sabato 8 marzo 2014

Alla fermata del #bus


4 Marzo
Seduta nel gabbiotto della South West Coach line di Margaret River penso che vorrei scrivere e che non riesco a raccontare, perchè sogno che il mio non sia soltanto un viaggio fatto di passi ma anche un girovagare tra testa e cuore. Ma realmente è necessario fare tanta strada per stare soli con se stessi? Si se la strada è quella che vuoi percorrere, che significato ha per me guidare per km "inland" se non quello di entrare in questa terra nel  profondo, di sentirla sotto la pelle, di respirarla, non voglio più girarmi alla prossima folata di vento, non voglio chiudere gli occhi, ma prenderla in faccia questa terra rossa d' Australia e portarmela in giro nel naso e nei capelli.


La pelle mi muore addosso, secca, cotta, e non mi lagno, non perchè non c'è nessuno che mi ascolti, sono seduta qui da 3h e 10 e mancano ancora 40 minuti al mio bus, una volta avrei considerato perso questo tempo, adesso no, è tutto tempo che dedico ai miei pensieri e loro sono capaci di andare avanti senza sosta, devo solo starli ad ascoltare, alcuni dicono cose buone, altri stupidaggini, ma siamo concordi sul fatto che ci sentiamo al sicuro qui.


Il pullman arancione scarica frotte di bimbette e ragazzini di ritorno da scuola, li invidio perchè vivono qui, ancora non mi abituo al fatto che alcuni vadano in giro senza scarpe, dicono sia la libertà, ma stò divagando..Cosa si fa quando non si è felici dove si stà ma si è felici dove si è?


Mentre ero al volante ogni giorno pensavo a grandi discorsi da fare a qualche eminente personalità del governo per convincere il paese a darmi la cittadinanza, con tanto di promesse sulla mia operosità, ma non c'è nessuno da convincere se non me stessa, e l' Australia non è fatta di parole ma di azioni e possibilità, basta volerle cogliere, loro sono disposti ad aiutarti per guadagnarti il tuo posto, nessuno da convincere se non i miei piedi a camminare su queste strade, il mio stomaco a mangiare da questi piatti, le mie mani a toccare questi animali, i miei occhi a vedere queste stelle, la mia lingua a parlare questa lingua, la mia voce a pronunciare queste parole, la mia pelle a bruciarsi ogni giorno per poi spellarci il giorno dopo.


 Ascolto una canzone tutti i giorni che conosco da prima di nascere e che capisco solo adesso " How does it feel to be without a home like a complete unknown like a rolling stone?" ma è un' altra la frase che mi rimbomba in testa " when you got nothing you got nothing to lose". Perchè mi sento in colpa a pensarla così, a chi devo rendere conto con questa colpa? Famiglia?


Ma non è forse vero che i figli sono frecce e i genitori sono archi e che ad un certo punto queste frecce vanno scoccate in qualche direzione? Chi la sceglie la direzione? E chi tende l'arco per definire la distanza? Ce la farebbero gli archi a non spezzarsi se una delle frecce sfruttasse una corrente ascensionale e andasse ben oltre la distanza prevista? Il legno ha sentimenti? Gli alberi sono vivi, il salice piange, da quale albero è stata ricavata questa freccia? A volte la mia testa dice solo :" fallo e basta! ".


Foto:  Dark heart - biennale di arte australiana in mostra presso Adelaide Art Gallery

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