martedì 12 febbraio 2019

Ultime scoperte a Bagan, spiriti vendicativi e macachi ladruncoli



La mattina sono pronta, valigia fatta, per aspettare il bus che mi porterá a Monywa. Scendo a fare colazione e per sicurezza chiedo conferma al ragazzo al banco della reception che mi risponde affermativamente, anche se sembra non aver capito..spesso capita che qui in Myanmar, che ti rispondano yes a qualsiasi domanda, perció aspetto che torni la lady boss e scopro che non solo il bus non é stato prenotato, ma neanche é contemplato che venga a prendermi in ostello! Dovrei quindi pagarmi un taxi che costa quasi quanto l' intero biglietto. Lady boss inizia a chiamare le varie compagnie e sembra comunque che non ci siano posti disponibili. Interviene Mr. Boss, un tipo di origini indiane che parla meglio inglese e sorveglia la situazione. Quando vedo che vanno addirittura a tirare giù dal letto il povero cristo che la sera prima mi ha dato l' informazione sbagliata, mi viene il cuore piccolo e faccio fermare le telefonate dicendo che posticiperó la partenza all' indomani, mi fermeró quindi una notte in piú, ma attendo la conferma della prenotazione e soprattutto il taxi non lo pago. Mr. Boss é d' accordo, quindi siamo tutti contenti e io torno da MuMu a noleggiare un e-bike e l'escursione al Monte Popa, il tutto per 10.000 kyats, che coprirebbero solo il prezzo della gita al tempio. Ho quasi 5 ore, quindi stavolta decido di andarmi a cercare i templi piú infrattati nella polvere, ben lontano dalle strade maestre. Non é difficile, basta tagliare per gli sterrati seguendo le punte delle pagode che si intravedono in lontananza, ce ne sono talmente tante che non c'e il rischio di far strade a vuoto.


Mentre sono intenta ad entrare nel primo tempio, arriva Aung Aung, il ragazzo che il primo giorno mi ha raccontato un pó di storia di Bagan, lo riconosco, non perché mi ricordo il suo viso, ma perché mi ripete le stesse informazioni della volta precedente. Visto che la lezioncina l'ho giá ascoltata mi invita a visitare un tempio vicino, bellissimo, che sono felice di aver visto. É uno di quelli rimasti vittima del terremoto ed é particolarissimo perché non c'é piú il tetto, quindi il bel Buddha che era all' interno é allo scoperto e arrampicandosi sulla pagoda di fronte fa proprio un bell' effetto.


Aung Aung resta un pó con me e poi, sinceratosi che non desidero acquistare dipinti, va a cercare qualche altro possibile compratore.
Mentre guido tra la polvere mi imbatto in una mandria di mucche al pascolo proprio tra un complesso di templi, da lontano arriva il pastore e loro iniziano a muoversi per spostarsi verso altri pascoli. Sono tantissime, mi passano a fianco ruminando e muovendo le code per scacciare le mosche.


Continuo il mio giro bellissimo senza incontrare anima viva, a volte passo in mezzo a tratti di sentieri ricolmi di rifiuti, come una grande discarica in mezzo al nulla, con le testimonianze di un regno ricco e fiorente che fanno da sfondo. É cosí assurdo e paradossale..i sentieri salgono e scendono, si fanno piú stretti, finché ricompaiono gli alberi e sopra le cime sbucano le guglie di quello che sembra un complesso piú grande, forse un monastero. Poco piú a destra un tempio con la terrazza mi fa ben sperare di aver trovato un nuovo bel posto per alba e tramonto, vado quindi a sondare il terreno.


Effettivamente é accessibile e perdipiú, la vista é senza limiti sui 4 lati e con diverse pagode all' orizzonte. Riparto bella contenta iniziando a pensare che forse per una volta potrei farla la levataccia per vedere un' alba e magari anche le famose mongolfiere che stanno in aria solo per il levar del giorno. Ci penseró, intanto una strada più larga e battuta mi porta a passare davanti ad un altro tempio con cinta muraria, i quattro ingressi sono lucchettati, peró poco distante c' é una capanna, quindi mi ci dirigo per vedere se possono aiutarmi.


Nel cortile c'é una bambina coi capelli a caschetto in compagnia di una vecchia signora, il marito é seduto sulle stuoie dell' ingresso, all' ombra del tetto di paglia. Appena mi vede capisce cosa cerco ed entra a prendere le chiavi, poi a piedi nudi, sulla passerella di mattoni roventi, mi accompagna dentro il tempio, dove trovo un bellissimo Buddha disteso con gli occhi chiusi. Il vecchio custode parla solo birmano, perció non posso capire cosa mi vuole spiegare, peró mi indica i dipinti sui muri, che sono molto antichi e preziosi.


Aung Aung, nella sua spiegazione mi ha detto che a Bagan sono presenti 3 tipi di Buddha sdraiati: quando la testa é rivolta a est, sta dormendo e ha gli occhi chiusi, quando é rivolta a nord é in relax e ha gli occhi aperti, quando invece é rivolta a sud, ha raggiunto il Nirvana e ha gli occhi chiusi perché ha ormai abbandonato il corpo. Purtroppo non so dire dove sia rivolta la testa di questo Buddha, peró ha dei gran bei piedini.


Quando ormai sono le due e il caldo é diventato opprimente, torno in ostello per rinfrescarmi un pó prima della gita a Monte Popa. Verrá a prendermi un minibus con altri 9 passeggeri e percorreremo la bella strada che lascia Bagan, tra caprette che attraversano la strada, condotte da pastori con bastone e cappello a cono.
I pickup dei locali ci passano a fianco, stipati di donne dagli abiti coloratissimi, che appendono le loro borse e gli acquisti alla volta metallica che le ricopre, facendoli assomigliare a guardaroba viaggianti.
Lungo la strada, fuori dall' asfalto, una vecchia signora é rannicchiata tra la polvere, poco piú avanti un uomo col bastone.


Ad ogni metro le persone aumentano, tutte accovacciate, o in attesa..allungano unf braccio verso il minibus che scappa via. Vorrei chiedere all' autista, ma cosa c' é da chiedere? Sembrano zombie, stremati, rassegnati, il movimento che fanno é lento, quasi all'ultimo, un tentativo vano. Una anziana signora si avvicina al ciglio della strada, gli abiti consunti, le braccia in avanti, ma le mani sono senza vita, due polsi stanchi. Sembrano comparse, messe li a recitare la povertá del Myanmar, fuori dalla fiorente Bagan, reietti del Regno, apolidi in casa loro. Ma non sono attori, il Myanmar ci mostra una faccia che finora non ci hanno fatto vedere e che nonostante tutto non é nascosta, ma ben visibile dietro l'angolo.
Poi di colpo non ce ne sono piú.


Dalla strada si vede spuntare il picco del Monte Popa, su cui si trova il complesso di templi dedicati a 37 Nat, spiriti di persone morte in circostanze tragiche, che pare siano temutissimi dai birmani buddisti, in quanto inquieti e vendicativi.
Uno dei piú venerati sembra essere Min Kyawzwa, di cui si conoscono diverse rappresentazioni, anche se la piú accreditata, lo vuole alcolista e deceduto in seguito a questo suo vizio.


Non posso dire di essermi recata al Santuario dei Nat solo per lui, ma la questione di vedere la sua statua circondata di bottiglie di whisky e liquori mi aveva incuriosito, invece pare che non ci sia, o almeno io non l'ho trovato, e anche chiedendo a diversi custodi dei templi ne ho ricavato solo espressioni stupefatte e dinieghi col capo. In compenso ho conosciuto la storia di un altro Nat, Ma Ngwe Taung, una donna, sedotta e abbandonata dal sopracitato Min Kyawzwa, quando entrambi erano in vita. La poverina lo pianse cosi tanto e si disperó a tal punto, che suo fratello, dalla rabbia ( e dallo sfracassamento di balle ) la spinse giú da una scogliera! A lei si rivolgono, ovviamente, le donne abbandonate.


A parte ció, la reale attrazione del luogo, che come templi non é niente di speciale, é la scalata di 777 gradini, invasa dai macachi ( e dai loro escrementi ) che assaltano le cinesi con gli occhiali ( posso testimoniarlo ) e chiunque abbia con sè del cibo.
A me non mi hanno neanche considerato, a parte un piccolino che mi ha tirato i pantaloni e per poco non mi ha lasciato in mutande!

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