascia uscire dalle sue fauci e posso camminare ammirata fino alla statua di Guanyin in groppa ad un colorato e gigantesco drago baffuto. 



Oltre arrivo attraverso un lungo ponte sull’acqua, alla pagoda rossa di Wuli, dove sciami di zanzare tentano di sbranare la mia corazza repellente. 


Adesso che è calata la luce il lago risplende di luci e riflessi sull’acqua, dal tempio arrivano i richiami del tamburo, mi avvio verso il night market per procacciarmi il cibo, poi mi viene in mente che la ragazza dell’ ostello mi ha scritto su un foglio l’indirizzo di un locale tipico dove assaggiare la specialità del luogo: quelli che da noi sono i ravioli al vapore hanno diversi nomi, diverse forme e diversi ripieni e questo locale ha un laboratorio a vista che in tempo reale repara le migliaia di dumpling, wanton, xiaolobang che vengono ordinati. Quando prenoto il mio turno ho circa mezz’ora di attesa e sono il numero 8155.


Mi danno intanto il vasto menù tra cui scegliere, per portarmi avanti e senza accorgermene è già arrivato il mio turno. Il ristorante è grande e rumoroso, ma per fortuna mi sistemano in un posto tranquillo, il servizio è elegante e professionale. 


Come in tutti i locali, anche qui il tè è omaggio della casa e i numerosi camerieri si aggirano tra i tavoli con grandi teiere, che versano da lontano, non lasciandoti mai assetato. Assaggio un po’ di tutto e concludo con due dolcetti ripieni di caldo cioccolato. 


Oggi è stata una bellissima giornata e soddisfatta posso tornare al mio loculo senza finestra.



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