martedì 10 gennaio 2017

Puno, il lago Titicaca e le pacco experience #puno #lago #titicaca #peru #uros #islas #flotante #islands #time #anger #mirador



Nel giorno della nostra partenza, Arequipa ci accomiata con un bel sole e 20 gradi, ma non ci fa comunque vedere il suo vulcano Misti alle spalle della cattedrale. E' pur sempre iniziata la stagione delle pioggie perciò ringraziamo di poter godere di queste belle mattinate di sole. Ci facciamo portare da un taxi al terminal terrestre dove ci imbarchiamo su un "San Cristobal del Sur" carico di locals alla volta di Puno, al prezzo stracciato di 20Soles (circa 6€), la spavalderia del risparmio svanisce in breve quando dopo mezz'ora non siamo ancora partiti. In realtà poi, il viaggio prosegue senza intoppi nè ritardi e riusciamo persino a strappare i due posti fronte strada al piano superiore.

Ci spaparanziamo comodi a guardare la strada che corre tra colline e montagne mentre qualche vigogna bruca incurante del nostro passaggio. I nostri compagni di viaggio sono silenziosi e tranquilli, molti sono bambini, anche piccoli, eppure nessuno frigna e la cosa ci lascia sempre molto basiti.
Ci arrampichiamo ancora ad altitudini importanti mentre superiamo file e file di camion e autocisterne, scortati incessantemente dai suv della policia che con i loro lampeggianti facilitano la guida ai numerosi bus che percorrono la tratta. Piano piano il sole tramonta e tra una fermata e l' altra nel nulla, chiamata a voce mentre si percuote il vetro del conductor, arriviamo finalmente a Puno.
Il lago lo abbiamo già avvistato da tempo e quando iniziamo ad avvicinarci alla città, ci accolgono una miriade di luci arancioni che dall' alto sembrano tuffarsi nelle acque nere del lago addormentato. Troviamo un ostello gradevole e dopo aver mollato gli zaini, facciamo una passeggiata lungo la via principale per rifocillarci. Alicio osa l' impensabile e ordina un cuy chactado, una cavia d' allevamento che gli arriva fritta e splattata sul piatto con tanto di testa e denti, io mi limito ad una normalissima trota alla plancha con contorno di verdure. L' altitudine si fa sentire e stanchi morti ci trasciniamo in ostello, sotto la pioggia battente, per svenire fino all' indomani. La mancanza di persiane ci fa svegliare presto e con piacere scopriamo che fuori ci attende il sole, quale condizione migliore per una gita sul Titicaca.
Ora, non è che io voglia far polemica sullo sfruttamento del turismo da parte della popolazione degli Uros che abitano le isole flottanti, nonostante poi neanche siano più Uros perchè si sono estinti un secolo fa, ma più comuni Aymarà, il 12% della popolazione peruana, però la visita alla loro comunità, così come è concepita oggi, sa un pò di pacco. Mi spiego, perchè incorrerei altrimenti nei fraintendimenti dei soliti buonisti che appoggerebbero la crociata in favore degli indigeni, dicendo che loro si devono pur sostentare e io questo non lo discuto: innanzi tutto ci si dirige all' imbarcadero per pagare la quota minima di 10 soles per il passaggio in battello e 5soles per mettere piede sulle isole.
L' imbarcazione costeggia una delle isole che si estendono in lunghezza sulla superficie del lago, è bellissimo vedere queste distese di giuchi che galleggiano cosparse da capanne fatte dello stesso materiale, lievemente rialzate per evitare malanni reumatici, in quanto la base è molle e fradicia, le imbarcazioni attraccate tutte fatte a mano, le torrette di avvistamento e le decorazioni che abbelliscono il tutto, attracca e veniamo accolti dalla presidentessa Uros, che dopo pochi minuti di convenevoli ci informa che pagando un supplemento ci porteranno con la loro imbarcazione a visitare la laguna, sennò possiamo restare a terra.

Peccato che lo spazio calpestabile, scopriamo successivamente, essere limitato a pochi metri circondati da capanne da cui non si esce. E ci tocca stare in attesa del rientro dell' imbarcazione con quelli di noi che sono salpati. Sotto il sole cocente, senza riparo e incazzati per la fregatura, in quanto credevamo che avremmo potuto gironzolare per l'isola, dopo circa un'ora risaliamo sul nostro battello e raggiungiamo la seconda, che pare essere la capitale. Anche qui siamo limitati al quadrilatero in cui ci permettono di muoverci per i successivi 40 minuti e l' alternativa alla noia è bere una birra calda, o mangiare al loro ristorante.
Il resto è inutile e snervante attesa di quei 40 minuti che sembrano eterni, se ti scappa la pipì la fai nel lago al prezzo di un sol, sennò puoi sempre comprare la loro artesania. A nulla serve cercare di anticipare il rientro tramite una imbarcazione tale e quale alla nostra che sta abbandonando l'isola, perchè pretendono gli ripaghi l' intera tratta! Chissene frega, ci sdraiamo sul pontile a prendere il sole e ad ammirare il panorama. E' chiaro che tutta la lamentela in questione non riguarda il denaro, che a conti fatti ci si può permettere di sacrificare, quanto invece la sensazione di essere presi in giro e trattati come portafogli viaggianti, quando si sarebbe potuta trasformare in una bella esperienza, educativa e accrescitiva. Il messaggio che passa invece è ignorante e dice solo dacci i tuoi soldi oppure spreca il tuo tempo, perchè alla fine questo è stato, 3 ore del nostro tempo buttate senza ricavarne nè un bel ricordo, nè un' insegnamento su uno stile di vita a noi sconosciuto, e se me lo concedete, il mio tempo è molto importante, è la cosa più preziosa che ho e lo voglio spendere in maniera costruttiva.Comunque, pazienza, ogni avventura ha la sua "esperienza pacco", poco male. Ce ne torniamo a terra e gironzoliamo ancora un pò per Puno pianificando le prossime mete del nostro viaggio. Mentre risaliamo una delle tante strade che portano alla plaza des armas, pensiamo a quanto sarebbe bello vedere la città e il lago dall' alto, ed effettivamente sarebbe strano che non ci fosse un mirador per poterne godere...

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