lunedì 4 marzo 2019

Osaka: la mia porta d' ingresso per il Giappone


02-04 Marzo 2019

L' ultima sera di Kuala Lumpur mi ha visto ad un bancone di un bar in compagnia di Kelly, la mia compagna di stanza e coetanea inglese. Ci facciamo prendere cosi tanto dalle chiacchiere che una birra tira l' altra e poi in ostello facciamo la spola tra il letto e il bagno a turno, giá che uno solo ce n'é!


La mattina ho i soldi contati per la monorotaia fino a Sentral (2,50 Ringgit), una fetta di Chocolate Indulgence (9,80 RM), il biglietto dello skybus (12 RM) e una fettina di pizza col salame che tanto male non fa! Eludo il controllo del peso AirAsia, perché inspiegabilmente la mia valigia non vuole rientrare nei limiti e salgo a bordo per un infernale viaggio di oltre 6 ore tra bambini molesti che mi fanno odiare il genere umano e grasse cinesi che non stanno zitte un minuto, salvo poi addormentarsi 5 minuti prima dell' atterraggio!


Ottengo il mio adesivo giapponese di ingresso, ben oltre l' orario d'arrivo previsto e mi ritrovo sul treno che sono giá le 23. Ho paura che il mio ostello abbia perso le speranze e che chiuda il check in, quindi chiedo alla ragazza vicino a me se puó, dal suo cellulare chiamare la reception ed avvisare del mio arrivo. Dopo 10 minuti cercando di spiegarle la cosa, le faccio digitare il numero, ma si ostina a scriverlo scorretto, e invece di farmi digitare le cifre, chiama una sua amica che chissá in che modo dovrebbe risolvere la situazione.


Me la passa e spiego anche a lei del mio timore che il check in chiuda a mezzanotte, lei capisce che ho 12 anni, e si complimenta per la mia giovane etá.. sto per attraversare i circuiti del telefono per sbatterle la testa sulla scrivania che immagino abbia davanti, poi ritento, ma non mi capisce e l' altra deve scendere. Sono le 23:30, mi guardo intorno cercando un viso piú furbo. Mi ricordo di aver visto passare la capotreno, con il suo berrettino di panno verde, il completo blu, che si inchina verso la carrozza ogni volta che entra ed esce. Attraverso gli scompartimenti e ripeto la mia richiesta, ma lei dice di non avere un telefono..l' unica asiatica al mondo senza un cellulare!


Mi convinco che le regole sul lavoro siano cosí rigide in Giappone da proibirne l' uso, ma non credo. Mi avvicino ad un' altra ragazza e questa volta non solo riusciamo a comunicare, ma risolviamo la faccenda in pochi minuti. Molto piú tranquilla posso godermi il viaggio in metro fino alla mia stazione che é a 100 metri dall' ostello. Anche i conducenti della metro sono impeccabili e ordinati nella loro divisa blu e guanti bianchi, li osservo mentre spaccano il minuto tra partenze e arrivi.


A mezzanotte e mezza, con una fame da lupo sbatto i bagagli a fianco al mio letto e corro a rifocillarmi, perché il fantastico Giappone ha svariati ristorantini tradizionali aperti tutta la notte e io non vedo l' ora di scoprire cosa mi daranno da mangiare.
Quello che mi attira subito sono le lanterne bianche con le scritte nere e rosse e quelle specie di fazzoletti con gli ideogrammi che pendono davanti alla porta, come nei cartoni animati di quando ero piccola.


Non si puó non entrare, soprattutto perché la cucina sta in mezzo, circondata da 3 lati dal bancone, bello gremito di avventori che mangiano e fumano. Il ragazzo che mi accoglie ha un bel sorriso e un asciugamano marrone annodato alla testa. Mi siedo e ordino una birra e scelgo dalle figure cosa mangiare. Il primo stufato di manzo é davvero notevole, poi, per non arrischiarmi a scegliere tra i vari intestini e la pelle del pollo, prendo uno spaghetto saltato molto molto gustoso.


Soddisfatta ritorno in stanza che sono le due, fumando l' ultim sigaretta birmana del mio pacchetto di Red Ruby e rimpiangendo di non averne comprati altri per il ridicolo prezzo di 900 kyatts (0,52€). Questo finora é stato il prezzo piú basso pagato in Asia, in quanto in Vietnam le Saigon stavano a 20.000 Dong (0,75 €). In Kuala erano per lo piú brand americani a 12,50 RM (2,70€), mentre qui finora ho visto prezzi intorno ai 400¥ (3,15€).
Ovviamente il giorno dopo me la prendo con calma, anche perché qui il clima é sensibilmente diverso e bisogna prepararsi, dopo il caldo dell' ultimo mese ad affrontare i 12 gradi di Osaka.


Se l' ultima cosa che ho fatto ieri prima di dormire é stato riempirmi la pancia, non posso che iniziare la giornata allo stesso modo, quindi scoperto che a fianco alla metro c' é una specie di mercatino coperto, mi infilo in un' altro di quei micro ristorantini, con bancone e sgabelli. Anche questo é quasi pieno, due coppie stanno al banco bevendo e cialtronando. Ovviamente appena mi accomodo cala il silenzio, ma ho troppa curiositá di assaggiare questi okonomiyaki di Osaka.


Ne prendo uno con i frutti di mare, il cuoco, anche lui con il suo bell' asciugamano in testa, ha una faccia bellissima. Un nuovo cliente si siede al banco, guardo cosa ha ordinato e vedendomi incuriosita prova a spiegarmi: un trittico di seppia, peperoni e una radice. Il cuoco si mette all' opera e me ne da un assaggio.


Ordino un okonomiyaki con formaggio e verdure, il mio vicino di sinistra, giá che ho parlato con quello di destra, prende coraggio e mi chiede da dove vengo. Lo invito ad indovinare, dopo i primi due tentativi errati, indovina e parte un "oooooohhh" generale al nome "Italia". Il passo successivo é sempre quello di indovinare se sono di Roma o Milano, ma stavolta, quando dico Genova, una delle donne dice "genovese" e l' uomo dice "Pasta basyl..pesto!" Sono commossa! Il rituale elenco delle cittá italiane visitate si riduce a Milano e Venezia, ma quando nomino Firenze, loro mi rispondono "bistecca!" e allora capisco che noi, italiani e giapponesi, in fondo non siamo cosí diversi!


Il cuoco da un altro contributo tipicamente italiano: "Nakata!" dice, e l' altro gli risponde "Parma! Prosciutto!" ovviamente tutto ció con il loro fantastico accento mentre io li guardo ancora incredula. Il cuoco mi porge un piattino di zenzero insaporito, tutti mi guardano mangiare con le bacchette, mi é piaciuto, me ne regalano un pacco sottovuoto, poi le noccioline e alla fine foto ricordo!


Arigato, arigato, sayonara e ora non ho la piú pallida idea di cosa visitare. Piovicchia e pare che la zona centrale di Namba, con i suoi negozi e ristorantini sia di grande interesse. Effettivamente lo é, anche solo per il fatto che é tutto cosí diverso da quello a cui sono abituata..é tutto cosí dannatamente giapponese!! E poi, ogni profumo mi fa venire fame e questa cosa é ssssbagliata!!
Cerco di trattenermi e per contro finisco a fare shopping..qualcosa mi dice che oltre a mangiare, é una delle principali attrazioni qui in Giappone!


Il giorno dopo piove e il cielo é grigio grigio. La seconda zona centrale di Osaka, che si trovanei pressi della stazione Umeda non é niente di speciale, se non un altro ammaso di centri  commerciali su piani e piani. Mi annoio in fretta, quindi, dopo aver assaggiato il mio primo Ramen di miso, maiale e uova, anche se la giornata é brutta, decido di prendere la metro fino alla fermata Tanimachi e andare a visitare il Castello di Osaka, Tenshukaku.


Si entra in un bel parco, super ordinato e pulito, come anche le strade che ho percorso finora peraltro, e presto ci si accosta ad un alto argine di pietra. Nell' acqua nuotano le anatre, mentre sulla cima dell' argine opposto, le torrette con i tetti a punta, sorvegliano i ponti.


Oltrepassato il grande portone di ferro si entra nei giardini esterni, con piccoli e grandi templi molto caratteristici, ognuno con una corda appesa davanti all' ingresso, nei pressi la gente annoda biglietti con preghiere e desideri. Attraversando un altro ponte sopra il fossato interno e un altro portale si arriva ai giardini dove sorge il castello. Per entrare si pagano 600¥ di ingresso.



L' interno é costituito da 7 piani in cui sono esposti cimeli della famiglia del samurai Toyotomi Hideyoshi, grande generale che per primo unificó il Giappone, che lo fece costruire, tra cui abiti da battaglia, spade e rappresentazioni animate con ologrammi.


All' ottavo piano si puó uscire nel sottotetto del castello, da cui si gode di una gelida ma bella vista sulla cittá di Osaka e sui giardini con tanti pruni in fiore..certo non sono i famosi sakura, i fiori di ciliegio che animano tutto il Giappone nello spostarsi da sud a nord, ma sono belli comunque e molto apprezzati dai nipponici. Scattiamo tante foto con Cesare nonostante i 9 gradi che ci congelano le orecchie.


Poi tornando indietro, forse proprio distratta dalla ricerca di un berretto non penso più a controllare che sia sempre li a far capolino dalla tasca della mia giacca e quando arrivo in ostello e me la tolgo, mi accorgo che lui non c'é piu.. torno sui miei passi verso la metro, ma di Cesare non c' é traccia..potrebbe essere ovunque e a malincuore mi devo rassegnare all' idea di averlo perso. Addio Cesare..spero che ti trovi qualche bambino carino coi capelli neri e setosi e ti porti a casa con lui.


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