domenica 4 novembre 2018

Gandalf e Le Gole di Taroko: TU NON PUOI PASSAREEEEE!




25/10/2018
La sveglia suona alle 8 per permettermi di fare colazione nella lobby dell’ostello e prepararmi alla partenza per il Parco Nazionale di Taroko. Si pronuncia Taruko perché proviene dal nome della tribù dei Truku che abita queste terre. Allo sportello della fermata dei bus, gli operatori sono insofferenti agli occidentali e non hanno voglia di provare a spiegare che ci sono biglietti giornalieri o per più giorni per visitare il parco. 



Semplicemente prendono i soldi e staccano quello di andata e ritorno in giornata. Io invece, che lo scopro dopo, ho già prenotato una notte per poter fare più sentieri. Parto con lo stretto necessario e cammino lungo la statale immaginando che le distanze siano brevi, tra un trail e l’altro per poi scoprire che invece è indispensabile avere un mezzo proprio. 



Gli autobus hanno intervalli di più di un’ora uno dall’altro, molti sentieri sono in ristrutturazione e ogni ora la strada viene chiusa, causando così ulteriori ritardi ai convogli. Fino all’ora di pranzo non mi riesce di fare granché, a parte vedere il memoriale dei 225 caduti nella costruzione della Central cross-island highway ( trail chiuso ), fare l’autostop fino all’imbocco del trail Yanzikou (chiuso) e dell’ old trail Zhuilu, per cui serve un permesso richiesto almeno 7 giorni prima. 



Guardo con delusione il lungo ponte sospeso nel vuoto davanti a me, che non percorrerò ne oggi ne domani, quando proverò inutilmente a chiedere il permesso al visitor center. Un’altro autostop mi porterà fino al Trail Lushui-Heliu che però si rivelerà breve e non molto entusiasmante, a parte la vista sul fiume. 


Eternamente in ritardo arriverà un bus che mi porterà fino al villaggio di Tianxiang per il Trail delle cascate Baiyang che finalmente darà un senso alla giornata. Bisogna percorrere circa 1 km sulla statale, finché a metà di un tunnel ci si infila dentro una galleria buia di 400 mt. Si sbuca su un sentiero pianeggiante che costeggia il fiume, e dopo circa 2 km si arriva su ponte sospeso (evviva!!) tra una gola e due cascate che scendono a velo dalla montagna. 


Oltre questo punto mi infilo in un’altra galleria buia e sbuco in faccia ad una grotta dove altri visitatori mi indicano alcuni ponchos lasciati su una roccia. Ne indosso uno per proteggere la macchina fotografica, e mi addentro nella grotta umida e gocciolante su un sentiero strettissimo. 


Qualcuno davanti fa luce con il cellulare, altri camminano a piedi nudi per paura di scivolare. Un fragore assordante si avvicina nel buio, finché si scorge una cascata che riempie la grotta e invade il sentiero. Provo a scattare qlc foto col cellulare. Felice anche di questa scoperta, torno sui miei passi alla fermata del bus, e alzando gli occhi sulla montagna, scorgo una statua bianca tra la vegetazione. 


Sono in abbondante anticipo sull’ultima corsa e quindi attraverso la strada e il rosso ponte Pudu e mi inerpico su una scala ripidissima. Arrivo ansimante alla statua di Guanyin e proseguo per la pagoda e il Tempio di Xiangde, un bellissimo tempio buddista che contiene 3 grandi statue e attualmente è in fase di ampliamento.


 Quando torno alla fermata, l’autista di un’ altra linea, con la bocca impastata di Betel, mi fa salire a bordo del suo bus per correre a raggiungere il precedente, che è fermo su un ponte a causa della strada nuovamente chiusa. Arrivo così ciondolante al mio giaciglio, avendo ben notato che nessun autista ha mai preteso di vedere da vicino il mio biglietto..mi tornerà utile l’indomani, quando lo riutilizzerò per tornare a Hualien dopo aver passeggiato per 4 km sullo Shakadang Trail, dove potrò osservare varie esemplari di fauna autoctona, tra cui la guida che nel silenzio del sentiero spiega alle sue uniche tre clienti cosa hanno di fronte, con microfono e amplificatore, uccidendo la poesia naturalistica del luogo; varie lucertole con coda blu elettrico e un ragno mammut enorme appeso tra i rami di un albero. 


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