giovedì 7 marzo 2019

Kurashiki l’antico villaggio Samurai e il Castello di Himeji dell’epoca Sengoku


06/03/2019

La mattina quando guardo fuori dalla finestra, mi aspetta la pioggia..tanto vale raggiungere la stazione e spostarsi verso la prossima tappa, dopo lo spettacolo di ieri sera ho cercato info sui castelli Giapponesi e ho scoperto che ce ne sono una marea, ognuno con la sua storia e le sue particolarità. Ho deciso quindi di saltare Kobe, che il castello non ce l’ha e di fare una sosta a Bakan, il quartiere storico della cittadina di Kurashiki, antico villaggio samurai del periodo Edo, che vanta edifici originali dell’epoca. Per arrivarci devo scendere a Okayama, città che da il nome alla prefettura in cui mi trovo e prendere un trenino locale per Kurashiki che impiega 15 minuti. Lascio il bagaglio nei locker della stazione e percorro gli 800 metri che mi separano dal Bakan.


La passeggiata è molto caratteristica e pittoresca, ci sono scorci molto belli, soprattutto nelle viuzze che si affacciano sui canali navigabili. Frotte di studentesse in divisa attirano l’interesse dei fotomaniaci. Me compresa. Per trovare un po’ di isolamento percorro la scalinata che porta al tempio shintoista di Achi Jinja, molto silenzioso e pittoresco.


Mentre gironzolo per le strutture, nelle quali non si può entrare, mi imbatto in una famiglia che è venuta a pregare, tutto insieme si inchinano e battono le mani due volte prima di inchinarsi nuovamente, di fronte ad un’altare dedicato a Daruma. Questa figura è molto amata dai giapponesi, perché rappresenta un monaco, realmente esistito che nacque senza braccia. Viene considerato un simbolo di tenacia e forza di volontà, per questo, quando i fedeli sono chiamati ad una prova o a superare un esame, sono soliti acquistare una statuetta Daruma venduta con un solo occhio, al quale chiedere aiuto. In caso di superamento della prova, viene disegnato il secondo occhio e la statuetta Daruma viene portata al tempio in segno di gratitudine.


Il Giappone è pieno di statuette e personaggi mitologici interessanti, mi sono imbattuta in un sito che ne elenca e descrive molti, per farsi un’idea. Alcuni venivano rappresentati anche nei cartoni animati che guardavo da bambina, altri si possono trovare raffigurati nei templi o nei luoghi del folclore locale.
https://www.google.it/amp/s/www.ohayo.it/cultura/paura-giappone-mostri-spiriti-yokai-tradizione/amp/
La pioggerellina non da tregua e verso le 4 mi metto in marcia per raggiungere la mia destinazione per la notte, Himeji, che possiede uno dei più bei castelli di tutto il Giappone, il primo sito dichiarato patrimonio dell’Umanità Unesco del paese, anche conosciuto come l’ airone bianco perché la sua struttura e il colore  ricordano la figura dell’elegante uccello in volo.


 È anche la struttura in legno più elevata del Giappone, simbolo dell’autorità e del potere del signore della regione, costruito nel periodo della tumultuosa era Sengoku, tra lotte, conquiste, tradimenti e ricchezza. Questo castello inoltre ha tante storie da raccontare, tra cui quella di Senshime, data in sposa a 7 anni ad un signore nemico per interessi politici. Quando il suo sposo fu sconfitto in battaglia e il castello dato alle fiamme, Senshime venne salvata e si innamorò del figlio del nuovo signore del castello, Honda Tadatoki con il quale riuscì a coronare un matrimonio d’amore corrisposto. Cosa assai rara a quei tempi. Ma c’è anche spazio per una storia di fantasmi. Riguarda la servetta Okiku, incolpata di aver perso un piatto di una collezione di dieci e per questo condannata a morte.


Per quanto Okiku contasse, ne mancava sempre uno, perciò venne legata e sospesa sul pozzo del giardino e calata più volte fino all’annegamento. Il suo corpo venne gettato nel pozzo e poi coperto. Ancora oggi il fantasma della povera Okiku viene avvistato vicino al pozzo, intenta a contare fino a nove per poi sparire con un urlo di rabbia. Si dice che verrà liberata dalla sua maledizione da chi riuscirà a dire 10, al termine della sua conta fino a nove.
La visita al castello è davvero interessante, persino le tegole dei tetti hanno un loro significato, riportano ben 6 diversi stemmi, appartenenti ad altrettanti signori che si sono succeduti nelle varie generazioni. Ce n’è addirittura uno con un motivo a forma di croce, parecchio inusuale da queste parti! Pare che un signore del castello fosse di fede cristiana! Quello che però mi piace di più è osservare le grandi porte, i cardini pesanti, le decorazioni in ferro, le lastre di rinforzo con il cuoricino !


E poi il castello è anche un divo del cinema: compare in diverse scene del film di James Bond “si vive solo due volte”! Quando ho i piedi bagnati ( le mie Salomon ormai, dopo Australia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Messico, Perù, Bolivia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna e qualche altro posticino più vicino a casa, sono arrivate alla fine della loro vita!) ritorno in ostello, per poi uscire a cena in infradito con 7 gradi!


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