martedì 11 marzo 2014

#Adelaide#Artgallery#biennal of #australianArt#SouthAustralia#festivalState


Arrivo a Perth in serata e ritrovo Andy e James seduti a bordo piscina come sempre, non ci vuole molto a convincere un Irlandese e un Inglese ad andare al pub per qualche pinta, ne a trascinare un' italiana ad una sala biliardo anche se non ha mai preso una stecca in mano. Il giorno dopo per festeggiare, James mi mostra una parte di Perth che ancora non ho visto, mi fa bere la Dr. Pepper e fare colazione alla maniera anglosassone tra tentativi vani di farmi rimanere fino al weekend. Invece il giorno dopo, alle 4 del pomeriggio lascio i 38° di Perth in maglietta e calzoncini per arrivare ai 21° di Adelaide completamente inebetita dal freddo. Mi concedo un taxi perchè il cervello si rifiuta di collaborare nella ricerca di un autobus dall' aereoporto al centrocittà e comodamente scendo davanti al Backpackers Oz . Stavolta mi capita un dormitorio misto e i miei compagni di stanza sono due tedeschi, uno identico al mio amico Dastolone e un italiano che conoscerò la mattina dopo e con cui passerò i due giorni successivi in giro per spettacoli, si perchè come già detto in precedenza le botte di culo mi permettono di arrivare ad Adelaide nella settimana in cui ci sono i suoi eventi più importanti: il Fringe festival, il Womadelaide con spettacoli di musica, danza e teatro al femminile, l' Adelaide festival e l'Adelaide Cup.
Quindi la mattina del 7 Marzo scopro che il freddo era un bluff e la temperatura si avvicina ai 30°, raggiungendo i 34 di domenica quando scapperò dalla capitale dello stato del South Australia per rifugiarmi sulle Adelaide hills.
Ma veniamo alla città, bella, rilassata e culturalmente attiva, con musei ad ingresso libero e gallerie d' arte dove mi imbatto nella biennale di arte australiana che ha per tema "Dark Hearth", una visione noir in cui vari artisti si esprimono, chi trattando il tema spinoso degli aborigeni e della terra depredata, chi semplicemente reinventando orologi a cucù che osservati da lontano si mostrano come tnti teschi bianchi. Su un tavolo rettangolare è ricreata una bandiera australiana fatta di bossoli, proiettili e cartucce.
La mia giornata prosegue al giardino botanico per poi arrivare nel Rundle Mall, la via pedonale e assistere ad un divertentissimo spettacolo di una coppia di funamboli Israeliani Uri e Noa Weiss, con una pronuncia esilarante che ad un paio di metri di altezza mimano la loro storia d'amore tra piroette e prese mozzafiato, sulle note di Total eclipse of the heart di Bonnie Tyler, mentre lei gli schiaccia i maroni ogni volta che risale in posizione eretta e lui la tiene a penzoloni con i piedi sotto le ascelle. Alla fine dello spettacolo entra in scena una piccina di forse 2 anni che come la mamma rimane in perfetto equilibrio sulla mano del papà e quando il pubblico applaude si stringe nelle spalle e abbassa la testa con quella vergogna tipica dei bimbi, intenerendo l'intera platea.
Tornata in ostello Manuel viene a bussare alla mia camera invitandomi a condividere una pasta con salsiccia italiana comprata al mercato centrale, dopodichè usciamo a vivere la notte Adelaidense, tra pub, silent disco con cuffie wireless per lanciarti in balli sfrenati senza che gli altri sappiano su quale ritmo ti stai muovendo e un' occhio sconcertato sulla gioventù australiana e i palpeggiamenti del posteriore che pare siano usanza diffusa e tollerata. Ci tengo a specificare che non ne cado vittima, altrimenti sarei a scrivere le mie memorie su un rotolo di carta igienica della prigione di stato, ammesso che abbia diritto ad averlo un rotolo intero...

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