giovedì 8 ottobre 2015

Que viva Mexico - iguanas, mar dei caraibi, tacos y margaritas



Jueves 8 de Octobre Dosmilayquince
Cancun, Manzana 26, Super Manzana Lote 13 24 27
Ore 5 (cinco) : 15 (y quince ) de la manana.

Fuori piove e dentro i condizionatori cantano.
Approfitto di questo momento di insonnia per cominciare il racconto di viaggio messicano che finalmente si sta compiendo.
Voy a empezar..
Pensiero n.1 del 06/10 ore 5:20 - " un aereo che parte alle 10:10 da Malpensa NON è un buon orario per due che vivono a Genova!"
Pensiero n.2 de lo mismo dia, poquito mas tarde: " ma che cccce frega, siamo in ferie!!!!


Dopo circa 10 ore e 15 di volo caratterizzato per lo più da sonno e posture assurde per conciliarlo, la città di Miami, FL. , primo porto di sbarco statunitense, ci accoglie con le mille formalità doganali americane, istituite senza ombra di dubbio, per instillare nel viaggiatore che ha disposizione meno di un paio d'ore per il connecting flight, la certezza matematica che rimarrà a terra, mentre il suo volo per Cancun stà pigramente sorvolando l' Atlantico. Neanche il timido ammiccamento di Mr. Miller, il simpatico addetto al controllo dei passaporti (corredato da registrazione delle impronte digitali) della cabina 58, che non nasconde il suo rammarico nell' aver appurato che Terry NON è mio fratello, mi distoglierà dall' ansia di vedermi con il naso schiacciato contro il vetro del gate chiuso, a fissare la coda del Boing 737 che si allontana dal suolo.
E invece no, abbiamo persino il tempo per un tramezzino al tacchino refrigerato che ci blocca le funzioni vitali!
Il viaggio è breve stavolta e alle 6 del pomeriggio circa siamo a destino.


Un viaggio in bus fino al terminal in centro e mi si presenta già il primo deja vù, i cubicoli di cemento squadrati che ospitano piccoli negozi di alimentari, agenzie di cambio e paccottiglia per turisti dal cattivo gusto, i pali della luce, i taxi scarcagnati che ingurgitano clienti, hanno un' assurda somiglianza con la Tailandia, l' unica differenza è che qui non hanno i tratti orientali..anche se poi non è sempre vero!
I tassisti discutono tra loro su dove potrebbe essere ubicato il nostro appartamento, pare che le informazioni che abbiamo non siano così dettagliate perchè indicano il quartiere, la zona ma non l' incrocio delle due strade che è il riferimento che necessitano, abbiamo già capito che orientarsi non sarà facile, poi uno di loro si "illumina" e partiamo fiduciosi verso Avenida Palenque, fine della corsa: Calle Primero de Mayo. Ci accolgono i latrati di un cane color caramello che ci mette in guardia dalla terrazza della casa che costeggia la lingua di cemento che attraversa il prato che conduce alle villas. La nostra è la 27. "Poco casino", dice il perro " de donde vienes y a donde vayas!" annusa l' aria impregnata di informazioni mentre ci allontaniamo dal suo campo visivo e pare che questo gli basti, perchè ai successivi passaggi si limita a riconoscerci e a starsene quieto sul tetto da cui troneggia.

Molliamo tutto e usciamo bramosi di stuzzicherie messicane, con tutti i dubbi del caso, riguardo al mangiare o meno dai negozietti che si affacciano sul marciapiede della avenida : no cose crude, non verdura malcotta, no frutta senza buccia, no acqua non confezionata, no ghiaccio. Dopo 300 metri siamo seduti sugli sgabelli di una tienda de Tacos a gustare il nostro primo "Takinn" di farina di mais cotto sul carbone, a base di queso filante, pomodori, insalatina, peperoncini lunghi e terribimente piccanti e tante altre prelibatezze che condiamo con salse dai nomi irripetibili, tutti immancabilmente vezzeggiativi. Accompagniamo il tutto con due bevande a base di frutti.

Strinati come cocchi facciamo ritorno satolli alla nostra camera. Nel silenzio della notte, qualche ora più tardi, esco fuori a dare uno sguardo al cielo messicano, costellato di tanti piccoli occhietti luccicanti che ancora una volta non so riconoscere, ma che mi allungano le labbra in un sorriso. Ci sono. Sono di nuovo in viaggio. Rientro e sono felice di non aver svegliato Terry. Questi sono momenti da non spiegare..
La mattina il sole accende di indaco il cielo sopra la nostra casetta, c'è un corridoio tra la camera e il bagno, senza soffitto, da cui si osserva un rettangolo di cielo limpidissimo, la piccola vichinga dentro di me scalpita per andare fuori ad esplorare,  quella grande la calma con maestria: "rilassati, abbiamo un mese di tempo per vedere tutto". Di comune accordo ce la prendiamo comoda.
La mattina dopo ci avventuriamo a prendere un autobus, e scopriamo la fantastica guida degli autisti messicani, mi chiedo il perchè di tanta scarsità di piloti autoctoni nel mondo dei rally..

Una bella passeggiatina lungo la strada principale che costeggia la zona hotelera, tra cartelli ansiogeni per Terry in cui si elencano le norme comportamentali da tenere nei confronti dei coccodrilli che potrebbero infestare gli acquitrini paludosi adiacenti al marciapiedi che stiamo percorrendo..mi guarda un pò perplesso come se si aspettasse che lo rassicurassi sul riconosciuto umorismo dei messicani, preferisco non enunciare la moltitudine di indicazioni ben peggiori incontrate nel mio peregrinare australiano, sia mai che un giorno esprima il desiderio di visitare anche quel mondo là..!

Intanto qui fa il primo incontro ravvicinato con le Iguanas, che immobili e incomprensibili ci guardano oltrepassarle all' ombra degli alberi. Ci fermiamo a Playa de las Perlas dove c'è una fine sabbia bianca, degli ombrelloni di legno e paglia sparsi qua e la ad uso gratuito di chi vuole schermarsi dal caldo sole caraibico e il mare con l' acqua più calda che abbia mai sentito. Terry rimane a mollo per un numero di ore imprecisato. Mi si sdraia accanto rugoso come Benjamin Button all' uscita dall' utero!
Il pomeriggio prosegue tra sospiri di beatitudine, qualche capatina ad esplorare le casette che si affacciano sulla spiaggia, alcune con scivoli che dalla porta finestra della camera ti allungano fin dentro alla piscina, per gente che fatica a svegliarsi, altre con statue a grandezza naturale di Poseidone piazzate sul poggiolo del primo piano.

Sulle nostre teste piccoli pterodattili in miniatura si stagliano neri contro un cielo indaco, due venditori di mandarini e pepitos attraversano la spiaggia, i bambini mangiano in acqua empanadas e rape rosa. Gli alberi dai rami ritorti reggono le amache colorate. Si dondola.
Il silenzio impera fatta eccezione per un sottofondo di musica tradizionale messicana, molto piacevole, gentilmentelmente offerto dalla limpiadora dei servizi igienici alle nostre spalle, che adagiando il suo smart phone sul ripiano del lavandino di ceramica del cesso (ahhhh come mi piace inserire una parola "vulgaris" in mezzo alle altre!) dei disabili, crea inspiegabilmente una cassa di risonanza tale da allietare la piccola spiaggia!

Rincasiamo per darci una sistemata prima di affrontare la Cancun Turistica, quella dei beceri americani in vacanza con gli appetiti da soddisfare, grandi mangiate, clichè ignoranti sui costumi locali, baracconi danzerecci alcolici corredati di raggi laser e schiuma party, personaggi creati dalla vicina macchina da soldi hollywoodiana in giro per le strade a posare in cambio di spiccioli. Un altro deja vù, sono tornata a Patong (Thailand), lungo lo stroll dei locali notturni, dove centinaia di procacciatori vendono i ping pong show come ultima frontiera dello spettacolo per turisti, le palline da ping pong non sono le uniche protagoniste della questione..

Viaggiare è anche vedere come viaggiano gli altri, buttare un' occhio su cosa si aspetta la gente dai posti che sceglie come meta per qualche giorno all' anno. Poi decidere cosa ci si aspetta dal proprio e in quale modo spendere tempo e denaro.
Ci facciamo quindi servire un margarita all' aperto direttamente dalla capoccia del camarero, assaggiamo qualche altra tipicità, Terry è già andato dopo una Sol, birra simil corona della gradazione alcolica del 4,2%.
Il frastuono dei clubs lo risveglia dal torpore e come un bambino in un immenso parco giochi gira la testa in ogni direzione per fare indigestione di immagini e stramberie, gli alti volumi delle hits che hanno già accompagnato la nostra ormai conclusa estate, impazzano qui dove l' estate è alle porte..all we need is somebody to lean on! eeh ooh eeh ooh eeh ooh eeh ooh". Come due cyborg a corto di carica, il nostro corpo, da perfetto orologio qual'è, si ricorda che a casa nostra a quest'ora si spengono le luci e senza possibilità di opporsi inizia la fase dello spegnimento. Il seguente viaggio in autobus è tutto un ciondolare di teste su colli che vorrebbero abbandonarsi al tocco del cuscino, i miei occhi rifiutano di rimanere aperti e il mio cervello se ne frega se potrei risvegliarmi a Tulum una volta giunti al capolinea.

Fortuna che Terry conserva un briciolo di energie per localizzare la fermata più vicina al nostro incrocio e trascinandomi come un carrello della spesa con le rotelle storte, mi tira giù dall' autobus mentre gli verso addosso anche l' ultimo residuo di acqua rimasta nella bottiglietta privata del tappo, lui ignaro si tocca i pantaloni e si annusa le dita terrorizzato dalla possibilità di essere stato "spisciazzato" dal suo vicino sul bus. Non apro neanche gli occhi, vado a traino, un rimorchio di 56 chili, nella calura della notte messicana.



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