24-26 Febbraio 2019
Dopo due giorni di coccole, é arrivato il momento di salutare Jessica e riprendere il viaggio per l' ultima tappa birmana, la vecchia capitale Bago. Quando ci diciamo addio mi regala una lavagnetta con scritto l' alfabeto birmano da portarmi a casa, e mi fa promettere di mantenerci in contatto.
Stavolta ho prenotato per 6000 kyats un posto sul nuovissimo bus Golden Eagle di Frozen, in giro se ne vedono di tutti i tipi: Totoro, Pokemon, Capitan America..
Come sempre mi accolgono a bordo come fossi la Enfanta de Espana, e soprattutto, questo l' avevo giá notato, non mi fanno sedere nessuno vicino per farmi stare piu comoda possibile. Quando passano nel corridoio mi chiedono se va tutto bene e mi offrono acqua e coperte..poi peró, sempre gentilmente, mi dicono mezz' ora prima del previsto arrivo, che il bus non ferma a Bago, ma che devo scendere 20 km prima e pagare un taxi, che mi costerebbe il doppio del biglietto che ho pagato per raggiungere la mia destinazione. Mi oppongo. Nessuno mi ha detto che il bus non fermava a Bago, anzi, ho chiesto un biglietto per quella meta e me lo hanno venduto, perció io non scendo. Loro rimangono sorridenti, e quando si spiegano tra di loro, sembra dal tono e dall' espressione che hanno, che forse non ho tutti i torti. Ritentano di farmi scendere, ma io resto immobile.
Intanto chiamo il lodge dove ho prenotato il pernottamento, per chiedere semmai se posso cancellare. Ovviamente no, se cancello perdo i soldi e questo é l' hotel più caro di tutto il mio viaggio birmano. Dopo un pó di surriscaldamento telefonico, perché anche alla proprietaria dell' hotel racconto la mia situazione e che non voglio pagare la stanza senza averla usata, l' autobus riparte e mi confermano che mi porteranno a Bago. Chiudo la telefonata con il lodge e con una punta di colpa occidentale, mi appresto a percorrere gli ultimi 20 km.
Scendo tra salamelecchi e inchini e davvero mi chiedo come facciano ad essere cosí sorridenti e disponibili in ogni situazione. Un mototaxi mi porta all' hotel dove la proprietaria si informa di come ho gestito la situazione. Mi fa i complimenti per il mio stoicismo e per congratularsi mi offre una mountain bike gratis per il mio soggiorno.
Dice che anche lei é una leonessa perció io sono la sua sorella italiana e fará di tutto perché il mio soggiorno sia perfetto. Scopriamo di poter parlare fluentemente in spagnolo e quidi iniziamo un teatrino tra battute e cosmesi birmana, sotto gli occhi attoniti dei suoi dipendenti.
Mi sistemo nella spaziosa camera e prendo la bici alla scoperta delle viuzze di Bago. É una cittadina molto tranquilla, pianeggiante, perció é piacevole e semplice scovare pagode una dietro l' altra e anche grandi Buddha distesi.
Peró sono anche un pó satura di templi (soprattutto di dovermi togliere le scarpe per camminare tra la merda dei piccioni), perció faccio giusto un giretto e al tramonto torno in stanza a riposare e soprattutto a piallarmi la pianta dei piedi in previsione di non dover piu mettere piede a terra, senza che sia rinchiuso in almeno un centimetro di pelle o gomma o qualsiasi sia il materiale di cui sono composte le mie sudice scarpe.
Compro un biglietto del bus locale che va a Yangon e mi faccio lasciare all' aereoporto, anche se sono le 16:30 e il volo ce l' ho solo l' indomani mattina alle 8:30, ma non ho davvero piú desiderio di fare nient' altro qui.
In realtá tra il tempo che impiego a fare e disfare il bagaglio, controllare che pesi i 7 kg richiesti per evitare di pagare il sovrapprezzo, cambiarmi con abiti piu pesanti e mangiare, arriva giá la sera. Poi un po leggo, un po dormicchio e un po combatto con le zanzare che incredibilmente sono più numerose della flotta aerea dell' intero aereoporto.
Alle 5:30 apre il check in, sono la prima della fila, la prima a salire sull' aereo, la prima a scendere. Kuala Lumpur mi accoglie come un' oasi di modernitá dopo un eternitá medievale. É inglorioso, ma dopo un mese ne sentivo il bisogno.
Mentre osservo la selva di grattacieli avvicinarsi mi sento leggera, scaricata, nuovamente curiosa di nuove scoperte. Noto con piacere che il traffico é composto e silenzioso, nessuno suona all' impazzata, motorini non se ne vedono quasi, nessuno scracchia, nessuno mastica betel puzzolente. E poi stasera vedró Keiko, la amica giapponese conosciuta a Yangon. Stasera pizza! Qui di sicuro troverò un italiano venuto a portare soccorso ai compatrioti trasferiti o di passaggio!
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