giovedì 28 febbraio 2019

Ultimi sprazzi di Birmania, Bago e ritorno alla modernità


24-26 Febbraio 2019

Dopo due giorni di coccole, é arrivato il momento di salutare Jessica e riprendere il viaggio per l' ultima tappa birmana, la vecchia capitale Bago. Quando ci diciamo addio mi regala una lavagnetta con scritto l' alfabeto birmano da portarmi a casa, e mi fa promettere di mantenerci in contatto.
Stavolta ho prenotato per 6000 kyats un posto sul nuovissimo bus Golden Eagle di Frozen, in giro se ne vedono di tutti i tipi: Totoro, Pokemon, Capitan America..


Come sempre mi accolgono a bordo come fossi la Enfanta de Espana, e soprattutto, questo l' avevo giá notato, non mi fanno sedere nessuno vicino per farmi stare piu comoda possibile. Quando passano nel corridoio mi chiedono se va tutto bene e mi offrono acqua e coperte..poi peró, sempre gentilmente, mi dicono mezz' ora prima del previsto arrivo, che il bus non ferma a Bago, ma che devo scendere 20 km prima e pagare un taxi, che mi costerebbe il doppio del biglietto che ho pagato per raggiungere la mia destinazione. Mi oppongo. Nessuno mi ha detto che il bus non fermava a Bago, anzi, ho chiesto un biglietto per quella meta e me lo hanno venduto, perció io non scendo. Loro rimangono sorridenti, e quando si spiegano tra di loro, sembra dal tono e dall' espressione che hanno, che forse non ho tutti i torti. Ritentano di farmi scendere, ma io resto immobile.


Intanto chiamo il lodge dove ho prenotato il pernottamento, per chiedere semmai se posso cancellare. Ovviamente no, se cancello perdo i soldi e questo é l' hotel più caro di tutto il mio viaggio birmano. Dopo un pó di surriscaldamento telefonico, perché anche alla proprietaria dell' hotel racconto la mia situazione e che non voglio pagare la stanza senza averla usata, l' autobus riparte e mi confermano che mi porteranno a Bago. Chiudo la telefonata con il lodge e con una punta di colpa occidentale, mi appresto a percorrere gli ultimi 20 km.
Scendo tra salamelecchi e inchini e davvero mi chiedo come facciano ad essere cosí sorridenti e disponibili in ogni situazione. Un mototaxi mi porta all' hotel dove la proprietaria si informa di come ho gestito la situazione. Mi fa i complimenti per il mio stoicismo e per congratularsi mi offre una mountain bike gratis per il mio soggiorno.


Dice che anche lei é una leonessa perció io sono la sua sorella italiana e fará di tutto perché il mio soggiorno sia perfetto. Scopriamo di poter parlare fluentemente in spagnolo e quidi iniziamo un teatrino tra battute e cosmesi birmana, sotto gli occhi attoniti dei suoi dipendenti.
Mi sistemo nella spaziosa camera e prendo la bici alla scoperta delle viuzze di Bago. É una cittadina molto tranquilla, pianeggiante, perció é piacevole e semplice scovare pagode una dietro l' altra e anche grandi Buddha distesi.


Peró sono anche un pó satura di templi (soprattutto di dovermi togliere le scarpe per camminare tra la merda dei piccioni), perció faccio giusto un giretto e al tramonto torno in stanza a riposare e soprattutto a piallarmi la pianta dei piedi in previsione di non dover piu mettere piede a terra, senza che sia rinchiuso in almeno un centimetro di pelle o gomma o qualsiasi sia il materiale di cui sono composte le mie sudice scarpe.


Talmente sudice e indegne che decido di lasciarle in Birmania! Il giorno seguente quindi, mi accorgo che sono davvero arrivata al mio limite, quando il gentilissimo staff dell' hotel immola un dipendente perché mi conduca in scooter alla stazione, da cui penso di prendere un treno diretto a Yangon. Cosa che non succederá perché guardandomi intorno, non riusciró più a sopportare il sudiciume, l' idea di vedere bimbi piccoli seduti per terra, mezzi nudi o a sopportare mosche, zanzare, gente che scracchia e sputa, con la prospettiva di passare le prossime due ore su un vagone maleodorante tra verdura, venditori ambulanti e puzza di cesso mai lavato! L' ultima goccia é un vecchio poveraccio fuori dalla stazione, che con la scusa dei tatuaggi mi viene troppo vicino con le sue manacce. Mi allontano infastidita e torno sulla strada principale.
Compro un biglietto del bus locale che va a Yangon e mi faccio lasciare all' aereoporto, anche se sono le 16:30 e il volo ce l' ho solo l' indomani mattina alle 8:30, ma non ho davvero piú desiderio di fare nient' altro qui.


In realtá tra il tempo che impiego a fare e disfare il bagaglio, controllare che pesi i 7 kg richiesti per evitare di pagare il sovrapprezzo, cambiarmi con abiti piu pesanti e mangiare, arriva giá la sera. Poi un po leggo, un po dormicchio e un po combatto con le zanzare che incredibilmente sono più numerose della flotta aerea dell' intero aereoporto.


Alle 3 mi sveglio di soprassalto tra una nebbia puzzolente e probabilmente tossica, quando una sorta di team ghostbusters arriva armata per la disinfestazione. La gente inizia a tossire, ma nessuno esce, io invece fuggo fuori giusto in tempo per assistere alla rasatura a secco di una delle guardie posta al metaldetector.
Alle 5:30 apre il check in, sono la prima della fila, la prima a salire sull' aereo, la prima a scendere. Kuala Lumpur mi accoglie come un' oasi di modernitá dopo un eternitá medievale. É inglorioso, ma dopo un mese ne sentivo il bisogno.


Mentre osservo la selva di grattacieli avvicinarsi mi sento leggera, scaricata, nuovamente curiosa di nuove scoperte. Noto con piacere che il traffico é composto e silenzioso, nessuno suona all' impazzata, motorini non se ne vedono quasi, nessuno scracchia, nessuno mastica betel puzzolente. E poi stasera vedró Keiko, la amica giapponese conosciuta a Yangon. Stasera pizza! Qui di sicuro troverò un italiano venuto a portare soccorso ai compatrioti trasferiti o di passaggio!


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