sabato 10 novembre 2018

Finalmente in Vietnam



31/10/2018
Mi tocca lasciare la mia bellissima capsula di StarTrek troppo presto, ma ho un’aereo super Budget da prendere all’aereoporto Taoyuan di Taipei. Per evitare ritardi questa volta prendo la metro viola che probabilmente ci mette più del bus, ma mi porta dritta al terminal 1 senza intoppi, perciò va bene.
Faccio il check in con tutta calma, sudo freddo quando l’addetto mi chiede come mai ho solo il volo di andata per il Vietnam, gli spiegò che poi andrò in Cambogia via terra e gli mostro il visto sperando che gli basti come garanzia. Si consulta un po’ con i colleghi, poi scarabocchia il mio biglietto per indicare gate e orario di imbarco. Ricomincio a respirare e mi dirigo ai controlli. Pensieri mi turbinano in mente, Taiwan sicuramente mi ha abituato all’Asia, ma mi ha fatto vedere anche un paese ricco, pulito, civile, non sono sicura di trovare altrettanta comodità e igiene in Vietnam, anche se probabilmente il livello di inglese sarà più alto di quello incontrato finora. 


È il momento di imbarcarsi, dormicchio un po’ in volo, cambio posto per guardare giù.
Bei panorami, montagne che si alzano a mucchietti ordinati su un plastico verde, solcato da fiumi immensi che percorrono chilometri, tra anse e biforcazioni. Grandi barche solcano le acque scure, conto quante ce ne starebbero in fila per arrivare da una sponda all’altra..probabilmente 7 o 8.
In lontananza vedo fumare un vulcano..credo. 


Dopo circa due ore e un po’ di traballamento, atterriamo in Vietnam, il capitano dice che ci sono 27 gradi. Riesco a salire tra i primi sul bus navetta per il terminal e mi siedo su un sedile, arrivano un gruppo di donne di mezza età e si siedono in 7 in una fila di 5 posti, mi incastrano contro la parete, mi alzo per farle stare più larghe, tanto sono stata fin troppo seduta, ma l’ultima della fila mi tira per un braccio per farmi tornare al mio posto. Sono un po’ stranita. Sale un uomo e mi spinge da parte,
una donna decide di scendere e mi da una botta per farmi levare..ho paura che non mi piacerà stare qui, ma mi esorto a non saltare a conclusioni affrettate.
Il passaggio della dogana da sempre buoni spunti di studio e noto che i vietnamiti, che prima non avrei saputo distinguere, sono in realtà esteticamente piacevoli, soprattutto le ragazze, ma anche tanti ragazzi sono belli a modo loro. Il nuovo timbro sul passaporto mi alza il morale, poi vado a cambiare qualche euro, credo non molto convenientemente. 


Vedo che il punto informazioni è assediato da turisti che comprano SIM Card, immagino che sia meglio pensarci, intanto mi dirigo alla ricerca del bus 86 per il centro. Seguo il percorso grazie al Wi-fi, anche se spesso mi ritrovo ad ascoltare ( senza capire), la conversazione  Skype dell’uomo arabo seduto dall’ altra parte del corridoio, che ogni frase ripete continuamente “ in šâ Allah “. Mi si piegano gli angoli della bocca in sù ma cerco di bossare.
Quando mancano circa 4 km, l’autista decide che ci molla lì e non c’è verso di fargli cambiare idea. Io e l’arabo scendiamo e ci consultiamo su dove dobbiamo andare. 
Evidentemente l’invocazione così tanto sentita ha dato i suoi frutti e scopriamo di pernottare non solo nella stesa via, ma a due passi uno dall’altra. Il nostro google maps ci conduce al lago e intanto, nonostante gli zaini, chiacchieriamo intensamente.


Abed, così si chiama, viene dall’Arabia Saudita, ha una moglie bellissima e 6 figli: 2 femmine ( avvocatessa e farmacista) e 4 maschi (dentista, pilota di aerei militari, programmatore e l’ultimo non ricordo). Questa è la sesta volta che viene in Vietnam e il motivo è la gente. Era sul mio volo da Taiwan, dopo aver visitato Malesia, Filippine Brunei e la Corea. 


È una persona molto empatia ed interessante. I nostri ostelli alla fine sono uno di fronte all’altro, così ci diamo appuntamento per uscire dopo una rinfrescata. Andiamo a fare qualche foto sul lago e chiacchieriamo talmente tanto da completare il giro tre volte, senza però aver osservato niente! Ovviamente si finisce a parlare di cucina, succede ogni volta che svelo di essere italiana e siccome affermo che se fosse per me mangerei pizza tutti i giorni, Abed mi vuole invitare a provare la pizza vietnamita. A nulla serve dire che non mangio italiano all’estero, mi vuole accontentare e in fondo non mi dispiace. Il locale è molto bello e curato, i pizzaioli, che si possono osservare dall’alto, lavorano in camicia bianca, cravatta e scarpe eleganti.


Abed, dicevo, prende una 4 formaggi con miele a parte ( eh vabbè dai..) e io una favolosa bufala e prosciutto di Parma , che invece di essere a fette è strappucchiato. Il risultato finale comunque non è niente male, anzi, la pasta è proprio soffice e leggera. Il servizio è molto curato, il cameriere porta le pizze che la ragazza ci sistema davanti, un altro arriva con le bibite sul vassoio e sempre lei si occupa di posarle sul tavolo davanti a noi. Poi mi chiede se può tagliare la mia bufala, e dopo averla tagliata la apre a fiore.


Il primo impatto è che non è molto calda, ma tutto il resto, dal gusto agli ingredienti utilizzati, è ineccepibile. E ad un prezzo molto contenuto, circa 9€ per la mia pizza.
Usciamo dal ristorante e mi rendo conto che sono le 19:20..ma a che ora abbiamo mangiato?!
Non mi dispiace in realtà, mangiare quando ho fame e non seguendo gli orari. Facciamo ancora un giro intorno al lago Ho Hoan Kiem , dove ormai il The Huc (o Sunrise bridge) e il tempio Den Ngoc Son sono tutti illuminati e si rispecchiano sulle acque.


Il lago della spada restituita deve il suo nome ad una leggenda,  che racconta come l’eroe nazionale Le Loi,  ricevette una magica spada da una divina tartaruga,  che emerse dalle profondità. Dopo dieci anni di lotte, con la magica spada Le Loi sconfisse l’odiato invasore cinese e, incoronato imperatore con il nome di Le Thai Tho, restituì l’ arma alla tartaruga che ancora oggi la custodisce in fondo al lago.


La piccola pagoda Thap Rua commemora l’evento sul pelo dell’ acqua. Nel lago vivono le tartarughe ed è credenza che portino fortuna a chi le avvista, addirittura nel tempio al di là del ponte pare siamo conservati i resti di una tartaruga deceduta nel 1968 di 250 kg per 2 metri..
Ottime impressioni quindi per questo primo giorno..domani scoprirò il resto, per ora meglio andare s riposare che la stanchezza inizia a farsi sentire. Saluti Abed che domani partirà per il nord e mi ritiro nel mio Hello Kitty bed per dormire in una nuvola rosa :)




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