domenica 3 marzo 2019

Alla scoperta di Kuala Lumpur tra parchi, edifici coloniali e moschee spettacolari


27 Febbraio 2019

Dopo la bellissima serata trascorsa con Keiko, a parlare, parlare, parlare, oggi sono sola a gironzolare per KL. Come prima cosa cerco un posto per fare colazione. Quello che non manca qui sono il cibo e le boutique, o più semplicemente, i posti dove spendere denaro.


Mangiare é una necessitá, oltre che un piacere, e Kuala Lumpur, oltre ad offrire di tutto e di piú a livello di cucina, offre grandi centri commerciali in cui avere vasta scelta di tutto. Ci sono grattacieli uno a fianco all' altro pieni esclusivamente di piani e piani di negozi e ristoranti. Quindi trovare una pasticceria in stile francese é semplicissimo, c'é l' imbarazzo della scelta. Finalmente la ganache al cioccolato torna ad essere parte integrante della mia alimentazione.


Assunte le mie mille e più calorie, con una fetta di “Chocolate Indulgence”, posso prendere una metro fino a KL Sentral da cui parte il lumachissimo treno per le Batu Caves, grotte piene di statuette religiose che raccontano le vicissitudini di alcune divinitá Indú, come Rama.


Bellissime le statue colorate, come le scale che si arrampicano su una parete rocciosa dove vive una folta colonia di scimmie ladruncole. Si avvicinano di soppiatto mentre le persone sono in posa per le foto e sfilano cellulari, pass per la metro, bottiglie d'acqua. Allungo un cuoricino di stoffa ad una scimmia per vedere come reagisce, ma lo fa a pezzi per vedere se contiene qualcosa di commestibile. Il caldo é insopportabile.


Ovviamente ci deve essere qualcosa di stonato in Kuala Lumpur..pur non amando particolarmente l'aria condizionata, mi rendo conto che sarebbe impossibile vivere altrimenti. Keiko, che frequenta un master qui da un anno, dice che il tempo non cambia mai, fa sempre questo caldo asfissiante e umido.. quindi viva le metropolitane refrigerate, i ristoranti freschi e i negozi dove infilarsi quando si suda come maiali. Torno abbastanza in fretta alla stazione per riequilibrare la mia temperatura corporea e mi avvicina un ragazzo peruano con cui condivido il viaggio di ritorno. Fa un sacco ridere, é molto simpatico e viaggia in Asia suonando il suo Ukulele.


Mi racconta un pó della sua vita e passiamo qualche ora intorno al quartiere indiano, poi ci salutiamo. Il pomeriggio vado a visitare una delle icone conosciuti della cittá, simbolo del progresso economico del paese: le Petronas Twin Towers, alte 452 metri, che hanno detenuto il primato di edificio piú alto del mondo dal 1996 al 2004 e sono divenute famose in tutto il mondo, per essere comparse nel film “Entrapment” con Sean Connery e Catherine Zeta Jones.


Che dire della gente; guardandomi intorno mi rendo conto che ci sono 3 etnie predominanti: quella indiana, quella cinese e quella araba. Si vedono per strada donne con i capelli coperti o con tutto i corpo nascosto e solo gli occhi affacciati alla fessura prevista dall' abito nero che indossano. I malesi veri, non ho idea di come fare a riconoscerli! E neanche se si rechino alla moschea, al tempio indú o a quello cinese.


Anche la cucina, di conseguenza, appartiene prevalentemente alle 3 etnie prima citate, con l' aggiunta di una nuova tendenza, che ha fuso in sé ingredienti tipici di indiana e cinese e si chiama gnugna. Keiko mi porta il ad assaggiarla in un posticino carino che si chiama Old China e si trova nel quartiere di China Town, dove ci si perde tra banchetti, negozi di souvenir e profumi di ogni genere, oltre che incredibili murales..e io che credevo che l' arte di dipingere i muri fosse ad esclusivo appannaggio dei popoli latini!



Siccome la cittá é una tremenda tentazione, anche per chi come me cerca di non farsi ammaliare dallo shopping, oltre che per la gola, studio un piano di visita che mi permetta di evitare i centri commerciali come la peste. Trovandomi quindi alla fermata della metro Pasar Seni, dopo aver imboccato la via del Mercato Centrale, anch'esso pieno di deliziosi souvenirs, raggiungo Merdeka Square dove ci sono alcuni dei piu begli edifici del periodo coloniale britannico e dove venne dichiarata l' indipendenza malese dal loro dominio. Oltre alla sede bianca e rosa del Museo Tessile, il più stupefacente che si affaccia sulla piazza, é il Palazzo del Sultano Abdul Samad, un incrocio ben riuscito di stili Tudor e Moghul, su cui spiccano le cupole di rame e un campanile che ricorda il Big Ben.


Poco distante si raggiungono la vecchia stazione dei treni, che é qualcosa di incredibilmente stupefacente, con le sue torri e il biancore abbagliante e proprio di fronte un' altro edificio coloniale enorme e bellissimo, ma di colore scuro.


La vicina moschea Masjid Negara é in fermento e gremita di gente. I fedeli, tutti rivolti verso il centro della piazza, rispondono in coro a incitamenti gridati dentro ad un microfono da qualcuno di importante, perché tutto intorno si vendono fasce e magliette e sempre piu gente arriva a partecipare.


Seguendo le indicazioni per il Museo dell' arte Islamica, si raggiunge un immenso parco, dove ci si puó perdere per intere ore, tra il planetario, i giardini botanici, e parchi zoologici dove avvistare i cervi. Quando mi incammino all' interno, inizia a tuonare molto forte, nel silenzio del parco i il rimbombo dei boati, fa strillare di paura gli uccelli e altri animali nascosti nella foresta. Un lampo percorre il cielo sopra di me. Arrivo in una zona di casette di bambu, ponticelli e fiori coloratissimi sulle sponde di un lago.


Ci sono gruppi di persone che corrono, alcune con la tuta uguale, anche se di etá diverse, sono dirette da un coach che le fa saltare, correre e contare. Il caldo piano piano si ridimensiona quando si avvicina la sera, cosí é piacevole girare tra le orchidee e gli ibiscus, salendo sempre di piú fino all' estremitá nord.


Proseguo la mia marcia avvistando di fronte a me la KL Tower e le Petronas, che ora sembrano vicinissime. Anche la torre, in malese, Menara KL, sorge all' interno di un bel parco, con la foresta tutta intorno e molti sentieri tra la vegetazione, un bosco di alti bambú e divertenti ponti sospesi intervallati da torrette di avvistamento. I grattacieli spuntano tra le cime degli alberi, ma il traffico, é lontano.


Tornando verso Merdeka, dal parco, si puó attraversare il fiume, oltre il Palazzo del sultano su un pittoresco ponticello, che permette di guardare da vicino la struttura del Jabatan Warisar Negara, sede di qualche ufficio governativo, questa zona é chiamata River of Life e dá la possibilitá di osservare il lato b del Palazzo del Sultano, ma soprattutto, le fontane danzanti davanti alla Moschea Masjid Jamek, una delle piú antiche della cittá, datata 1909, mentre i microfoni richiamano alla preghiera. Getti d' acqua vaporizzata creano una fitta nebbia che avvolge il fiume e gli edifici, in un' atmosfera molto particolare.


A questo punto la giornata sará al termine e ci stará un ottimo pasto in un localino molto economico, ma gustoso e pulito. Porta il nome dei 3 proprietari, che per essere in perfetta armonia con Kuala Lumpur, appartengono alle 3 etnie predominanti: Ali, Muthu e Ah Hock, arabo, indiano e cinese. In questo "kopitiam", caffetteria malese, con 14,90 Ringgit, ovvero 3,20€, si ordina una portata principale e un Teh Ais, un the freddo con latte condensato o un Kopi, che sarebbe un caffe freddo alla stessa maniera.


Avendo ancora qualche forza residua, sarebbe bello girare la cittá dopo il tramonto, quando i grattacieli e le torri si illuminano a festa e diventano ancora piú belle, ma la necessitá di una doccia e una bella dormita sono piú incombenti. E comunque Kuala Lumpur é sempre qua, meglio tenersi qualcosa di non visto per una prossima visita, magari da estendere a tutta la penisola!

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