giovedì 15 novembre 2018

Huè, primo amore Vietnamita


10/11/2018
Dopo l’infracicata della DMZ, finalmente mi alzo col sole e senza sveglia! Molto contenta perché le tombe imperiali con la pioggia mi sarei rifiutata di vederle! Quindi problema risolto, noleggio un motorino in ostello che fa un rumore allucinante, come avesse un gallo nella marmitta e parto verso non so dove, perché la  mappa che mi hanno dato fa cagare! Io comunque nel dubbio vado sempre dritta e poi trovo un posto molto bello che non capisco cos’è ma sicuramente non è una tomba imperiale, ma ha tutti degli obelischi di pietra, alcuni più nuovi, altri più mangiati dai muschi e dall’umidità.


Proseguo ancora dritta e arrivo davanti all’ingresso di qualcosa di importante sicuramente,  perché ci sono le solite strillone che gesticolano per farti parcheggiare nei loro posteggi inventati, ma ormai ho capito il trucco e le sfanculo parcheggiando dietro la biglietteria. Se non si fosse capito pretendono un obolo, così, ad minchiam! Pago il biglietto, quello vero, ed entro in questo enorme giardino, con tanto di laghi, ninfee, ponti e grandi scaloni protetti da draghi balzellanti ai lati dei gradini. Le scale portano ad ampi piazzali, posti di fronte a pittoreschi portali, che nascondono il luogo dove è tumulato l’ imperatore che ha fatto costruire la tomba.


Questa nello specifico, è la tomba di Tu Duc, imperatore longevo che morì senza figli a causa del vaiolo, per questo motivo fu l’unico della dinastia Nguyên a completare da solo la propria tomba e a scriversi persino l’epitaffio. Inizio a raccapezzarmi con la mappa quando, proseguendo oltre trovo una tomba chiusa al pubblico perché al momento in rifacimento. Non che sia un grande ostacolo, visto che qui basta mettere un telo cerato davanti ad un ingresso! E infatti mi intrufolo senza problemi, mentre due ragazzetti locali pescano in uno stagno. Le costruzioni odorano di impregnante per legno, ovunque regna il silenzio.


La prossima tomba mi è stata sconsigliata dalla mia host, perché dice che è lontana e devo prendere l’autostrada per arrivarci..12 km non mi embracing una distanza eccessiva, quindi decido di andarci. È la tomba di Minh Mang, e per arrivarci basta seguire i cartelli blu con riportato il suo nome ( finalmente l’ho capito!) . Questa tomba è in stile classico cinese, con un corridoio centrale inscritto in una struttura ovale, che comprende la corte dei saluti, la stele scritta dal figlio e la tomba dell’imperatore, che morì 3 anni prima di vedere completata l’opera.
Tornando sui miei passi, qualche km più vicino alla città, incontro un bel viale alberato e ombroso che porta alla tomba di Thieu Tri , figlio di Minh Mang e padre di Tu Duc, che però non visito perché  tra tutte è quella più spoglia, infatti il prezzo del biglietto è notevolmente inferiore!


Preferisco invece raggiungere quello che per me, occidentale, è il capolavoro della dinastia Nguyên: la tomba di Khai Dinh, un’opera cupa e maestosa in cemento, in cui si sposano stile cinese e francese. Sfanculata la strillona del parcheggio abusivo con testuali parole, che comunque pare afferrare “non pago per parcheggiare!”, mi accoglie una scala imponente e monumentale, passo sotto il cancello a tre porte in ferro battuto e mi preparo a schivare l’ondata cinese che invade i tre piani di questo mausoleo, tanto odiato perché pesato sulle tasche dei contadini sotto forma di tasse, perché è troppo filo-francese e perché per essere completato ci sono voluti 11 anni.


In anni di fotografia (amatoriale), ho imparato a schivare la gente e a regalarmi scatti dove sembra che stia visitando posti accessibili solo a me, non è così ovviamente e con i cinesi il compito è arduo: primo, perché sono milioni e vogliono fare tutti la stessa foto, e finché non si sono succeduti dal primo all’ultimo non è possibile fermarli, secondo, perché viaggiano solo in pullman turistici perciò quando arrivano loro non c’è piu spazio per nessun altro, terzo perché a loro non interessa avere nelle loro foto zero o tremila persone, quindi non avranno mai l’accortezza di rispettare il desiderio altrui inverso! Mi consolo procrastinando con un fotografo americano, che mi esorta alla pazienza e con un cucciolo tedesco che toccandosi la pancia dice che per lui Italia e Francia sono paesi off limits.
Ormai convinta delle mie prodezze in fatto di trovar tombe, mi lancio nella infruttuosa ricerca di quella di Duc Duc, che la condivide con altri due imperatori, caduti in disgrazia ad opera dei francesi e quindi non meritevoli di una propria sepoltura.


Dopo un paio di giri a vuoto mi allaccio ad una rete Wi-Fi di un vicino ristorante, ma invece di cercare la posizione della tomba, mi sovviene che qui a Huè dovrebbero esserci i resti di un parco acquatico abbandonato da una decina d’anni. Ho visto le foto quando ero a casa e ho desiderato vederlo più di ogni altra cosa. Seguo il percorso su Google maps, che finisce davanti ad un’ingresso sbarrato. Il custode, che  non parla inglese mi mostra un foglio a quadretti su cui qualcuno ha scritto che non vogliono visitatori perche il parco è in stato di incuria e pericolante e non è sicuro. Mostro il mio dispiacere, e senza troppa insistenza il custode mi fa capire che c’è una strada alternativa..provo a seguirla super eccitata per poi tornare sui miei passi, convinta di  aver capito male e invece no, salta sul suo motorino anche lui e mi fa strada, facendomi intendere che però dovrò pagare.


E qual’è la novità, mi viene da dire, qui l’unica cosa che conta sono i soldi! (Anche altrove!) arrivo ad uno spiazzo fangoso erboso e passo il secondo controllo, quello che batte cassa, mi indica dove proseguire e mi lancio alla scoperta del parco. Finalmente ci sono, parcheggio sul prato e percorro una delle 4 passerelle che portano all’imponente dragone con la sua sfera di vetro, è stupendo nella sua romantica decadenza. Passo sotto gli artigli appoggiati alla passerella e mi introduco nel corpo, che ora ospita spazzatura e detriti, un complesso di scale porta fino dentro alla bocca, da cui si godono bellissimi panorami del lago al tramonto.


Il parco risale al 2004, doveva essere una grande attrazione per famiglie con scivoli e piscine, ma poco dopo l’inaugurazione, non avendo ottenuto il successo sperato ed essendo costato circa 3 milioni di dollari, chiuse i battenti lasciando ogni struttura alla mercé della foresta. Qualcuno dice che attiri più gente adesso di prima! Rimango fino al tramonto, poi Avvicinandosi la lancetta della benzina alla linea rossa, torno in ostello felice e soddisfatta.


Mi concedo un po’ di riposo dopo la doccia e prima della mia ultima botta di culo che inscriverà Huè nella mia lista di città preferite. Infatti, dopo una leggera insalata di avocado e gamberi, raggiungerò la cittadella per qualche foto notturna, per poi essere testimone di un bellissimo spettacolo di luci e suoni, con i cannoni che sparano fuoco e i colori dei fari che si rispecchiano sull’acqua del fossato.






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