venerdì 16 ottobre 2015

La #septimamaravilladelmundo: #ElTerry ( y #ChichenItza despues!) #Kukulcan #quetzal #lupito #Lucìa #borracha #ninos y #perros #juegodelapelota #muerequiengana #muorechivince #sacrificios #maya #cultura #archiastrologia #pollo #paletas #LeopoldoyMarìa #LaPiazzetta

13-14 de Octubre
Llegada a Chichen Itza
Cena en Pistè
y primera visita a la ciudad de Mèrida


Dopo quasi 5 ore di autobus e due acquazzoni potenti lungo il tragitto, arriviamo a Valladolid alle 19 passate. Piove che Kukulcàn la manda, le strade sono allagate, non essendoci tombini e noi dobbiamo ancora arrivare a Pistè, dove dovrebbe attenderci una stanza confortevole al Chichen Itza hotel, sempre che non ci abbiano dati per dispersi e l' abbiano rivenduta a qualche avventore di passaggio. Prendiamo anche il bus per Pistè e il gentilissimo autista ci lascia proprio in fronte all' hotel, anche se qui non piove.

Ci aprono la porta due camareros e ci fanno accomodare in un grande atrio con tetto altissimo di travi di legno scuro, un bancone in legno ospita due receptionist e Lucia, una vecchia signora bionda con gli occhi chiari visibilmente alticcia. Ci facciamo un film articolatissimo riguardo a lei, che è l' odiatissima proprietaria dell' albergo, che ogni sera per dimenticare di essere finita ad investire il suo denaro in un buco di pueblo di cani randagi e miserabili, tracanna tequila e mezcal come se non ci fosse un domani. Ci rivolge anche un paio di domande con lo sguardo vitreo e la voce impastata, ma il concierge le ruba la scena e ci spiega che questa sera, siccome siamo belli come degli Dei Maya, avremo un upgrade gratuito e ci becchiamo una stanza a bordo piscina!


Prendiamo possesso della camera, dopodichè usciamo a cercare un posticino per la cena. Il paese è piccolino, ha una piazzetta dove si sviluppa tutta la vita del luogo, ci sono chioschetti ambulanti che preparano Tacos y Empanadas, altri di bebidas y refrescos e qualche ristorantino con sedie e tavoli di plastica e la cucina improvvisata in cubicoli di cemento a vista sotto i portici. Assaggiamo qualche altra specialità della cocina Yucateca e nel frattempo, si alternano nei pressi del nostro tavolo, bimbetti che vendono pietre scolpite con soggetti maya e cani randagi che con discrezione sperano in un boccone.

I bimbetti sono curiosi e iniziano ad interessarsi a Terry, dimenticando ben presto la loro mansione, vogliono sentirlo parlare inglese e lo incalzano perchè dica qualche parola, gli stanno intorno sorridenti e allegri, lui è a metà tra l' intenerito e il divertito. Interrogativi gli girano in testa.."dispiacersi per la loro condizione, in fondo stanno lavorando, sono solo dei bambini..o è la normalità?", ma la loro allegria lo depista.."non siamo forse noi che, abituati ad una morale diversa li rivestiamo della nostra pena? Questi bambini non sembrano infelici, o sofferenti, anzi spensierati e beneducati, quindi? Non è forse vero che se si cresce con una concezione della vita, quella per noi rimane la normalità finchè non ci scontriamo con la realtà di qualcun altro e iniziamo a paragonarle se non sono uguali alla nostra?".
Il sole completa il suo giro intorno alla terra, le stelle brillano sopra altre teste ed è nuovamente giorno. Chichen Itza ci aspetta.
In coda per il biglietto d' ingresso ci si avvicina una guida, tra tanti che lo seguiranno, offrendoci la sua conoscenza per la prossima ora, porta un cappellino e degli incredibili occhi chiari sotto la visiera, sa già di aver attirato la nostra attenzione, anche quando ci dice che il sito possiamo visitarlo comunque anche da soli, scattando foto e leggendo un opuscolo in italiano, perchè è bellissimo e vasto.
Vogliamo lui, ha quel piglio orgoglioso da scugnizzo che senza parlare ti fa capire che potresti perdere l' occasione del giorno. Non la perdiamo.

Ci racconta della nascita e dello splendore del sito con enfasi, parla di architettura e astronomia, la straordinaria capacità dei maya di trasporre nella costruzione degli edifici i riferimenti al loro calendario, di calcolare con precisione l' allineamento del sole durante i solstizi e gli equinozi, cosicchè solo una volta all' anno, nel giorno più breve e in quello più lungo, facesse capolino tra le feritoie sulla sommità della piramide creando magici effetti mistici.."l' asse della terra si stà spostando? No ès verdad, bueno si, pèro despuès tutto rrretorna alla perfecsion porquè si no non avremo màs questi effetti di luce del sol que se alìnea con esta construciòn.." o giochi di luci ed ombre per cui si assistesse alla discesa sulla terra del serpente piumato, il dio Kukulcàn.
La piramide, la costruzione più importante del sito, ha quattro lati come 4 sono le stagioni, 4 scale che portano alla sommità, che rappresentano i 4 punti cardinali, ha 91 gradini che moltiplicati per 4 i lati danno 364, più la sommità fanno 365, come i giorni dell' anno, su ogni lato ci sono 9 gradoni, divisi in 18 terrazze, che simboleggiano i 18 mesi del calendario e 52 pannelli che rapresentano il numero dei giorni secondo il ciclo maya
.." un caso? " chiede Lupito.."daaaai, yo no lo creo!" e ci invita a riflettere sull' immensa conoscenza possieduta da questa misteriosa civiltà. Io sono completamente in estasi, sento il magone che mi strizza le budella come ogni volta che i pezzi del puzzle che stò idealmente ricomponendo stessero andando tutti a posto.
Poi Lupito ci parla del Quetzàl, l' uccello sacro dei Maya, il cui verso era la voce degli dei, un segno divino, "l' uccello più bello del mundo", e io già sento un brivido per l' attaccamento alla propria cultura, crea ad arte il momento di tensione, pendiamo dalle sue labbra completamente catturati, indica la piramide, allarga le braccia e sbatte i palmi delle mani. Ogni colpo un verso di Quetzàl gli risponde, i miei occhi si inumidiscono, Terry cerca l' inghippo, ma ogni volta che Lupito batte, il Quetzàl risponde, allora anche Terry batte e il Quetzàl non fa il timido. Ci spostiamo verso i campi dove si disputava il gioco de la pelota. Due campi, uno per le partite della mattina, uno per quelle del pomeriggio, il significato stà ancora una volta nel sole che grazie al suo spostamento determinava il passaggio del tempo, proiettando l' ombra dell' anello  entro cui si cercava di far passare la palla per conquistarsi la vittoria. Due squadre, 7 giocatori per parte, non uomini qualunque, ma eroi, professionisti, uomini in grado di lanciare con un colpo d' anca una palla di 3 chili dentro un anello incastrato nel muro a 8 metri d' altezza.

Un campo di 167 metri, delimitato da due altari alle estremità in cui sedevano i nobili, Lupito ci parla della straordinaria acustica del luogo, di come i Maya fossero stati in grado di riprodurre l' eco in un territorio da cui non avrebbero neanche potuto trarre ispirazione. Cosa doveva sembrare l' eco, se non la voce degli dei? Quale motivazione migliore per dare il meglio di sè durante un gioco massacrante avevano i contendenti, se non che ad assistere alla partita ci fossero anche le sacre divinità? Ma come fare, se non ci sono nè colline, nè montagne che riproducano il suono della voce? I Maya ne sono capaci, lupito allarga ancora le braccia, batte i palmi delle mani e il suono si ripete 7 volte..il battito degli dei..forte e chiaro, come le voci del pubblico che assisteva alle competizioni veniva 7 volte riproposto dando l' impressione che anche le divinità incitassero le squadre, la palla passa dentro il cerchio, la partita è vinta, i vincitori si offrono con orgoglio agli Dei e vengono decapitati.
 Lupito nota i nostri sguardi interdetti.. "porquè a los Dìos se ofrece lo mejor, y lo mejor no es el perdente". Lungo il gradone che delimita il campo incise nella pietre le figure dei sette giocatori, bardati per la competizione con protezioni alle gambe, ai fianchi e alle braccia. Poi il capitano che viene decapitato, e dalla sua testa i fiotti di sangue si trasformano in serpenti guizzanti. Sotto l'anello di pietra è raffigurato un teschio, nella posizione di esalare l' ultimo respiro. Siamo arrivati alla fine del campo e Lupito ci mostra l' altare da sotto, con le sue decorazioni in rilievo, i resti di antichi colori sulla pietra, ci parla del Dolby, il sistema audio che consente di percepire i suoni perfettamente anche da distante.."si ahora se habla de Dolby Surround desde el nombre de sus inventor, el senor Dolby, a quel tempo se doveva hablar de Maya Surround"..pausa ad effetto, le solite braccia che si allargano e il battito dei palmi che distintamente sentiamo riprodursi a 167 metri di distanza, così come il fischio potente di Lupito e il battito di Terry che vuole sempre testare la veridicità del fatto, guadagnandosi il nuovo appellativo di Terry San Tomàs.
E' arrivato il momento di salutare Lupito, vorrei abbracciarlo per questa meravigliosa esperienza e vorrei anche abbracciare Terry per aver insistito a fare la visita guidata, perchè davvero avremmo perso un' immensa opportunità. Prendiamo il bus per Merìda, ancora un poquito de lluvia lungo il cammino, un pollo cotto sulla brace da mangiare con le mani sugli ultimi sedili in fondo al camiòn, siamo inguardabili, i Messicani hanno ribrezzo di noi, pensiamo. Disossata la carcassa alla stregua di due avvoltoi ci complimentiamo l'un l'altro e scendiamo a destinazione. Merida ci accoglie con un bel venticello fresco e i suoi portici illuminati intorno alla Plaza grande.

Passeggiamo rilassati per le piazzette, sgranocchiando ghiaccioli fatti a mano di vera frutta fresca dai colori vivaci, alla chaya, una pianta di queste parti con le cui foglie si fa una bevanda buonissima, al cocco, al mango, al kiwi. Mèrida è diversa dalle città incontrate finora, è per certi versi più europea, essendo stata fondata da Francisco Montejo, il conquistador Spagnolo, possiede chiese cristiane e una lunga via con palazzi e case imponenti in stile classico, inoltre la piazza con i portici è più vicina alla nostra architettura che non a quella centro americana.
Torniamo al nostro alberghetto italiano, di Leopoldo di Arezzo, belli felici della giornata trascorsa..stanotte abbiamo materiale a sufficienza da elaborare per fare sogni interessanti.

1 commento:

  1. Ma che meraviglia! Grazie perchè ci fate partecipi delle vostre belle emozioni. Baci

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