mercoledì 21 novembre 2018

Quy Nhon.. si tratta di fortuna o sfortuna. Ovvero: quando la stupidità non ha limiti.



15-16/11/2018
Quando il tremebondo viaggio finisce, mi tiro su, fredda come una salma dai sedili posteriori per recuperare il mio zaino e scendo stordita come una civetta a mezzogiorno. Da qualche parte ho letto che la compagnia con cui ho viaggiato ha una navetta gratuita che, dalla stazione degli autobus porta ai vari hotel, perciò, senza sapere se ne ho diritto o meno, perché qui è tutto alla spera in Dio, perche non so se ho veramente viaggiato con la suddetta compagnia, perché non so dove mi trovo, mostro l’indirizzo del mio ostello all’autista e salgo. La mia faccia è una smorfia dettata dall’insonnia che si affaccia su una probabile influenza da aria condizionata. Vengo depositata a destinazione e nessuno mi chiede soldi!
Faccio il check in e mi butto subito a letto, troppo distrutta anche per pensare solo di mangiare.
La mattina dopo sono un fiore, riposata, fresca e piena di iniziativa! Col senno di poi..averne avuto un
po meno non avrebbe guastato!


Ma procediamo con ordine: noleggio uno scooter con le marce, imposto il navigatore e mi appresto a raggiungere Ky Co, la spiaggia più bella. La strada per arrivarci è lunga e poco battuta, addirittura poi, ai lati diventa desertica, con dune di fine sabbia dorata e un’oasi di acqua scura, mi avvicino ad alcuni villaggi e scorgo su una collina una statua dorata, vado a perlustrare la zona che è ancora in fase di completamento.


Il Buddha ha un diritto e un rovescio, la parte che sto guardando io lo mostra in piedi con una pergamena appoggiata sulla mano destra e le dita della sinistra in Mudra (posizione della mano) Karana, ovvero con l’indice e il mignolo verso l’alto e le altre dita chiuse verso il palmo della mano. Questo gesto scongiura il male e allontana le energie negative, e probabilmente devo ringraziare lui oggi, perché ha mantenuto la parola. Scendo dalla collina per notarne un’altra che sovrasta il piccolo porticciolo, anch’essa sorvegliata da un’altro Buddha, di colore rosa. Ai suoi piedi ci sono tanti grassi monaci (credo!), impegnati in diverse attività, quali offerte di cibo, esercizio fisico, orazione e addomesticamento o domazione di fiere.


Il Buddha rosa, anch’esso in piedi, ha la mano destra ad altezza spalla, col palmo rivolto allo spettatore, in Mudra Abhaya, che simboleggia la protezione e rassicura i suoi seguaci liberandoli dalle paure. La mano sinistra è in basso con il palmo verso l’alto e le dita che puntano in basso in Mudra Varada. Questa combinazione dei due gesti simboleggia la realizzazione dei desideri dedicati a se stessi e le cinque dita verso il basso rappresentano le 5 perfezioni: generosità, moralità, pazienza, sforzo e concentrazione meditativa. La vista del piccolo porto e della spiaggia attigua da qui è molto invitante, ma è troppo presto per fermarsi e decido di ignorare l’ultimo Buddha blu, all’altro capo del porticciolo per arrampicarmi più in alto, tra la vegetazione, il cielo blu e centinaia di capre che attraversano il tratto cementificato che fa da strada.


I panorami sono meravigliosi. Al fine di una discesa trovo la strada sbarrata e il solito strillone che mi invita a parcheggiare. Pago e poi mi chiede i soldi per il trasporto fino alla spiaggia, non parla inglese, lo capisco perché mi indica un pulmino, io dico che voglio camminare, ma non mi è permesso. Un’altro si avvicina con un’altro biglietto e mi chiede altri soldi per non so cosa. Alla fine mi stufo della loro cieca cupidigia e risalgo in motorino, sicura di trovare una valida alternativa. Quello che troverò invece è solo una ruzzolata da una scogliera per la mia stupida convinzione che il mondo non nasconda insidie ed imprevisti! Il terreno semi pianeggiante mi fa pensare che non sia così impossibile raggiungere gli scogli la sotto, quando invece arrivo in punta al pendio mi rendo conto che dovrò scendere aggrappata a qualche roccia, prima di arrivare al mare, però noto anche che ci sono tanti anfratti tra una parete e l’altra e sono sicura di poterli usare come appigli.


Va tutto bene finché qualcosa cede, non so se sotto le mani o sotto i piedi, fatto sta che perdo la presa e mi ritrovo in volo, come mi è già successo tante volte in vita mia. Sempre la stessa situazione che si ripete, la stessa emozione, lo stesso stupore nel realizzare che sono senza appoggio, senza terra sotto i piedi, in balia della gravità. Giro su me stessa e atterro su un terrazzamento erboso, più che altro piante..meno soffici dell’erba ma comunque più gradite della nuda roccia che mi aspettava qualche metro sotto. Rimango incassata fronte mare, mentre ancora non mi capacito della mia incoscienza, resto in silenzio ad ascoltare se il mio corpo duole. La faccia, il collo e le spalle mi bruciano, non sento sangue colare, solo male al sedere per la botta..e al polso, che però riesco a toccare senza vedere le stelle perciò probabilmente non è rotto. Accendo la fotocamera del cellulare per vedere in che stato sono e noto solo abrasioni e terra. A questo punto devo raggiungere gli scogli e buttarmi in acqua per disinfettarmi e poi troverò una soluzione per tornare sulla terraferma. Scendo abbastanza agevolmente, il che mi fa pensare che se non fosse stato per quell’inconveniente probabilmente sarei ancora tutta intera.


Mi butto in acqua e sento la pelle tirare, ma so che mi fa bene, al fine di evitare infezioni. Di colpo il mare si agita e inizia a spingermi contro le pareti rocciose, cerco di avvicinarmi allo scoglio per risalire, ma le onde mi sballottano lontano. Quando riesco ad ancorarmi un’ondata mi sbatte sulla roccia, arricchita da molluschi protuberanti. Mi incazzo e giro i denti al Mar della Cina, che si sta vendicando per l’opinione che ho della sua progenie. Mi incastro tra due scogli per smorzare la forza delle onde, che cerca ancora di staccarmi e riportarmi in acqua, resisto, e approfittando della risacca, monto più in alto dove non mi può raggiungere. Sono salva, per quanto si possa essere salvi su uno scoglio sperso nel mare con alle spalle una parete rocciosa traditrice! Per ora sono salva. Il prossimo passo è attirare l’attenzione di quei piccoli pescherecci diretti al porticciolo. Agito le braccia sopra la testa e mi accorgo che mi fa male la schiena. Continuo a lungo, finché capisco che non mi vedono o non hanno intenzione di virare. Mi siedo a pensare e noto verso destra una piccola imbarcazione che si muove, non capisco se sta venendo verso di me o se sta solo rollando ancorata in mezzo all’acqua.


Inizio ad agitare l’asciugamano come fosse una bandiera e la vedo avvicinarsi, continuo senza sosta anche se il movimento mi procura dolore. Mi sale un sorriso quando mi accorgo che punta verso di me e penso già alla cospicua ricompensa che gli darò, quando è più vicino risponde ai miei segnali, ma non sembra aver intenzione di raggiungermi, inizio a gridare, con la disperazione di chi si è illuso e non può che restare a guardare l’inganno che si fa beffe di lui, continua a remare e ogni tanto si gira alle mi grida, ma mi sfancula con il braccio. Lo vedo allontanarsi e so che dovrò trovare una soluzione da sola, come ogni fottuta cazzo di volta! Prima di rivestirmi, comunque, gli auguro di pagarla molto cara, dopodiché inizio a studiare le roccia alle mie spalle per capire da dove risalire senza peggiorare la situazione. Il polso ha iniziato a gonfiare e non mi può dare sostegno negli appigli, perciò dovrò puntare tutto sulle gambe e sull’unico braccio sano.


Provo un paio di prese, prima di trovare il passaggio giusto, inizio a risalire con cautela, studiando ad ogni step il percorso che mi sembra più sicuro. Inevitabilmente arrivo ad un punto problematico, piccole rocce che probabilmente non sono ancorate e vegetazione, prego la parete di non mollarmi e le radici di non cedere, poi finalmente, emergo dal rim e mi allontano dal baratro. Fanculo! Ora è solo una lunga camminata in salita tra rovi e pietre, sudata, assetata e dolorante. E guai a me se mi viene ancora in mente di cercare soluzioni alternative, invece di pagare, come tutti e rischiare la vita. Peraltro sicuramente non me le ricordo tutte, ma ad oggi, mi risulta di averne già consumate 5, ( 3 delle quali nello stesso identico modo!) quindi sarà meglio che la smetta di giocare alla roulette russa! Il resto è un viaggio in motorino senza fine per rientrare in ostello, una dolce host che mi disinfetta e mi sposta in un letto basso al primo piano, un massaggio per allungare i muscoli e una tonnellata di balsamo di tigre!









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