giovedì 21 febbraio 2019

San Valentino in barca sull' Inle Lake


12-13-14 febbraio 2019

Alle 8 del mattino sono pronta con il mio bagaglio nella sala colazioni del Celia B&B, aspettando che il minibus venga a prendermi per portarmi sulle sponde del Lago Inle, grande attrazione turistica del Myanmar, che per questo motivo un pó mi spaventa. Cosa troveró? Orde di turisti? Natura devastata dall' incuria asiatica? Acque putride solcate da centinaia e centinaia di barche stracariche di cinesi?
Marco mi raggiunge per la colazione. É arrivato ieri sera mentre rientravo, con una Honda CRF, sporca di polvere e carica di kilometri. Stavo giusto pensando a come comunicargli in inglese il mio stupore nel vedere qui, in Birmania un mezzo del genere, quando sentendolo parlare con la receptionist ho capito che sarebbe stato piú facile del previsto! L' accento non mente, e nel suo caso neanche i tratti somatici.
Mentre sta per varcare la porta diretto alla Mandalay Hill, gli consiglio di fermarsi prima a visitare il libro piú grande del mondo, lui si gira stupito e mi dice " ah, italiana!" Quando ritorna mi invita ad assaggiare la pasta che le nostre hosts lo hanno costretto a preparare, con i broccoli, l' aglio e la salsiccia. Ci raccontiamo un pó di storie motociclistiche e ci diamo appuntamento al mare, tra qualche giorno.
In quel momento arriva il minibus che mi porta via.


Il viaggio necessita di quasi un' ora, prima di riuscire a lasciare Mandalay, tra fermate, raccolte passeggeri, rifornimenti personali di betel e una sosta alla stazione dei bus. Poi finalmente inizia l' interminabile sfilata di capanne, palme, vegetazione, mucche, famiglie viaggianti e pickup stipati di teste ciondolanti dal sonno.
Quando penso che manchi ancora un' ora e mezza circa, il bus si ferma per la solita pausa pranzo, in uno di quei putridi locali, dove anche andare al bagno diventa una sfida tra il buonsenso e la necessitá. Non sempre si riesce a farne a meno..ma di sicuro, la mano nella tinozza su cui galleggia il pentolino che dovrei usare come acqua di scarico, non ce la infilo! In alternativa, si puo sempre fare come il vecchio cinese in prima fila, alla prima fermata lungo la strada, si mette sul ciglio davanti al muso del bus e non curante si svuota la vescica, mentre la moglie lo attende in piedi con una salvietta in mano.


La strada peggiora, si fa salita e dimentica l' asfalto in pianura. Per ore percorriamo tornanti sterrati e polverosi, con uomini, donne e ragazzini che lavorano alla prossima stesura del manto stradale. Si spaccano pietroni, si raccolgono ceste di pietre più piccole, se ne riducono altre in sabbiolina.
Ad un' ora dal tramonto, con quasi 3 ore extra di viaggio, arriviamo a Nyaung Shwe, villaggio ben attrezzato alle porte del Lago Inle. Il mio ostello é molto frequentato e molto confortevole. Finalmente mi tocca il letto n.4, mangio un pesce di fiume con verdure, chiacchiero con Antonio di Napoli, un paio di spagnoli ci invitano al ristorante indiano dove pare ci sará da ridere, ma io declino e mi ritiro dietro le tendine del mio giaciglio, stanca dal mega spostamento odierno.


Mi sveglio presto nel silenzio tombale della camerata, cosa piu unica che rara, scendo nella lobby a far colazione e prendo una bici per andare a pedalare intorno al lago. Purtroppo la strada non corre a fianco all' acqua, quindi non si puó godere dei bei panorami che avevo immaginato. Dopo circa un' ora raggiungo il bivio per il villaggio Mine Thaunk, dove trovo un lungo pontile e barcaioli disposti a traghettare persone e biciclette. Mentre sono li che contratto si aggiunge Jose Ramon, uno spagnolo di Madrid, ma il barcaiolo aumenta il prezzo. A nulla serve che si aggiungano anche Catalina dall' Argentina e la sua amica Tedesca.


Dopo vari tentativi e cambi di interlocutori, ci accorgiamo che non abbiamo possibilitá di averla vinta; i barcaioli sono abituati ai turisti e a imporre i loro tariffari, perdipiú quando ne arriva uno nuovo, mentre lo avviciniamo, loro lo informano di mantenere il prezzo irremovibile e quindi lasciamo perdere. Ci fermiamo invece in una baracchina verandata sull' acqua, dove ci siamo solo noi, pranziamo e chiacchieriamo senza sosta per ore, di argomenti persino molto mistici e personali sul cammino individuale intrapreso da ciascuno di noi. C'é una grande complicità ed empatia. Ci si stupisce sempre quando si incontrano anime affini, eppure in viaggio se ne incontrano tante, pur parlando lingue diverse. Che siano ricongiungimenti? Chissá, eppure fanno sorridere e venire i brividi. Ci rimettiamo in sella considerando che ultimare il giro del Lago prevedrebbe 30km di pedalata e svariate ore, quindi optiamo per tornare indietro e raggiungere le hotspring sull'altra costa.


Il prezzo non é proprio birmano: 10$ a testa per l' ingresso e l' accesso a 4 pozze, due piccole da 30 e 29 gradi, la piú calda delle quali é giá caduta sotto il dominio francese tra birre e sigarette, quindi inaccesibile. Infine due piú grandi, una da 28 e l' altra da 30 dove peró non entro perché c'é la pelle morta di precedenti bagnanti e mi fa schifo, nonostante il manager provi a convincermi che si tratta di elementi naturali dell' acqua..chissá perché, le altre vasche ne sono prive. Fatto sta che colonizziamo la seconda pozza piccola e ci rilassiamo mentre fuori il sole si avvia al tramonto. Circa mezz' ora dopo, inspiegabilmente la pozza grande da 30 viene svuotata e lavata a fondo con saponi e spazzoloni...


La sera si mangia tutti insieme raccontandoci delle recenti avventure di viaggio e pianificando la gita del giorno successivo, bevendo birra Myanmar.
Piccola prefazione: quando ho conosciuto Bugra, il ragazzo turco a Mandalay e siamo andati a cena insieme, mi ha mostrato come rimuovendo la pellicola protettiva del tappo, si potesse sperare di vincere un premio in denaro, una birra gratis o un semplice Thank you. Non abbiamo mai vinto niente, se non la gratitudine del Signor Myanmar Beer. Ebbene, questa volta ordiniamo la prima birra, sono l' unica a conoscenza del " gioco", quindi con le chiavi di JR (Jose Ramon), rimuovo la plastica da sotto il tappo e compare la scritta FREE BEER. Esultiamo, anche perché una birra da 66 in 4 era decisamente poca roba e alla seconda che arriva, vinciamo 500 kyats. Ovviamente non sono niente e li lasciamo alla cassa, ma questo ci ha fatto soffermare tutti su un punto: che quella fosse stata davvero una giornata fortunata!


La mattina dopo é San Valentino, non ci avrei fatto caso se nel mio ostello non mi avessero accolta alla colazione con una rosa e un cioccolatino. Mangio uno e l' altra la infilo tra i capelli, dopo averne accorciato il gambo.
Poi in bici vado a prendere il resto della banda nel loro ostello. JR é quasi pronto, mentre le ragazze, sfiancate dal trekking dei giorni precedenti da Kalaw a qui, getano la spugna. Andiamo noi, con Jako, un paffuto ragazzotto birmano con la faccia da cartone animato. Saliamo sulla sua lancia, ci accomodiamo sulle due sedie di legno piazzate sulla carena e partiamo nel gelido mattino birmano, lungo lo stretto canale che  immetterá nel famoso Inle Lake. La luce el mattino, come ho giá avuto modo di notare é fresca e brillante fino alle 10, dopodiché inizia a fare piú caldo e i panorami a distanza si infoschiscono.


Jr mi imbacucca di coperte sulla mia seggiola e io attacco a starnutire. La barca rallenta e si accosta a delle grandi distese verdi brillanti lungo la costa illuminata dal sole, la luce é perfetta, sono i giardini del lago, dove alcune donne stanno coltivando i pomodori. Si muovono lungo la piantagione, ognuna seduta sulla sua piccola barca, coperte dal cappellino a cono, con una sigaretta arrotolata nella foglia, tra le labbra. Sono le prime donne birmane che vedo fumare.


Lungo il lago ci sono diversi laboratori artigiani da visitare, tra cui appunto quello delle sigarette, composte da tabacco aromatico avvolto nella foglia. Quelle alla banana e all' anice sono buonissime. Il lago regala panorami incantevoli e Jako si avvicina ad un pescatore, che in equilibrio sulla sua barca, sta pulendo il fondo del lago con una canna, per andarvi a posizionare una nassa cilindrica. Poi conficca la canna fino al pelo dell' acqua, in  modo da poterla ritrovare quando tornerá, anche se sembra impossibile credere che potrá anche solo indovinare la zona, dopo aver ripetuto l'operazione chissa quante altre volte, nell'arco della stessa giornata e in chissá quanti altri punti.


Finalmente si sta un po meglio ed entriamo in quello che é un vero e proprio villaggio galleggiante, fatto di palaffitte con i fiori ai balconi, case in legno, case colorate, bagni esterni, parabole, barche ormeggiate alla casa, ponti, orti, acquari. Chissá se Venezia, anticamente potrebbe essere stata cosí. É bellissimo girare per i canali, chissá come li differenziano tra loro, se usano per riferimento il colore di una casa, o hanno un vero e proprio nome, come fossero strade. Durante la mattinata visitiamo qualche altro interessante laboratorio, per scoprire come si estraggono le fibre dal gambo del fiore di loto, che verranno poi tessute a telaio per farne sciarpe, guardiamo confezionare le famose gonne birmane lavorando il cotone e la seta.


Jr é strabiliato da quanto sia interessante ed anche io non ci posso credere che sia cosí coinvolgente e istruttivo. Io mi annoio sempre con questo genere di cose! Ovviamente quando Jako ci chiede se siamo interessati a visitare i laboratori della lavorazione dell' argento e degli ombrelli, non abbiamo il minimo dubbio.
Ci fermiamo per pranzo in un localino sull' acqua poco frequentato, Jako é bravo, sa che non ci sarebbe piaciuto andare nel casino, in mezzo ai turisti, cosí mentre lui gioca coi suoi amici ad una specie di biliardo con dischi lisci al posto delle palline, a cui si tirano biccellate per farle scivolare in buca, io e Jr consumiamo il pasto e godendoci la tranquillitá del luogo.


Finalmente arriva la meta tanto agognata,lo stretto canale che porta a Indein. Attraccati al moletto di legno più solitario, Jako ci indica la via e noi ci addentriamo nel villaggio e tra il mercato ormai chiuso. Inizia poi un lungo colonnato coperto, che gradone dopo gradone, ci porta all' ingresso di un complesso infinito di pagode bianche, sovrastate da decorazioni dorate e piccole campanelle che suonano nel vento.


Intorno alle pagode bianche ce ne sono di piu antiche, in mattoni, di col rosso, ancora piú belle delle precedenti. Chiudo gli occhi e il suono delle campanelle mi accarezza i pensieri. Passeggiando tra pagode ancora piu antiche e mezze distrutte, ci imbattiamo in due coppie di romani. Gli uomini sono grandi e panciuti, con quella faccia simpatica e quella parlata che ti strappa na risata senza ancora aver detto gnente! Cerco di spiegare a Jr perché mi fanno cosí divertire, ma non si puó mica spiegare ad uno straniero le differenze di accenti di un paese, intanto i romani ripetono " come simo fedeliiii, oh quanto simo devotiiiii!


L' ultima fermata del nostro tour é il tempio dei gatti, che stanno placidi sul pontile a prendersi gli ultimi raggi del sole. Poi mentre ci apprestiamo a goderci lo splendido tramonto e i pescatori ultimano la loro raccolta, l' aria ricomincia a farsi fresca e io mi costruisco uno pseudo rifugio di coperte e impermeabili, nascosta dietro la sedia che tutto il giorno mi ha ospitata. Arriviamo al molo distrutti ma soddisfatti. Jr paga interamente il nostro giro privato 30.000 kyats, come regalo di San Valentino e lascia una mancia di 10.000 a Jako per la perfetta riuscita della giornata. Ci salutiamo con affetto, domattina lui partirá per Madrid e io per il mare..un altro amico se ne va, un altro da raggiungere..quante emozioni la vita del viaggiatore .

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