domenica 28 ottobre 2018

Da Taichung al Lago del Sole e della Luna attraverso le campagne



14-15/10/2018 
Un’altra giornata all’insegna del sole e delle temperature estive mi mette il buonumore lasciando Taichung. La moderna e trafficata stazione mi attende con il suo treno locale per Ershui, da cui parte una delle quattro linee a scartamento ridotto di Taiwan. 



Il convoglio pare studiato per i bambini, infatti le carrozze colorate, che presto si riempiranno di famigliole in gita, è tutta colorata con vagoni blu e arancioni e decorata con disegni di robottini. Lasciando la cittadina di Ershui il trenino sferraglia attraverso una tranquilla campagna, lasciandosi alle spalle orti coltivati di strane piante grasse con frutti violacei (pitaya) e acquitrini. 


Le pozze sono gremite di eleganti uccelli bianchi. Passiamo Jjji, zona del l’epicentro del già nominato terremoto 921, Shuili e approda a Checheng, una graziosa stazione in legno, opera dei giapponesi, prima che venisse interamente distrutta insieme all’intero villaggio dal terremoto. Aspetto l’autobus per Shuishe, il villaggio che ospita il lago del Sole e della Luna, il maggior bacino d’acqua dolce del paese, che deve il suo nome alla sua singolare forma, con la parte principale, circolare, paragonata al Sole e il braccio occidentale, più stretto, a una mezzaluna. 


Scopro mio malgrado che nonostante sia una zona popolare, i pochi ristoranti chiudono molto presto, perciò per la prima sera mi toccherà un pasto liofilizzato acquistato all’ immancabile 7-Eleven. La mattina, col sole, esco ad affittare la mia bicicletta per percorrere tutti i 33 km del circuito lungo il lago..anche se scoprirò che non mancheranno le salite e le deviazioni sulla strada asfaltata. La prima tappa, conquistata faticosamente per aver voluto deviare il percorso, mi costerà 300 gradini bici in spalla e diverse bestemmie. Ma l’intera ora spesa a girovagare nell’immenso Tempio di We wu, mi ripagherà dello sforzo. 


La vista sul lago dai tetti sempre più alti e colorati è impagabile. Come anche i portali decorati con minuziosi rilievi lungo la collina. 



Rimonto in sella sotto il sole cocente di mezzogiorno e raggiungo il villaggio aborigeno di Itashao per rifocillarmi di tipicità locali. Dopo aver lasciato sull’asfalto il primo polmone, arrivo ai piedi della Pagoda Cihen, dove mi aspettano 570 gradini e il simpatico cagnetto Mimì. 


Dall’ alto della pagoda si gode di una stupenda vista sul Lago e della minuscola isola di Lalu, luogo sacro degli aborigeni Thao, che la considerano residenza degli spiriti dei loro antenati. Per decenni diventó metà di pellegrinaggio grazie ad un santuario con la più grande statua di Yue Lao, il Dio dei matrimoni già incontrato a Taipei. 
Ma dopo il terremoto, la statua fu spostata al Tempio di Longfong, vicino al mio ostello, sulla terra ferma e l’isola restituita ai Thao, che ora sono gli unici a poterci andare. 
Percorro gli ultimi 15 km in meno di un’ora per paura di non arrivare in tempo alla riconsegna della bici, mentre con disappunto sorpasso gruppi di pigri Taiwanesi panzoni e con le bici elettriche. 



Tento ancora una volta di presentarmi in tempo per la cena, ma alle 19:10, il ristorante che ho scelto, peraltro carissimo, mi sbatte la porta in faccia! Riesco comunque a rifocillarmi nel locale di fronte, con carne di cervo e riso cucinato alla maniera aborigena. 


Torno nella mia stanza vista lago distrutta e crollo in un sonno profondo fino alle 6:45, quando la sveglia mi tirerà giù dal letto. 

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