Quante cose ci sono da vedere a Kyoto! Io ho deciso di spostarmi nel pomeriggio, ma mi sveglio di buon’ora e ho tutto il tempo di andare a prendere il treno, con il railpass, per visitare il bel tempio scintoista Fushimi Inari Taisha. La fermata è Inari, una o due se si prende il locale che fa tutte le fermate. L’ingresso è proprio di fronte alla stazione. Inari è anche il nome del Dio del Riso a cui è dedicato il tempio.
Ogni tanto qualche tempio ricoperto di piccoli Torii, presidiati dalle immancabili Kitsune, le volpi messaggere del Dio Inari, dà la possibilità di prendere fiato prima di ricominciare la salita.
Mentre scendo, incontro strani personaggi che salgono al santuario. Vorrei tanto chiedere il significato dei pon pon che hanno al petto e dello strano oggetto che portano sulla fronte, ma ahimè, il giappone è meno anglofono di tutti i paesi asiatici visitati finora.
Giro alla ricerca dell’entrata est, per vedere se posso trovare qualche angolo di sentiero meno battuto, ma purtroppo è impensabile, visto il richiamo di questo luogo. Probabilmente sarebbe ideale venirci con le prime luci del giorno.
Torno a Kyoto a prendere il mio bagaglio e di nuovo sulla linea del mattino, mi accomodo sul locale per Nara. Tutte le fermate. Arrivo che ho ancora la forza di arrampicarmi fino al parco per vedere i Cervi tossici di biscotti, che terrorizzano i bambini giapponesi. Questa si, è la parte più divertente della cosa, perché può anche essere idealmente caratteristico, che 2000 cervi girino indisturbati in un parco cittadino, ma dopo pochi minuti, vedendo il grado di assuefazione che hanno nei confronti del “deer biscuit”, spacciato come loro cibo preferito (come se in natura il cervo, oltre all’erbetta tenera si cibasse di prodotti da forno di forma circolare), si perde decisamente gran parte della poesia.
Chiacchierando mi racconta che è venuta a sciare sulle Alpi giapponesi e, cosa che ignoravo completamente, pare che il Giappone sia lo spot numero uno al mondo per gli sport sulla neve, questo grazie a fiocchi molto piccoli, grazie all’acqua e grazie al vento che viene dalla Siberia, che conferisce a questa neve una sofficità unica! Parole sue! Non posso che crederci e rimanere estasiata di fronte a questi tecnicismi..io non ne sapevo niente di questo ennesimo primato giapponese!! Addirittura meglio della neve canadese, mi dice Leena!
La serata non offre altre sorprese, perciò ci si ritira nella terribile camerata mista, tra orsi che russano e pareti in legno dal rimbombo amplificato. Un vero incubo, la ciliegina sulla torta è il mio vicino di letto, che lascia suonare la sveglia un quarto d’ora e quando gli tocco un piede per farlo svegliare, lancia un urlo come se lo avessero deflorato. Sti uomini di oggi..io non so proprio..
Abbandono in tutta fretta la baracca, che per una notte mi ha ricatapultata in Birmania, quando ormai speravo di essermi lasciata alle spalle il capitolo ( lo so, è inglorioso, ma ci vorrà un po’ di tempo per somatizzare) e raggiungo la stazione, senza neanche la voglia di dare una seconda possibilità alla città, non ho neanche voglia di andare a vedere il grande Buddha di Nara, tanto mi escono da tutti i pori i Buddha! Prendo il treno per Kanazawa, senza sapere bene cosa troverò al mio arrivo. Un po’ mi allarmo quando vedo montagne innevate decisamente troppo vicine, subito scruto l’abbigliaento degli altri occupanti del vagone, per capire se stiamo andando verso un inferno polare, ma mi sembrano pure più leggeri di me. Con la vista a raggi X scruto passanti in strada per capire se hanno freddo, mi sembra tutto nella norma..non mi resta che scoprire cosa sono venuta a fare qui!
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