martedì 24 gennaio 2017

..y al final #machupicchu #maravilladelmundo #peru #andes #inca #ruines #huaynapicchu #santateresa #aguascalientes #piscinas #lomosaltado


Durante la notte la pioggia è talmente forte che Puddy, forse credendo che per allagare la stanza abbia azionato la doccia si sveglia con la faccia impastata chiedendomi cosa sto facendo, appena anche lui realizza che il nubifragio è fuori e non dentro la camera del graziosissimo Machu Picchu Packers, mi rivolge uno sguardo che si traduce in: "Minchia che sfiga, Machu Picchu sotto l' acqua no!"
Riprendiamo sonno rassegnati, inutile fare la levataccia alle 5 del mattino, meglio prendersela comoda. Ci svegliamo quindi con tutta calma alle 7.30, che tanto da quando siamo in Perù è una costante e scendiamo a far colazione. Al botteghino per prendere il ticket del bus per salire al sito (30 minuti con bus per 24 USDollari andata e ritorno a persona altrimenti 2h a piedi percorrendo la stessa strada dei bus) non c'è nessuno perciò in un attimo siamo imbarcati e partiamo. Tutto molto comodo ma troppa burocrazia, sono necessari i passaporti per comprare i tickets, poi vengono timbrati dal primo controllore e poi scannerizzati dal secondo. Facciamo la strada percorsa ieri sotto la pioggia, poi invece di seguire a destra per i binari prendiamo a sinistra su un ponte di ferro e iniziamo a inerpicarci su per la montagna facendo una strada sterrata tutta a tornanti.
 Sul lato sinistro si vedono il fiume in basso sotto di noi, il campeggio degli scoppiati che stanotte si saranno lavati per bene e tutto un corollario di imponenti montagne solitarie. Finalmente si scende e nel frattempo il cielo si apre, inizia a fare il solito caldo infernale e come al solito noi siamo troppo vestiti. In questo viaggio non c'è stata una volta che abbiamo imbroccato l' abbigliamento giusto, si può dire che nonostante le previsioni di temmperature rigide e piogge torrenziali, avremmo potuto tranquillamente partire con tutto un' altro bagaglio! Comunque, si sa che se l' avessimo fatto saremmo certamente morti di freddo.
Entriamo e dopo un breve sentiero ci troviamo davanti ad una serie di terrazzamenti agricoli, un tempo dedicati alla coltura del mais e delle patate. Una piccola abitazione con tetto di paglia ospita un lama che incurante del nostro arrivo continua a rifocillarsi nel prato, scendiamo verso il settore urbano per vedere ai nostri piedi la cittadella in tutto il suo splendore, la sella rocciosa che domina un' ansa del rio Urubamba che la ospita e Huayna Picchu, la roccia sacra alle sue spalle. Lo spettacolo toglie il fiato, più dell' altitudine che è solo 2500mt e a noi ormai ci fa il solletico, il sole illumina le costruzioni e il verde delle terrazze che degradano geometriche verso il fondovalle. Si dice che questo fosse l' ultimo avamposto Inca delle Ande, il punto di partenza per addentrarsi nella foresta, ma la teoria che si trattasse di un santuario nascosto, dimora delle vergini del sole pare prendere piede, soprattutto in base allo studio effettuato sui corpi ritrovati nel luogo che risultano per l' 80% donne.
Ci aggiriamo per le abitazioni incantati da tanta perfezione, tocchiamo ogni pietra per sentire la potenza dei secoli, ogni tanto vorrei essere come il protagonista di quel telefilm di cui non ricordo il nome, che toccava gli oggetti e aveva un susseguirsi di visioni che gli mostravano episodi accaduti nelle sue vicinanze, immagino di vedere come si svolge la vita nella cittadella come un invisibile spettatore, l'arrivo dei conquistadores, le lotte, le fughe, l' abbandono, la selva che ricopre tutto sotto una spessa coltre verde e poi il ritrovamento, seguindo le mitiche leggende della città perduta degli Inca.
E' l' ora di andare, la nostra camminata lungo i binari per tornare ad Hidroelectrica e poi sfidare la morte lungo i dirupi fino a Santa Teresa in pulmino non può attendere oltre. Ci facciamo lasciare appena dopo il ponte di ferro e dopo la foto di rito sotto il cartello che indica Machu Picchu come una delle 7 meraviglie del mondo moderno, percorriamo la scala che ci riporta ai binari, stavolta il pericolo pioggia pare scongiurato, e siccome abbiamo tempo ci fermiamo a mangiare da Dona Angelica a circa metà strada lungo i binari, un piccolo e grazioso campsite con sala da pranzo, dove in cucina due signore anziane preparano piatti tipici per i passanti come noi.
Quando arriviamo ad Hidroelectrica c'è il solito delirio di pulmini e taxi, prendiamo un combi al prezzo di 5 soles a testa e in mezz'ora siamo a destinazione senza intoppi. Il nostro hotel per la notte sembra fin troppo grande per un piccolo villaggio che di fatto è ancora in via di definizione. Probabilmente siamo gli unici ospiti e veniamo alloggiati al terzo piano, quello panoramico. Il pensiero che mi pervade, dopo aver dormito per due notti in una camera vista strada a Cusco, dove il traffico non cessa mai, aver affrontato levatacce per avvistare condor al Colca, leoni marini alle Isole Ballestas, intrapreso viaggi notturni in bus cama, aver raggiunto destinazioni ad orari improbabili, è che finalmente questa volta, ci sveglieremo naturalmente nella quiete di un piccolo pueblo. La signora ci consiglia di andare alle piscine di acqua calda distanti solo pochi minuti in combi, così finalmente tiriamo fuori i costumi e gli asciugamani pronti per immergerci nel tepore delle vasche di pietra dove già sguazzano famiglie con bambini festanti. Dopo un paio d'ore torniamo al pueblo e mi sovviene di non aver ancora stampato le carte di imbarco per il nostro volo interno del giorno seguente da Cusco a Lima.
L'indomani arriveremo troppo tardi per andare a cercare un internet point e la mattina dopo essendo Domenica forse saranno chiusi, inoltre  la Ugly Betty dell' ostello di Cusco mi ha già detto che non hanno imprimidora, perciò l'unica alternativa è l' ufficio del turismo qui a Santa Teresa, ma visto il numero di avventori quando arriviamo alle 6 è già chiuso. Ed ecco che si ripresenta la peruanità che tanto ci fa sentire piccoli: Aguila de acero, il nostro tassista che ci ha raccolto fuori dalle piscine varca la porta del retrostante ufficio del municipio, si fa dare il numero e fa tornare allo sportello l' addetto, poi un signore molto gentile ci fa accomodare alla sua scrivania tra scaffali pieni di faldoni riguardanti le opere di costruzione in atto e ci lascia con il suo pc, rispondendo ai nostri ringraziamenti con ospitalità e calore, ci dice che sono una piccola comunità ed è loro dovere mettersi a nostra disposizione, proviamo a pagare il disturbo ma non c'è verso.
Anche stavolta la fortuna è stata con noi, nel momento giusto, come quando a La Paz abbiamo incontrato Juan che ci ha caricato sul suo taxi per portarci all' agenzia di cambio quando nessuno sembrava volerci dare una mano o quando in dubbio su a chi affidarci per il tour di 3 giorni al Salar, dopo aver letto di esperienze terribili, ci è capitato in mano l' opuscolo dell' agenzia Perla de Bolivia. Detto questo, ci sediamo all' esterno di un ristorantino che affaccia, come tutti gli altri sulla strada principale di Santa Teresa, che porta alla piazza, l'unica, anche lei, come tutte le altre di ogni città visitata, chiamata Plaza des Armas. Ordino il lomo saltado più buono di queste tre settimane, l'ultimo prima del rientro. A poco a poco vediamo sopraggiungere orde di gente in tenuta da bagno di ritorno dalle fonti che si riversano nei ristoranti, torniamo in albergo ignari che di li a due ore pure il nostro silenzioso albergo fagociterà un numero imprecisato ma molto rumoroso di famiglie che cercheranno riparo dalla pioggia per la notte, tra gran spostamenti di letti, conversazioni a volumi palasportiani e passi titanici lungo le scale. E vabbè, notte più notte meno.

1 commento:

  1. OK,ancora una volta confesso che io "c'ero"..Ho letto questo articolo con il desiderio che non finisse più..!!!

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