mercoledì 6 febbraio 2019

Mandalay part 2: l' antica capitale Mingun via fiume, il tramonto sull' U bein bridge e la poesia del libro piú grande del mondo




4 Febbraio 2019

Questa mattina alle 8, io e Bugra ci siamo incontrati sul tetto dell'ostello per la colazione, dopodiché abbiamo chiamato un Grab, i taxi economici che si usano in Asia del Sud, per farci portare al molo dove prendere il battello per Mingun delle 9, l'unico della giornata, almeno per noi stranieri. La mattina fino alle 9 fa freschetto di questa stagione, ma il resto della giornata é caldo secco. Ci siamo fermati sulla sponda del fiume Irrawaddy, dove molte imbarcazioni colorate si stavano rifornendo di merci. Una lunga coda di persone aspetta di fare il ticket per salire a bordo e siccome l' orario si avvicina, molti hanno iniziato a dubitare di riuscire a imbarcarsi, ma guardandosi intorno era facile capire che essendo una coda solo per stranieri, non sarebbe partito nessuno finché l' ultimo biglietto non fosse stato venduto.
Prezzo stranieri 5000 kyats a/r.


Ben oltre le 9:30, una parte di noi viene mandata poco piu avanti, verso una barca, un ungherese perde le staffe per il ritardo, ma subito ci viene detto di scendere lungo il ripido pendio di terra battuta che porta all' asse di metallo che fa da passiera per salire sul battello. Prudentemente si cerca di non scivolare e ci si appoggia al corrimano di bambu tenuto alle due estremitá da due ragazzi dell' equipaggio. Il ponte dell' imbarcazione é pieno di sdraio di legno dove ci accomodiamo.


Poi finalmente la crociera ha inizio. Il panorama sul fiume é molto bello, qualche piccola lancia di legno ci viaggia accanto. Sulla sponda destra c' é una lunga lingua di sabbia con qualche barca attraccata, qualche capanna e piu avanti, un macchinario che estrae la sabbia dal fondo del fiume e lo risputa verso la terraferma. Sulla sponda sinistra alcune donne fanno il bucato, qualche contadino lavora nelle coltivazioni di cavoli, qualche bue ara la sabbia limacciosa.


Attracchiamo a Mingun e sulla sponda ci sono gia le donne con vestiti coloratissimi che ci aspettano per vendere la loro merce e gli uomini seduti a cassetta su carrozze trainate da mucche, con la scritta taxi fatta a mano. Ci mettiamo di nuovo in coda per pagare la tassa di ingresso di 5000 kyats. L' unico battello per il ritorno é alle 13.
Dopo una breve salita incontriamo una pagoda bianca, io e Bugra ci perdiamo a fotografare e dietro la pagoda scopriamo una scalinata che degrada sulla spiaggia fiancheggiata da 4 file di statue bianche. In fondo alla scala due grandi leoni bianchi stanno di guardia. Il blu del cielo e l' intensitá del sole fanno risaltare lo scenario.


Pochi passi oltre la pagoda si vede gia spuntare sulla destra il Pahtodawgyi, ovvero la base di un' immensa pagoda che avrebbe dovuto misurare 150 metri d' altezza, ma che fu abbandonata a causa di un terremoto che la fece collassare in piu punti. Le grandi crepe che si aprono lungo tutta la struttura e sopra i portali sono peró talmente belle da renderla una attrazione molto affascinante.


I due lati della strada maestra di Mingun sono un susseguirsi senza fine di bancarelle dove si vendono casacche, gonne e cappelli di legno, oltre a tantissime marionette appese agli alberi che girano sotto le fronde.
Sula sinistra, quel che resta di un leone di pietra gigante, solo il sedere con la coda ben visibile. Qualche passo ancora e incontriamo una campana enorme.


Stupidamente ne io ne Burga abbiamo ricordato di informarci a dovere sulle attrazioni di Mingun e cosi, manchiamo di visitare uno dei motivi per cui entrambi siamo in Birmania: Hsinbyume Pagoda, un tripudio di bianche onde, rappresentanti le sette catene montuose che salgono verso il Monte Meru, che nella mitologia Buddista si trova al centro dell' universo. Mangiamo invece un gelato insapore e torniamo con anticipo sulla sponda del fiume per risalire sul battello. Ovviamente ce ne accorgiamo a sera inoltrata e ci intristiamo per tutta la cena.


Prima di questo peró, ritorniamo a Mandalay, ci aggiriamo tra i profumi e i colori del mercato dei fiori e pranziamo con insalate tipiche birmane, a base di mango, papaya, foglie di the e altre delizie.
Passeggiamo sul lungo fiume guardando le mura sud del palazzo reale e sostiamo in ostello per un' oretta, prima di raggiungere la provincia di Amarapura e U Bein bridge, il ponte in Teak piú lungo del mondo, costruito 2000 anni fa per collegare le rive del Lago Taungthaman.


Scendiamo dal nostro tuk tuk pagato 8000 kyats a/r e ci dirigiamo sulla riva fangosa, dove condividiamo una barca (20.000 kyats) con una coppia di signori cinesi molto simpatici. Il barcaiolo rema fino al centro del lago e si affianca ad altre barche colorate, il sole inizia a calare e osserviamo affascinati lo spettacolo delle silhoutte di persone e monaci che attraversano il ponte.


La luce del sole diventa sempre piu morbida e colora di arancione le acque calme del lago. Qualche barca ci sfila davanti regalandoci scatti bellissimi. Poi mentre il sole svanisce tra i pilastri e tutto prende una colorazione blu e viola, chiediamo al nostro barcaiolo di portarci piu vicino, in modo da evitare il traffico di quelli che tornano indietro, limitandoci la visuale.


Ci facciamo depositare sull' altra sponda e percorriamo anche noi le assi scricchiolanti del ponte. Mentre felici il nostro Min Min ci riporta al Tuk Tuk, diamo un passaggio ad un ragazzo francese del nostro ostello che ha perso i suoi amici e ci ha riconosciuto.


La sera ceniamo con Ines, una mia compagna di stanza Portoghese e ci diamo nuovamente appuntamento pervl' ultima colazione insieme prima della partenza di tutti e tre per localitá diverse. Io sono diretta a Bagan, ma prima faccio una visita alla Khutodaw Pagoda, anche chiamata il libro piu grande del mondo, e ora spiego perché: un' iscrizione presente nel sito riporta che gli insegnamenti del Buddha consistono in 1774 capitoli e paragrafi.



Ebbene, l' eremita Ukhan Ti, nel 1913, li scolpí in 729 lastre di marmo, ciascuna custodita in una piccola pagoda bianca con la cima dorata, per proteggerle dalle intemperie. Camminare tra le pagode é quindi un po come passeggiare tra le pagine di un libro, una esperienza molto poetica idealmente, per chi come me ama perdersi tra ció che le parole scritte sanno evocare.

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