domenica 17 febbraio 2019

Alba di addio a Bagan e prime considerazioni sul Myanmar



Tornando in stanza ho trovato ad aspettarmi Ieva, una ragazza Lituana, con la quale ho iniziato una fitta conversazione sui differenti  luoghi da entrambe visitati, qui in Birmania, é prassi tra i viaggiatori scambiarsi informazioni e piccole chicche, cosí da aggiungere momenti indimenticabili ed esclusivi alla propria esperenza. Per avere conferme su alcune destinazioni ancora da raggiungere o per farsi incuriosire da altre che non si erano prese in considerazione. Ebbene, dopo aver saturato la stanza di informazioni, abbiamo deciso di andare a vedere l' alba insieme l' indomani, e alle 5, senza bisogno di sveglia, ci siamo imbacuccate per combattere il freddo birmano pre sole.


Mu Mu era gia li, nel suo completo tradizionale, e con la sua solita generositá ci ha dato una e-bike per 1.500 kyats (meno di 1€). Si é aggiunta a noi Lucía, argentina di famiglia italiana ( fa Passadore di cognome ) e insieme siamo partite lungo gli sterrati bui, alla ricerca dell' ultimo tempio che avevo  visitato il giorno prima. Non é stato difficile scovarlo, nonostante il buio, perché conosciuto anche da altri, ma é stato comunque emozionante vedere il cielo iniziare a colorarsi di rosa tenue, mentre le prime sagome dei templi si delineavano all' orizzonte.


Abbarbicati sui mattoncini del vicino monastero, distinguevamo le sagome di più temerari equilibristi. Dopo lungo tempo il sole ha fatto capolino e i primi palloni aereostatici si sono alzati in volo, in lontananza. Quando tutta la valle ha preso una colorazione rossastra e il cielo si é acceso di azzurro brillante, anche i palloni si sono avvicinati, diventando sempre piu grandi, riempiendo il cielo.


 Ci hanno sorvolato, circondato  e poi sorpassato, cosicché alle 8 siamo rientrate per colazione e io ho potuto prendere il mio tuk tuk gentilmente offerto dall' ostello, che con mia somma gioia, invece di passare per la strada asfaltata, ha raggiunto la piccola compagnia dei bus con cui avrei viaggiato, tagliando per i sentieri polverosi e i templi deserti. L' ultimo prezioso sguardo a Bagan, che resta per me un regno magico e florido, in una Birmania che in pochi anni inizierá il suo cambiamento in favore del grande turismo occidentale.


La Birmania, o se volete chiamarla come é stata ribattezzata, Myanmar, non é ancora una meta aperta completamente al turismo. Vuoi perché é ancora sotto un' amministrazione governativa di tipo militare e difficilmente sembra cedere alla democrazia, vuoi, perché sui suoi territori, sono attualmente in atto azioni militari ed alcune regioni sono interdette al transito. L'atmosfera che si respira in realtá é piacevole e di estrema ospitalitá da parte delle persone, che appaiono curiose e disponibili alla conoscenza reciproca, forse con una punta di genuina timidezza e imbarazzo.


 Il movimento che vedrete fare piú frequentemente dai birmani é l' aggiustamento del longyi, la loro gonna unisex, che indossano tutti. Quelle indossate dagli uomini hanno fantasie piú maschili, come i quadretti e una scelta limitata di colori. Le donne sanno azzardare tessuti molto accesi e decorati, sempre in delizioso abbinamento col pezzo di sopra. L' infradito va per la maggiore, tra gli articoli calzaturieri, soprattutto quella in vellutino, di colore viola, verdone o amaranto.
Il cappello é opzionale, generalmente utilizzato da chi lavora all' aperto, venditrici, pescatori, donne che portano le ceste di pietre sui cantieri stradali.


Si, le donne asiatiche, e le birmane non fanno eccezione, spesso sono coinvolte in lavori pesanti, come trasportare pietre e contribuire all' asfatatura. Il bitume si prepara in loco. Tutte queste interessanti attivitá si possono osservare viaggiando in bus, perché il paese si stá attrezzando per avere una rete stradale, che renda il raggiungimento delle mete piú battute, piú rapido e confortevole. Per ora si mangia ancora tanta polvere, i vestiti si impregnano e ci se ne accorge solo quando si fa il bucato.


La cucina birmana. Su questo tema non stupiró dicendo che non prepone piatti particolarmene diversi da quelli che si trovano nei paesi confinanti, prevalente l' influenza thailandese, anche se i sapori sono meno interessanti, quella cinese, considerata sinonimo di buona cucina, e specializzati in barbecue, quella indiana, per la vicinanza con il Bangladesh e la vicina madre India.




Zuppe tradizionali, come la Muhinga assaggiata a Yangon, insalate di foglie di the verde e gli spaghetti dello stato Shan, che pare conservare la cucina tradizionale più interessante di tutto il paese. La frutta, contrariamente ad altri paesi asiatici, a parte banane e anguria non é particolarmente saporita, quindi mango, papaya, ananas e mandarini sono piuttosto scialbi. E il mango macchia le mani di giallo fluo!

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