domenica 11 novembre 2018

Lan Ha e Ha Long parte 2


Torniamo a bordo per il pranzo, magistralmente preparato dal nostro capitano dal naso porcino, e poi sfumazziamo sul ponte mentre ci asciughiamo al sole e ci raccontiamo l’un l’altro. È bellissimo, Ariel era spaventato che essendo tutte coppie si sarebbe annoiato e che io avrei parlato per la maggior parte del tempo con Andrea, essendo italiani, e poi lui è ebreo e sulla barca ci sono 4 tedeschi, ed invece è stupendo parlare del passato dei nostri paesi, di quello che succede ancora adesso, della stupidità di certe persone e di quanto ci vogliano sempre spaventare, per metterci gli uni contro gli altri, per tenerci barricati in casa.  Invece  tutti ci vogliamo mostrare agli altri per quello che siamo dentro, liberarci delle colpe che ancora ci pesano sulle spalle anche se le generazioni sono diverse e anche il modo di pensare. È bello parlare di questo tutto insieme, tedeschi, ebrei, francesi, vietnamiti, italiani.


Non c’è davvero tempo per il silenzio in questo gruppo e su questa barca! Ci prepariamo per il kayak, uno ad uno ci caliamo nelle canoe, scopriamo in breve tempo che sono tutti degli esperti, ma io e Ariel siamo delle schiappe e invece di andare in linea con gli altri, zigzaghiamo per le infinite acque della baia, cercando di tenere un ritmo di pagaia! Quando si avvicinano le prime grotte inizia il dramma, perché oltre ad essere basse, sono anche buie e strette, quindi il nostro continuo virare non si sposa bene con l’ambiente circostante. Ogni tanto, per la disperazione, mi ancoro ai gusci di vongole morte attaccate al soffitto e alle pareti per raddrizzare il kayak e Ariel si aiuta con la pagaia, però ci facciamo delle grasse risate, soprattutto quando andiamo a sbattere contro gli altri!

 

Dopo un’ora e mezza di sofferenza e risate torniamo alla barca passando per un villaggio galleggiante di pescatori, dove vivono anche 3 cani. Tommy ci mostra le vasche dove allevano i pesci e ce n’è uno in particolare che è enorme e che le famiglie del villaggio tengono come portafortuna e non mangeranno mai, attualmente è 10 kg e ogni villaggio ha il suo, che tiene come un talismano. Mollate le maledette canoe è finalmente il tempo della doccia e del relax prima di cena. Stiamo talmente bene tutti insieme che chiacchieriamo fino a tardi sul deck e ascoltiamo con curiosità e divertimento i racconti strampalati di Ariel in Giappone, tra distributori automatici di mutandine usate, parchi a tema Disney, dove tutti, ma proprio tutti, vanno vestiti da personaggi dei cartoni e vedendolo sprovvisto gli regalano copricapo e altri accessori perché non si senta nudo e altre stranezze nipponiche.

 

È l’ ora di andare a dormire, ci ritiriamo nelle nostre cabine sognando la giornata di domani, che ci vedrà ancora  alle prese col kayak, creando code interminabili in entrata ed uscita dalla grotta più stretta mai vista da occhio umano,  tenendoci tutti stretti uno all’altra per sorreggere Andrea in bilico su due “prue”, perché nessuno ha un braccio abbastanza lungo per farci un selfie, mangiando di gusto gamberi, Calamari, vongole e altre meraviglie del mare. Ma quanto è bello essere in mezzo al mare senza Wi-Fi ma con persone meravigliose accanto!

 

Quando il pomeriggio ci riporta a Cat Ba partono tutti verso Hanoi, ci abbracciamo tra grandi promesse e ringraziamenti e solo io, Ariel, Tim e Jenny rimaniamo sull’isola. Ceniamo insieme, festeggiamo e passiamo le ultime ore della giornata successiva insieme, visitando le gallerie scavate nella roccia, dove i vietnamiti si nascondevano e venivano curati, durante la guerra con gli americani. Il mio bus parte alle 15, tra il sole, qualche lacrima e tanti abbracci. Tim e Jenny vanno ad Hanoi e bAriel rimane ancora un po’ a Cat Ba, cercheremo di rincontrarci lungo la strada per andare in     Cambogia insieme, ma il viaggio deve continuare. Mi mancherà con il suo fantastico umorismo: “I can’t Man, I’m a Jew!


Nessun commento:

Posta un commento